Sardegna: Due seri motivi per astenersi alle elezioni europee 2014

Oggi più che mai i Sardi sono chiamati ad una scelta etica prima che politica. No, non le elezioni amministrative, in cui le forze sovraniste sono ancora esigue. Il 25 maggio non si voterà solo per eleggere i nuovi europarlamentari ma si sceglierà anche se essere cittadini di serie A o sudditi di serie B. Il Parlamento Italiano ha ripetutamente votato contro l’ipotesi di separare la circoscrizione Sardegna da quella della Sicilia, le Isole rimangono così accorpate rendendo improbabile l’elezione di candidati Sardi in Europa, in quanto la Sicilia ha un peso demografico (e quindi elettorale) superiore alla Sardegna, che abitualmente ci sottrae tutti gli eletti. Ne consegue che secondo lo Stato Italiano non abbiamo il diritto di rappresentanza, cioè l’istituto essenziale della nostra democrazia. Senza rappresentanza non esiste democrazia e men che meno pluralismo. I Sardi sono stati proiettati indietro nel tempo, quando nel Regno d’Italia bisognava sperare nella pietosa ed insignificante rappresentanza di qualche Sardo nel Parlamento Subalpino. Si confondeva la paternalistica concessione con il diritto. Alla stessa stregua oggi si spera nell’improbabile elezione di almeno un candidato. E chi è il candidato più “forte” in campo? Renato Soru del PD, il partito che a larga maggioranza ha votato contro il nostro diritto di rappresentanza, e che esprime un candidato che in qualità di consigliere regionale si è già ampiamente distinto per il suo assenteismo, e non vi sono pertanto valide ragioni per ritenere che a Strasburgo sarebbe maggiormente presente. Dobbiamo inoltre tenere conto che il PD italiano ha impedito allo stesso Soru di essere il capolista della circoscrizione Isole, e che mediamente in passato i voti siciliani conferiti ai candidati Sardi non sono stati più di 25.000, rendendo quindi difficoltosa ogni ipotesi di successo. E sui programmi per l’Europa? Mistero. Del resto Soru, come ha ricordato Giovanna Casagrande, sta collezionando una serie di slogan con banalità disarmanti.

E gli altri candidati? Numerosi e privi di speranza, fra cui Salvatore Cicu per Forza Italia ed Elena Ledda per la Lista Tsipras.
E’ chiaro che se il Popolo Sardo può sperare solo nell’improbabile elezione di un solo candidato non vi sarà neppure il diritto al pluralismo che ogni buona democrazia dovrebbe poter consentire. Poiché a qualsiasi altro orientamento elettorale sarà precluso l’ingresso nell’assemblea elettiva, sia esso di destra, sinistra o indipendentista. Non votare i partiti che hanno negato il diritto di esistenza della minoranza linguistica Sarda in Europa conferma dunque l’astensione come primo serio motivo politico per esprimere il nostro dissenso.
Abbiamo anche un secondo motivo: Questa Europa non ci piace. Ma attenzione, non si tratta di euroscetticismo fine a se stesso, noi siamo per la collaborazione fra i popoli. Ma abbiamo bisogno di una Europa policentrica, e senza un novello Carlo V° d’Asburgo a Bruxelles la cui Corte sia in grado di decidere autonomamente su fisco e burocrazia degli Stati sotto il suo dominio. Qualcuno potrebbe obiettare che alcuni candidati si oppongono comunque al modello centralista di Unione Europea che conosciamo, e che si ispira alle intuizioni di Altiero Spinelli, che fu tra i padri del federalismo europeo. Ebbene, rispetto alla confusione che oggi vanno seminando i sostenitori della Lista Tsipras, giova ricordare che Spinelli nel suo Manifesto di Ventotene promosse una moneta unica ed un esercito unico europeo, in sintonia con la visione internazionalista del socialismo dell’epoca, ossia l’esatto opposto di una Europa dei popoli dotata di struttura policentrica.
Siate accorti anche contro la più ampia vulgata politica italianista, quella che ripete il dogma secondo il quale nell’epoca della globalizzazione fermarsi alla Sardegna sarebbe riduttivo perché dovremmo pensare ad una Europa unita capace di opporsi a colossi come Cina ed India. Ma la Cina ha un reddito pro-capite che si aggira sui 5.000 euro l’anno. In nome della grandezza dobbiamo inseguire un tenore di vita che si pone a cavallo fra il terzo mondo e la via per lo sviluppo? Qualsiasi economista potrà agilmente spiegarvi che l’estensione di un sistema politico (o la capacità della sua economia di permeare il mercato internazionale) non equivale automaticamente al benessere della sua popolazione (che infatti spesso versa in condizioni di miseria, sfruttata, e con un tessuto sociale dall’ampia disparità economica). Spiegate poi alla Svizzera – già inserita senza problemi nel mondo globale – perché dovrebbe aderire a questa Unione Europea, ma siate convincenti. La verità è che i Paesi piccoli, se ben gestiti, non hanno nulla da invidiare a quelli di maggiori dimensioni, perché la qualità si impone sulla quantità.

Asteniamoci. Perché prima di dissentire politicamente in un Parlamento sui massimi sistemi occorre il diritto per farlo, e senza democrazia questo diritto non può essere esercitato. Negare il diritto o confonderlo col qualunquismo significa giustificare la discriminazione. Se qualcuno vi dirà che “bisogna essere tutti uniti”, mandatelo gentilmente a quel paese.

- Online anche su Diritto di Voto, SardegnaBlogger e L’Indipendenza.

Adriano Bomboi.

Iscarica custu articulu in PDF

U.R.N. Sardinnya ONLINE

Be Sociable, Share!

    5 Commenti

    • No infatti, “bisogna essere tutti uniti” nel NON andare a votare!

    • Naturalmente sono d’accordo con te Adriano. Trovo però molto interessante il tuo richiamo a Carlo V d’Asburgo. È stato l’ultimo dei veri imperatori di stampo medievale, ma a mio avviso molto moderno come gestione del suo immenso impero europeo. Neanche a farlo apposta era stato educato alla corte Borgognona, molto vicino a Bruxelles. Spagnolo di madre, francese di educazione, cresciuto nelle Fiandre, nonni austriaci e spagnoli. Nel suo esercito militavano cattolici e protestanti (fu suo il famoso sacco di Roma del 1527), aragonesi, sardi, valtellinesi, svizzeri, austriaci, castigliani, fiamminghi e tedeschi. La sua corte era itinerante e metteva paura a re e papi. Sotto il suo impero si stabilì la famosa legge del ”Cuius regius, eius religius”, che fu una maniera sbrigativa, ma molto efficace di porre fine alle guerre di religione. Poi arrivò il figlio, Filippo II, detto “El prudente” e tanti saluti all’unità europea…

    • Hai colto nel segno :)

    • Ses nande sas matessi cosas chii naro jeo puru…chi no ando a votare…e a chie? e pro ite? Non cumprendo pro ite bi andan a votare..su guvernu italianu timet de dare a sa Sardinna cussu sovranismu in aambtu internatzionale…

    • [...] ritenevano che nella migliore delle ipotesi sarebbe arrivata l’elezione di Renato Soru, che noi davamo infatti come il candidato più forte in campo, per quanto apparisse difficoltoso il suo successo. [...]

    Commenta



    Per la pubblicazione i commenti dovranno essere approvati dalla Redazione.