La classifica: Cappellacci primo nella comunicazione elettorale, ecco gli altri
Qual è il miglior candidato in questa campagna elettorale? Chi è organizzato meglio? Chi sa comunicare di più? Una pagella non sempre coincidente con l’esito dei sondaggi.
Primo posto: Ugo Cappellacci. Eccellente comunicatore: scenografie, tabelloni retroilluminati, musica, sorrisi e giovani in giacca e cravatta. L’investimento finanziario si fa sentire. Tante favole sulla legislatura appena trascorsa e tante promesse per la prossima. E’ il paladino della mitologica zona franca, le inchieste giudiziarie paiono un lontano ricordo. E il Partito Sardo d’Azione? Al rimorchio, ridotto a pura comparsa su tematiche un tempo essenziali per la cultura sardista e a cui forse non credono più neppure i loro candidati. Tuttavia i sondaggi a favore di Cappellacci potrebbero premiare la disastrosa gestione pre-elettorale del partito. Sullo sfondo i Riformatori Sardi che sgomitano per l’abolizione virtuale delle Province.
Secondo posto: Mauro Pili. Il miglior comunicatore della campagna elettorale. E’ diretto, è conciso. Ha dalla sua mesi di battaglie, spesso intempestive, ma gode di consenso. Eccessivamente svalutato nei sondaggi, paga l’assenza di liste forti nella sua coalizione. La verve gli consente di dribblare le accuse di collusione con il vecchio governo Berlusconi. Risente della mancata organizzazione finanziaria del suo vecchio partito, in parte compensata dalla sua esperienza coordinativa. Ha le idee chiare sui programmi, talvolta non condivisibili, ma è fra i pochi che le ha, e di questi tempi non è poco.
Terzo posto: Francesco Pigliaru. Comunicatore modesto. Anonimo ai Sardi ma noto all’ambiente politico ed accademico che lo trascina verso il consenso, e grazie al volume delle liste del centrosinistra. Ha un programma mal raccapezzato e a tratti assente, non ha alcuna posizione chiara sullo sviluppo dell’isola. Ondivago sull’industria, risibile sull’edilizia scolastica come soluzione per la dispersione scolastica (una boutade), retorico sulla cultura sarda, taciturno su servitù militari e Fondazione Banco di Sardegna. Era l’unico nome spendibile sulla piazza, ma non convince, e denota la sua sottomissione ai poteri forti che vorrebbe cambiare. D’altra parte da un economista che aveva confuso gli USA con l’Europa pur di giustificare il centralismo non c’era da aspettarsi di meglio. Non bucano lo schermo neppure i sovranisti, sia per la scarsità di mezzi che per la volatilità delle idee, unico punto fermo pare essere l’agenzia delle entrate, per il resto solo dichiarazioni d’intento. Ai comizi Maninchedda spaccia per vere le teorie di Paul Krugman, novello idolo per neo-keynesiani in pantofole, ma l’Argentina è vicina ad un nuovo collasso. Il suo avvicinamento ad Antonello Cabras è una delle pagine più tristi del riformismo Sardo. Di positivo c’è la potenziale elezione di Franciscu Sedda nella lista nuorese. Segue l’irriconoscibile Gavino Sale, che ha confuso un partito indipendentista per uno italiano: i vecchi elettori non cambiano casacca, molto semplicemente non se la bevono. Infine i RossoMori, privi di qualsiasi ruolo dal momento in cui la Barracciu ha abbandonato la candidatura. Letture consigliate al signor Pigliaru: Leopold Kohr, Ludwig Von Mises, Roberto Bolognesi, Vito Biolchini, Andrea Nonne e ovviamente Sa Natzione.
Quarto posto: Michela Murgia. Comunicatrice discreta ma sotto le aspettative. Pare di essere alle prese con la candidata alternativa del centrosinistra e non con una indipendentista. Non a caso il consenso è tutto personale, scarsamente derivante dalle liste della coalizione, e saccheggiato all’armata Brancaleone di Pigliaru. La parola che verrà ricordata in questa campagna elettorale non sarà “Fondazione Banco di Sardegna”, né “servitù militari”, né “diritti linguistici” o “detassazione”, ma narrazione! L’indipendentismo ne esce contuso, ridotto a mammoletta, si fa fregare il tavolo al casinò dal primo arrivato. La candidata Murgia che a Videolina dice di stimare Pigliaru mentre il PD colleziona 33 potenziali delinquenti per peculato è un pugno allo stomaco dei cittadini onesti (sveglia Michela, mentre fai attestati di stima quelli ti fregano il portafoglio). Le gaffe non mancano: su Micromega si accusano le banche di “neoliberismo capitalista”, peccato che un Paese dove si sostengono le banche con soldi pubblici non sia “neoliberista” ma socialista. Michela incassa persino le colpe di Soru, su La7 Daniela Santanché l’ha accusata della tassa sul lusso! Sottotono quindi le apparizioni pubbliche, compensate tuttavia da una discreta esposizione mediatica derivante dalla sua notorietà. Nel complesso l’indipendentismo non ingrana, tiene i temi in freezer e pare turbato dall’idea di urtare la sensibilità degli avversari. Abbiamo bisogno di una comunicazione feroce e aggressiva, o gli elettori moriranno di sonno prima di arrivare al seggio elettorale.
Quinto posto: Pier Franco Devias. Comunicatore medio-basso, stile poco apprezzabile al grande pubblico ma a sorpresa dotato di un programma articolato. E’ il primo candidato a parlare con convinzione di lingua Sarda, lavoro e servitù militari, anche se alcune ricette non convincono. Risente della debolezza del Fronte Indipendentista Unidu, prevalentemente incentrato su A Manca pro s’Indipendentzia, movimento privo di consenso sociale, e dalla cui rigidità ideologica dipende l’assenza di altre sigle indipendentiste di rilievo all’interno del Fronte. Tuttavia è l’unico in grado di perseguire una comunicazione aggressiva verso gli avversari politici. Un consiglio alla candidata Ines Caria: torni ad investire nel progetto del padre, Sardigna Natzione.
Sesto posto: Gigi Sanna. Per chi non lo conoscesse, uomo di grande valore e fra le personalità più importanti nell’innovazione dello studio del settore archeologico Sardo (e proprio per questo detestato dalle sovrintendenze regionali). E’ sprecato per una lista sulla zona franca, a cui infatti pare non corrispondere alcun contenuto di peso da parte del candidato. Pur presentando una proposta più credibile rispetto ai cugini zonafranchisti della Randaccio (candidata con Ugo Cappellacci), Sanna sconta l’assenza del consenso di quest’ultima. Le capacità comunicative sono basse, così come l’organizzazione, alquanto amatoriale. E’ sostenuto da Sardigna Natzione, con cui condivide alcune tematiche indipendentiste, ma che purtroppo non ha voti da offrire in dote.
In conclusione, lo dico ai sovranisti, agli indipendentisti, ai sardisti e ai zonafranchisti vari: ci sono ancora due settimane. I partiti Sardi possono fare di più e meglio. Levatevi la mosca dal naso.
Adriano Bomboi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos
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