Il futuro di ProgReS? Ne parliamo col nuovo segretario Gianluca Collu

Di Adriano Bomboi.

Ieri come oggi l’oristanese continua a lanciare valenti indipendentisti. Gianluca Collu sostituisce Paolo Piras alla guida di ProgReS. Alla segreteria Frantziscu Sanna, Gianluca Argiolas, Daniela Salaris e Simone Lisci. Quali saranno le vostre priorità per ridare dignità alla Sardegna?

Le priorità in Sardegna sono molteplici: lavoro, fisco, energia, patto di stabilità, politiche sociali. Tutti temi che riguardano il nostro futuro collettivo e che necessitano di strategie coerenti e non di interventi estemporanei privi di lungimiranza. Abbiamo la necessità urgente di un piano energetico sardo che al posto del continuo sfruttamento del territorio a cui assistiamo da tempo preveda l’implementazione di tecnologie innovative e energie rinnovabili, con benefici per l’ambiente e per le tasche dei sardi. Dobbiamo riprendere in mano l’istruzione, costruire sovranità nuova, perché questo è il cuore fondante di una società: nelle scuole si creano le basi per una nazione moralmente degna, che sia innovativa e produttiva, che cresca e che produca idee nuove per poter dare anima alla nostra terra. Dobbiamo istituire l’Agenzia Sarda delle Entrate, che noi indipendentisti chiediamo da anni: solo così eviteremo di accrescere il nostro credito nei confronti dello Stato italiano e potremo gestire le nostre risorse, avendo ben chiaro che l’obiettivo deve comunque rimanere una completa sovranità fiscale.
Sono solo alcune tra le tante urgenze che anche l’attuale esecutivo di governo del presidente Pigliaru dovrà affrontare nei tavoli istituzionali e con il governo italiano. La differenza tra il successo o l’insuccesso delle strategie messe in campo la potrà fare solo una ferma volontà politica, propositiva ma decisa.
Ad ogni modo dubito fortemente che il presidente e la sua giunta potranno mai cambiare in meglio le condizioni economiche e sociali in cui versa la nostra terra. Loro rappresentano la continuità e la conservazione.
Gandhi diceva “Senza dignità non è possibile servire la propria comunità”.
La nazione sarda ha un disperato bisogno di una classe politica dignitosa, capace di fare le scelte più consone per il bene delle nostre comunità, per difendere il nostro presente e per costruire il nostro futuro. Per questo, ora come sempre, ProgReS pone al centro della sua azione politica la difesa degli interessi della Sardegna e delle sue comunità. Tale posizione nasce da un dato di fatto molto semplice, quasi scontato direi: gli interessi strategici dello Stato italiano non collimano, non lo hanno mai fatto né mai lo faranno, con gli interessi della nazione sarda. Se dobbiamo scegliere, noi non abbiamo alcun dubbio su quale interesse difendere.

Alle recenti elezioni regionali quasi 80.000 Sardi hanno dato fiducia al progetto di “Sardegna Possibile” promosso da ProgReS e Michela Murgia. Ma cosa succederà adesso? Parteciperete alle elezioni di Cagliari? E cosa ne pensate dei ricorsi contro la legge elettorale regionale che ha penalizzato la nostra democrazia?

Senza dubbio il progetto di governo a due anime che abbiamo messo in campo, una politica rappresentata da ProgReS e l’altra civica rappresentata da cittadini e amministratori liberi da appartenenze coi partiti dipendentisti italiani, ci ha assicurato un risultato molto importante, ha dato lustro sia al mio partito che all’indipendentismo tutto. Solo una legge elettorale indegna, antidemocratica e platealmente incostituzionale, non ci ha permesso di avere una nostra rappresentanza nel parlamento sardo. In merito a ciò riteniamo un atto dovuto i sei ricorsi presentati al TAR, tuttavia siamo coscienti che l’efficacia e quindi il buon esito dei ricorsi non dipenderà dalla legittimità degli stessi ma dai tempi burocratici della magistratura italiana.
Chiaramente la volontà è quella di non disperdere tutto questo capitale di fiducia che il popolo sardo ci ha concesso, il fatto di non avere una rappresentanza in Consiglio certamente non ci farà demordere o arretrare di un passo nel nostro agire politico. L’obiettivo è quello di radicare il Partito a livello territoriale con la campagna per il tesseramento (#scegliprogres) e l’apertura di nuovi Centri di Attività, sarà un lavoro propedeutico per affrontare le amministrative che si svolgeranno in tanti comuni sardi a partire dal 2015. Le elezioni di Cagliari, come tutte le altre municipali, sono per noi strategiche perché determineranno la nostra capacità di governo, perché fino a quando non avremo una presenza diffusa all’interno delle amministrazioni comunali sarà difficile ambire a guidare la nazione sarda.
La coalizione SP deve diventare uno spazio politico nazionale aperto e democratico, una coalizione tra organizzazioni, come deciso da una larga maggioranza nel nostro congresso, rivolta a raccogliere la partecipazione delle cittadine e dei cittadini sardi. 80 mila voti sono un patrimonio importante di consenso e noi crediamo che l’indipendentismo di governo assieme alle forze civiche in Sardegna possano andare ben oltre, fino a diventare maggioranza assoluta nel nostro Paese.

Dopo anni di frammentazione indipendentista, Sa Natzione continua a sostenere l’ipotesi di un Partito Nazionale Sardo, o quantomeno una formula che riduca il numero di sigle identitarie che oggi portano avanti programmi praticamente identici. Immaginate future collaborazioni con Unidos, Sardigna Natzione, Partito Sardo d’Azione, Fortza Paris ed i vari sovranisti?

Il cosiddetto problema della frammentazione indipendentista per ProgReS non è mai stato tale, coi nostri interlocutori ci piace confrontarci sulle idee e sui contenuti, per questo riteniamo che le differenze siano una ricchezza. Il dato politico rilevante è che il consenso attorno ai partiti indipendentisti, o che si dichiarano tali, è in continua crescita, forse mai come ora i sardi sentono l’esigenza di autodeterminazione, di partecipare alle scelte che riguardano i beni comuni e il nostro futuro, di ottenere nuovi spazi di sovranità. Dialogare si può e si deve non solo tra i soggetti politici che riconoscono la nazione sarda e il diritto all’autodeterminazione del suo popolo, ma con tutta la società civile. Collaborare è possibile, lo spazio politico SP nasce proprio per questo: per permettere la collaborazione tra anime diverse unite da un obiettivo comune, cambiare la Sardegna e favorire i processi di autodeterminazione, non un soggetto politico autonomo nuovo ma uno spazio politico inclusivo capace di costruire sinergie. Per noi la questione politica dirimente rimane quella di non fare alcun patto, nessuna alleanza strategica, con chi è responsabile del disastro che stiamo vivendo: i partiti italiani, nessuno escluso. Insomma, c’è un vasto spazio su cui costruire dialogo e solide basi di confronto.

In Sardegna l’oppressione del regime fiscale e burocratico italiano si è unita a quella dei privilegi della casta. Alla faccia dei contribuenti, gli alti dirigenti dei partiti italiani riescono ad andare in pensione a 41 anni. Mentre persino i sovranisti nel capitolo delle consulenze hanno ritenuto lecito avvalersi di una legge che confonde la figura del segretario particolare con quella del consulente tecnico. Voi cosa ne pensate?

Ciò a cui assistiamo in questi mesi è l’ennesima dimostrazione di una totale inadeguatezza della classe politica sarda nel suo complesso. Lo scandalo dei vitalizi e delle baby pensioni godute a 40 anni sono solo la punta dell’iceberg di un sistema politico strutturalmente marcio, capace solo di garantire clientele, usare soldi pubblici a fini privati, spartire poltrone con gli amici e perpetuare maldestralmente vergognosi privilegi a loro esclusivo appannaggio. In un momento storico come questo, così drammatico per l’isola, dove i cittadini sardi vivono una condizione di assoluta precarietà dando luogo a un vero e proprio allarme sociale, ci aspetteremmo tutti un agire di ben altro profilo. Invece, inevitabilmente, succede che anche quei pochi politici per bene che ancora ci sono – e si illudono di poter lavorare con onestà all’interno di un tale sistema in metastasi – finiscono per essere considerati dei complici o degli ingenui. Saranno comunque condannati dalla storia.

Attualmente il dibattito sulla questione linguistica si è avvitato attorno al destino della LSC, lo standard (o “lingua di mezzo”) che avrebbe dovuto risolvere il problema di salvaguardare il Sardo dall’estinzione garantendogli un valido futuro politico e sociale. Come sostenuto da Roberto Bolognesi, ritenete sia utile emendare ed integrare il buon lavoro portato avanti da Giuseppe Corongiu e Diegu Corraine nel corso degli anni?

Sono questioni importanti dove il partito si è già espresso in merito (http://progeturepublica.net/comunicati/natzione-cheret-limba-normale-ofitziale/). La lingua sarda è il bene immateriale più importante che abbiamo, è tra le componenti essenziali che danno diritto a un popolo e una nazione di definirsi come tali. Per questo riteniamo che il lavoro portato avanti dal dott. Corongiu e dall’Ufficio Linguistico sia stato molto importante, perché con lo studio di uno standard grafico unificato hanno posto le basi per l’inizio di un uso corretto negli uffici pubblici e, fatto più importante, l’insegnamento della lingua sarda nelle scuole. Noi di ProgReS proponiamo di più e l’abbiamo inserito nel nostro documento di politica linguistica (vedere link: http://progeturepublica.net/politicas-linguisticas-in-progres) che prevede due aspetti principali: 1) la lingua non deve essere meramente materia di studio ma anche lingua veicolare in tutte le comunicazioni istituzionali, all’università e a scuola nell’insegnamento delle altre materie: quindi non solo insegnamento del sardo, ma insegnamento IN sardo; 2) che si ponga in atto una politica per tutte le lingue della Sardegna, che insieme al sardo e all’italiano sono anche il sardo-corso (gallurese, turritano e varianti), il catalano di Alghero e il tabarchino delle isole di San Pietro e Sant’Antioco. L’impegno da parte della RAS per un progetto di questa rilevanza non può venire meno, purtroppo in tal senso i segnali che riceviamo da parte della giunta Pigliaru non sono affatto incoraggianti. Come per altre questioni strategiche per la nostra isola, l’attuale giunta di governo dimostra una colpevole scarsa volontà politica, un atteggiamento questo che noi tutti non possiamo più accettare. Perché i giovani hanno diritto a una formazione completa e plurilingue, la nazione sarda ha il diritto a una lingua sarda parificata e ufficiale.

In vista dell’indipendenza, una delle nostre proposte su Sa Natzione riguarda la rivoluzione del Diritto Amministrativo statale: una riscrittura della nostra Autonomia (e dunque di un passaggio della Costituzione) dovrebbe strappare allo Stato la competenza esclusiva in materia di Antitrust. In tal modo avremmo la sovranità per sanzionare i vari cartelli, spesso pubblici o sostenuti da Roma, che nel settore dell’energia e dei trasporti continuano a creare danni incalcolabili al nostro tessuto economico. ProgReS parteciperà alla Costituente per la riscrittura dello Statuto? E se si, sarebbe disposta a sostenere questa fondamentale proposta di riforma?

Proprio in questi giorni stiamo cominciando ad affrontare all’interno del partito il tema della Costituente e dello Statuto. Stiamo partecipando attivamente ai lavori di cui si è fatta promotrice la Fondazione Sardinia e a breve ci esprimeremo pubblicamente dopo aver prodotto un contributo all’interno dei nostri laboratori di elaborazione. Certo è che il processo che dovrà portare il popolo sardo alla ridefinizione dei rapporti con lo stato italiano dovrà essere basato su quattro principi irrinunciabili: 1) il riconoscimento della nazione sarda, 2) il riconoscimento del plurilinguismo, 3) l’ampliamento delle competenze nelle materie strategiche per il nostro futuro (istruzione, fiscalità, welfare, beni culturali), 4) il riconoscimento del principio di autodeterminazione nazionale. Tali principi andranno affrontati consentendo al popolo sardo di riflettere sul fallimento dell’autonomia e di scegliere modalità partecipative innovative attraverso cui riscrivere la nostra carta dei diritti. Insomma vorremmo che si trattasse non di un processo gestito e chiuso all’interno del palazzo ma una vera e propria fase costituente con i sardi liberi di disegnare le istituzioni che dovranno accompagnarlo verso il referendum per l’indipendenza nazionale.
Per quanto riguarda la proposta sull’antitrust riteniamo che ogni strumento nuovo volto alla tutela degli interessi del nostro popolo sia di fondamentale importanza per affrontare le sfide del breve e medio periodo. Per questo auspichiamo che tale tema venga dibattuto e trattato anche a prescindere dalla fase costituente.

Grazie.

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