2006: Quando Pigliaru si fece fregare 5 miliardi di euro dei Sardi dallo Stato. E oggi?

“Ringraziando il ladro (lo Stato) che restituisce loro una piccola parte del maltolto, i sudditi si abituano così a vedere nel tiranno una sorta di benefattore”.

Étienne de La Boétie (1530-1563).

Correvano gli anni della Giunta Soru, e l’allora assessore alla programmazione e al bilancio, Francesco Pigliaru, fu tra i registi dell’accordo fra la Regione e lo Stato per la soluzione della vertenza entrate. Dopo oltre un decennio, l’allora governo Prodi riconosceva la responsabilità dello Stato, che per anni aveva sottratto il denaro dei Sardi, derivante dalle entrate stabilite sulla base dello Statuto Autonomo. Che significa? Che a differenza di ciò che affermava la legge, il denaro dei contribuenti Sardi non finiva alla nostra Regione ma direttamente a Roma. Il debito verso Cagliari venne quantificato in circa 10 miliardi di euro, purtroppo sulla base degli accordi del 2006 la Regione accettò di dimezzare l’importo a favore dello Stato, rateizzando la cifra rimasta. Naturalmente in altre Autonomie della Repubblica, come ad esempio a Bolzano, un accordo al ribasso non sarebbe stato possibile. A differenza dell’autonomismo e dell’indipendentismo, l’ideologia politica centralista espressa dalla compagine politica di Pigliaru non prevedeva e non prevede il rispetto del diritto ma l’accettazione del compromesso. Il che costituisce uno dei più classici ritardi politici della Sardegna.

Oggi Francesco Pigliaru si presenta come candidato alla guida della Regione per conto del PD. Che osservazioni fare? L’economista rimane senza ombra di dubbio una della poche personalità spendibili del centrosinistra isolano e con chiare connotazioni liberali. Ha competenza, volontà di studiare le criticità dell’isola ma non ha ancora la facoltà di esprimere un programma capace di fornire soluzioni ad alcuni dei nostri maggiori problemi. Problemi che non potranno essere risolti se non verrà ridiscusso il generale rapporto istituzionale della Sardegna col resto della Repubblica, e ciò il partito di Pigliaru non l’ha minimamente compreso. Ad esempio: Il PD è favorevole allo sviluppo di una scuola Sarda capace di potenziare i livelli di formazione scientifica, manageriale e linguistico-culturale dell’isola? Il PD è favorevole a sviluppare una sovranità fiscale della Sardegna sia nell’ambito della riscossione che dell’imposizione? Il PD è favorevole alla dismissione delle servitù militari?
Nei suoi scritti l’economista è un sostenitore della trasparenza amministrativa e della necessità di ridurre il divario culturale con le Regioni più avanzate, ciò nonostante non ha mai tenuto conto della specificità identitaria delle autonomie come volano per agganciare lo sviluppo. E ciò costituisce uno dei maggiori limiti delle riflessioni dell’economista. In buona sostanza, Pigliaru è perfettamente consapevole delle circostanze storiche attraversate dalla Sardegna, ma poco attento alle cause che determinano il persistere dei problemi.
Sul piano economico, sappiamo che oggi i maggiori investimenti si spostano verso aree del globo dove il costo del lavoro è inferiore, mentre in occidente, salvo il “modello renano”, sopravvive una manifattura specializzata e che guarda al futuro proprio in ragione della sua qualità formativa. Di conseguenza, dal settore primario al terziario, come si pensa di affrontare l’incremento del nostro capitale sociale se gli standard della nostra formazione non tengono conto della specificità dell’isola? Detta in altri termini, abbiamo studenti che sanno dove si trova il Po ma non sanno dove sia il Tirso, né cosa sia un nuraghe. Come possiamo pretendere di migliorare l’economia del territorio laddove la scuola presenta forti tratti di centralizzazione culturale con l’Italia? Ecco perché ci uniamo agli auspici dell’associazione “Sardegna sostenibile e sovrana”. Pur non votando PD e ritenendo la proposta indipendentista maggiormente credibile, riteniamo che il programma su cui Pigliaru dovrà lavorare non potrà più eludere precise tematiche, e che la sua coalizione dovrebbe comprendere un area sovranista di governo con cui sviluppare i contenuti della prossima legislatura. In assenza di questi requisiti è bene che i sovranisti riducano le distanze col restante panorama indipendentista Sardo.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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    6 Commenti

    • Mi meraviglia il fatto che oggi vi siano tante correnti con aerea indipendentiste. Qualche anno fa a un politico di fama, che oggi è dei tanti, di primo piano, convinti dei discorsi decisi sull’indipendentismo Sardo. Gli feci una domanda da persona non esperta ma patriota:”perchè non puntiamo a una linea indipendentista?”;Risposta: “non ce la possiamo fare, mancano le risorse, ci sarebbe un caos nel giro di pochi anni; tu pensa a pensioni, opere pubbliche, trasporti, Sanità. Parlò da persona esperta visto il ruolo che ricopriva in Regione. Oggi leggo quello che scrive e non una parola di quelle prima citate compare, e vi dico che mi convinse ma poi pensai fosse meglio aspettare. Poi lui, d’improvviso, il paladino della causa Sarda,per anni silenzio poi INDIPENDENTISTA. Se ci fosse veramente questo desiderio si userebbero altre strade, si farebbe l’unione dei Sardi, si andrebbe oltre la politica come la si è fatta sino a oggi, la nostra causa non avrebbe destra o sinistra come possibili o opportuni apparentamenti, non ci sarebbero lobi o frecciate. Si inizia col formare un futuro politico dalla base, con la scuola politica, come superare gli ostacoli sulle entrate, sul futuro dei lavoratori, sulla sanità e anziani, dando prima le risposte senza presunzione e toccando la terra coi piedi parlando alla gente e guardandola in faccia, non cercando poltrone a tutti i costi come fa da anni e poi d’improvviso ‘IO SONO INDIPENDENTE’ vi auguro buona fortuna ma non si inizia occupando le sale del Consiglio Regionale e poi come va va,ci vuole un vero progetto politico serio.

    • Si potrà contestare all’indipendentismo attuale una scarsa propensione alla collaborazione fra le sigle dello stesso ambiente, ma non l’assenza di idee e progetti, che influenzano talvolta anche i partiti italiani. Ad esempio il PD ha ereditato dal sardismo e dall’indipendentismo degli anni ’80 il tema della vertenza entrate, che Soru non conosceva. In democrazia essere eletti nel Consiglio Regionale non ha nulla a che vedere con la sua “occupazione”, l’occupazione forse riguarda i partiti italiani cercano di perpetuare la loro presenza anche variando la legge elettorale ogni qualvolta l’indipendentismo cresce nei consensi.

    • [...] ai circa 10 miliardi di euro allora stimati. Eppure chiediamoci: perché la Giunta Soru-Pigliaru rinunciò alla metà dell’importo accettando un compromesso al ribasso che prometteva all’isola la restituzione di soli 5 [...]

    • [...] Prima grana per il governatore in pectore: la Corte dei Conti cita il Professore per danno erariale. Come se non bastassero quei cinque miliardi. [...]

    • [...] che lo Stato non ha ancora restituito, nonostante la classe politica centralista lo abbia persino dimezzato nel corso del tempo a tutto svantaggio dei contribuenti Sardi. Ma attenti a liquidare questi fenomeni solo in termini [...]

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