Storia e archeologia: Una sorprendente Sardegna – Di Fiorenzo Caterini

L’altro giorno ho aiutato mio figlio, in prima media, a fare una ricerca sulla Civiltà Nuragica. La professoressa è costretta, diciamo così, perché nei programmi scolastici essa è praticamente assente.
Sono andato a cercare nella grande enciclopedia della Storia d’Italia edita da Repubblica. Ho cercato, nei primi tre corposi volumi di 800 pagine ciascuno, dalla preistoria all’impero Romano, un cenno sulla grandiosa civiltà sarda.
Zero.
Un giorno il grande storico francese Braudel negli anni ’70 capitò in Sardegna. Rimase sorpreso dalla presenza di migliaia di torri preistoriche che ancora caratterizzavano il paesaggio, e scrisse un capitolo del suo bellissimo libro, “Memorie del Mediterraneo”, titolandolo, appunto, “Una sorprendente Sardegna”.
Quello che è sorprendente, a pensarci, è che la storiografia ufficiale europea, nella figura del suo più autorevole rappresentante, trovi sorprendente una cosa così evidente. Ci sono, ancora oggi, migliaia di monumenti nuragici che caratterizzano il paesaggio sardo, segno di una civiltà tanto grandiosa quanto manifesta, eppure questa parte così evidente ed importante della storia europea e occidentale, sembra invisibile.
Perché?
Quale altra civiltà antica di quasi 4000 anni riesce a caratterizzare con i suoi monumenti, ancora oggi, il paesaggio di una intera regione rendendolo una sorta di gigantesco e unico museo all’aria aperta?
Come è stato possibile che la storiografia europea si accorgesse con così grave ritardo di una cosa così evidente? Com’è possibile che i programmi scolastici italiani, figli di una storiografia ufficiale e accademica italiana, trascurino clamorosamente un così importante pezzo di Storia europea? Com’è possibile che opere tanto prestigiose quanto esaustive si dimentichino della Civiltà Nuragica?
Ho ragionato su queste incredibili omissioni, su questa pazzesca cecità.
Dunque.
La storiografia nazionale è forzata dalla necessità di costruire una storia unitaria, nazionale, che funga anche da cemento etnico. Lo spiega molto bene A.D. Smith nel suo “Le origini etniche delle nazioni”. La storiografia europea, e anche quella occidentale, sono la somma delle tante storiografie nazionali.
La storiografia ufficiale italiana, discendete di Vico e Croce, si trovò a dover fornire alla nazionalità italiana una storia tutta incentrata sulla grandiosità della storia italiana, seguendo quel filone che era nello stesso tempo classico e romantico che dall’antica Grecia passava per l’antica Roma, citando appena la civiltà etrusca, per ripercorrere Umanesimo e Rinascimento e infine l’epopea del Risorgimento. Questa strada già tracciata era già piuttosto congrua e si inseriva perfettamente nel contesto storiografico europeo e occidentale. Non c’era bisogno di altro. La Civiltà Nuragica, non sostenuta da un apparato politico e accademico sostanzioso, finisce così nel dimenticatoio.
Ma su quel dimenticatoio, vorrei provare a dire, hanno influito anche due fattori dolosi, a mio parere.
Primo, il timore che una regione cosi diversa, millenaria e radicata culturalmente potesse in qualche modo offrire spunti di antitesi storiografica, che cioè la storia sarda potesse fungere da antistoria europea, fornendo elementi di contrasto al mondo accademico.
Secondo, che la sottomissione economica effettuata storicamente, con logica coloniale, sulle risorse sarde, dai boschi alle miniere, dalle coste al territorio per servitù militari ed esternalità ambientali, potesse essere ostacolata da una visione autonomista che si fondasse su peculiarità storiche e culturali di così notevole spessore e importanza. Non si può sfruttare e consumare un territorio storico e monumentale, meglio sottovalutarlo.
La cosa più triste e deleteria, per la cultura, non è soltanto che i sardi non studino la civiltà nuragica, o Grazia Deledda, o la storia dei giudicati o la cultura etnomusicale sarda.
La cosa ancora più triste e deleteria per la cultura, è che un bambino italiano, o un bambino europeo, non possa conoscere e capire che la civiltà occidentale, che si diffonde con l’Impero Romano, ha i suoi germi non solo nell’antica Grecia e nell’Etruria, o nell’Egeo, tornando indietro, ma anche nel Mediterraneo Occidentale ed in una civiltà molto più antica e diversa, clamorosa, prepotente, inserita e campione del contesto megalitico atlantico e occidentale.
Per sottovalutare la civiltà nuragica, per fini nazionali, viene amputata al mondo la storia di una parte dell’umanità occidentale. Un crimine scientifico.
La storia nuragica dovrebbe, dunque, essere insegnata non solo in Sardegna, ma in Italia e in tutta Europa.
Che la cultura non dovrebbe avere steccati nazionali.

Di Fiorenzo Caterini, saggista.

Pubblicato anche su Sardegnablogger.

Iscarica custu articulu in PDF

U.R.N. Sardinnya ONLINE

Be Sociable, Share!

    1 Commento

    • Grazie per questo bell’articolo, è una vergonga anche che i guardinai della storia nuragica abbiano aspettato per 40 anni in una cantina prima di rivedere la luce…

    Commenta



    Per la pubblicazione i commenti dovranno essere approvati dalla Redazione.