Costituente? Si, ma prima una nuova legge elettorale regionale

Ve l’immaginate un Paese occidentale in cui una associazione di imprenditori organizza un convegno e lo Stato gli manda la Polizia? Beh, esiste realmente: a Verona il presidente dell’API provinciale (l’associazione della piccola e media impresa) ha ricevuto una telefonata da un funzionario della DIGOS per conoscere i nomi dei relatori. Tutti stimati professionisti e docenti. Il tema del convegno veneto? “Imprese e indipendenza”.
Questa è l’Italia in cui alla Sardegna tocca vivere. Uno Stato dove la deriva autoritaria è sempre dietro l’angolo, e dove persino la Costituzione, con il suo articolo 5 sull’indivisibilità dello Stato, proclama come “fondamentale” uno dei principi più illiberali del XXI° secolo. Ma i Sardi  non devono farsi intimidire dal Diritto italiano e proseguire con il proprio spirito democratico. Come ricorderete, nel 2012 al referendum consultivo indetto dalla Regione Autonoma ha trionfato il si alla proposta di realizzare una Costituente deputata a riscrivere lo Statuto Speciale. La consultazione non può essere paragonata ad un referendum sull’indipendenza ma testimonia la volontà dei Sardi di decidere per il proprio destino riscrivendo il patto con lo Stato. E si sa, noi indipendentisti questo patto vogliamo spezzarlo, ma in attesa di discutere se e come dovrebbe essere rivisto, dobbiamo chiederci chi dovrebbe occuparsi della Costituente. Una proposta intelligente – seppur non nuova – è arrivata dal più insospettabile centralista degli ultimi 50 anni, Pietrino Soddu, di scuola DC, oggi sovranista dell’ultim’ora, che a febbraio ha proposto di eleggere la Costituente secondo uno schema proporzionale, per dare voce alle numerose tensioni riformiste che animano il tessuto sociale dell’isola. Idea condivisibile, tanto più in presenza di una Giunta Pigliaru insensibile al tema e salvata unicamente dalla sua componente sovranista. A questo riguardo è apprezzabile che Franciscu Sedda del Partito dei Sardi abbia rilanciato il tema della Costituente, non condivisibile invece Sedda quando ritiene che tale Costituente debba essere strumentale all’azione della Giunta regionale o, peggio ancora, che rappresenti direttamente la “maggioranza” uscita dalle urne. Citando Andrea Pubusa, non possiamo lasciare un tema tanto delicato nelle mani di un governatore dotato di scarsa legittimazione democratica. Come noto, alle ultime elezioni regionali, la legge elettorale confezionata da PD (ed ex PDL) a suo tempo ha lasciato fuori dal Consiglio Regionale più di 100.000 elettori, a cui andrebbe sommato l’alto tasso di astensione dal voto. Non ci vuole molto a comprendere che una Costituente politicizzata dalla Giunta Pigliaru verrebbe svuotata di significato e strumentalmente agitata come occasionale manganello propagandistico più in chiave interna che esterna nei confronti di Roma. Abbiamo di fronte due strade per risolvere il problema: la prima è quella di attendere l’esito dei ricorsi (come quello di Pubusa e di Casa Sardegna/Soberania e sardisti vari) alla legge elettorale corrente (cui un eventuale intervento amministrativo potrebbe modificare la composizione del Consiglio regionale in modo più democratico). Posto che tali ricorsi siano stati accompagnati da valide argomentazioni tecniche. La seconda è quella per cui il Consiglio Regionale dovrebbe attivarsi di sua volontà ed in tempi rapidi per la riscrittura equilibrata della legge elettorale. Comunque sia, è certo che la Costituente dovrà nascere col massimo consenso politico e sociale possibile, pena il fallimento di ogni ipotesi sovranista.
Aggiungo anche un altra proposta tutt’altro che scontata: questa assemblea dovrebbe ricalcare una formula nazionale Sarda, ed includere una componente sardofona. Non è pensabile che in una futura fase di riscrittura dello Statuto alcune forze politiche (e anche sociali) tradizionalmente ostili ai diritti linguistici dei Sardi possano egemonizzare (se non ignorare) il tema. Inoltre, aspetto non meno importante, al fattore sociale non potrà essere eluso quello della competenza. Se il nuovo Statuto non invaderà il Diritto amministrativo italiano ci sarà il rischio di vanificare ogni sforzo riformista, e di replicare il finto federalismo italico. Non a caso U.R.N. Sardinnya ha proposto la realizzazione di una Authority per il controllo della concorrenza, che invece secondo il dettato costituzionale italiano può essere di esclusiva competenza dello Stato (paradossalmente dobbiamo difenderci dagli oligopoli pubblici piuttosto che da quelli privati). Non dovremmo nasconderci che, in tempi in cui Roma tenta di centralizzare ulteriormente il Titolo V° della Costituzione (dopo aver dichiarato inutile un federalismo che in realtà non ha mai varato), lo scopo della Costituente dovrebbe essere anche quello di innalzare l’asticella dell’ambizione per contrastare la deriva centralista di Stato. Infatti, come ha ricordato recentemente T. Segre su The Fielder, in Italia ignorano che il federalismo non consiste unicamente nel fornire competenze agli enti locali, ma consentire loro i poteri che qualificano la responsabilità, fra cui l’indipendenza fiscale. Al contrario, la sussidiarietà a nostro avviso si è sempre dimostrata la foglia di fico dietro la quale le grandi mafie politiche dello stivale hanno sempre consumato ricchezza ostacolando uno sviluppo non assistenziale delle varie comunità territoriali della Repubblica. Lo statalismo di sinistra invece continua a propagandare le ragioni dell’arretratezza socio-economica: dirigismo centrale, fiscalismo e parassitismo burocratico-amministrativo. Ne usciremo? Recentemente Vito Biolchini ha riconosciuto le omissioni che stanno prevedibilmente segnando i primi mesi della Giunta Pigliaru. Le riforme proposte in campagna elettorale sono finite nell’oblio, e l’amministrazione pare in stretta continuità con l’operato della Giunta precedente (persino sul caso Abbanoa). E’ chiaro a tutti che l’isola ha bisogno di responsabilizzare la sua Autonomia e di estenderla, limitando l’inferno fiscale italiano. Cito il buon Biolchini perché anche gli amici progressisti, romanticamente legati ad una etichetta che non ha ragioni di esistere in un simile contesto, sembrano lamentarsi con la Giunta di non essere abbastanza liberale. E purtroppo abbiamo un indipendentismo ancora eccessivamente frammentato per alzare la voce sul tema della grandi riforme. Ecco perché, a maggior ragione, la Costituente dovrà necessariamente includere la forza elettorale di Michela Murgia e Mauro Pili.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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    1 Commento

    • Perfettamente d’accordo. Le grandi battaglie vanno condivise.

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