La Sardegna e il Governo Italiano – Di Paolo Maninchedda (PdS)
Sessantacinque milioni in meno di esordio
Il governo Renzi (22 febbraio 2014) e la Giunta Pigliaru (20 marzo 2014) sono quasi coetanei.
Il 18 aprile viene varato il decreto sull’Irpef per gli 80 euro: la copertura è assicurata anche con un taglio a Regioni e Comuni che costa alla sola Regione Sardegna 65 milioni di euro. La Giunta Pigliaru è insediata da 20 giorni (e subisce, insieme al taglio dei 65, il taglio imposto dai tribunali di 80 milioni di euro per il lodo Tuvixeddu).
Qatar Foundation: soldi sardi veri e promesse governative
Il 21 maggio (a due mesi esatti dall’insediamento) la Regione Sardegna firma l’intesa col Governo e con la Qatar Foundation per l’ospedale di Olbia. Il Governo è interessato agli ulteriori investimenti del Fondo qatarino, la Sardegna ad avere un ospedale di eccellenza, con 600 posti di lavoro e 1 miliardo di euro di investimenti in dieci anni. Si conviene che la Sardegna entro il 24 giugno avrebbe assunto tutte le determinazioni conseguenti, compresa quella che prevede un incremento di spesa per le casse regionali pari a 52 milioni di euro. Lo ha fatto. Viceversa, le leggi che il Governo si è impegnato a varare ancora non esistono.
Patto di stabilità
Mentre accadeva tutto questo, la Regione metteva in campo la trattativa col Governo su Entrate e Patto di stabilità, che era da subito l’obiettivo prioritario di Pigliaru. Il governo fa melina, poi, pressato da Paci e da Pigliaru, accetta di eliminare il patto dal 2015, sostituendolo col vincolo dell’equilibrio di bilancio. Ottima idea, che la Regione Sardegna sostiene ma, questa volta, senza anelli al naso.
Primo, bisogna ricordarsi che lo Stato è nostro debitore e che questo fatto è certificato da sentenze della Corte Costituzionale e dalla Corte dei Conti. Quindi nella trattativa rientra a pieno titolo il saldo della vertenza Entrate, non dimentichiamolo e infatti la Giunta non se lo sta dimenticando.
È evidente, poi, che nella trattativa sul superamento del Patto di stabilità, il cuore del problema si sposta sulla cassa: se la Regione Sardegna avrà a che fare con uno Stato che le versa a inizio anno le Entrate iscritte a bilancio, potrà fare una razionale politica di spesa imbrigliata dentro la disciplina dell’equilibrio di bilancio; se invece la Regione Sardegna continuerà ad avere a che fare con uno Stato che non le versa le Entrate dovute, si troverà in una situazione peggiore dell’attuale perché andrà in disavanzo e quindi violerà l’equilibrio di bilancio. Cerco di spiegarmi bene. Poniamo che le entrate dovute e iscritte a bilancio siano pari a 100. Poniamo che il governo non trasferisca 100, ma 70. La Regione che cosa farà? Potrebbe spendere comunque 100 e andare in disavanzo di 30, ma violerebbe la norma dell’equilibrio di bilancio; oppure potrebbe disciplinatamente spendere 70 e praticamente si troverebbe nuovamente dentro una logica da Patto di stabilità, cioè spenderebbe non quanto potrebbe in base alle sue entrate, ma quanto lo Stato gli consentirebbe di spendere. In più, questa volta, non potrebbe iscriversi la differenza (30) a residuo attivo, perché con i bilanci armonizzati solo la Ragioneria dello Stato può certificare i residui attivi (questa è un’altra perla della slealtà italica: lo Stato, debitore delle regioni, si è garantito il diritto unilaterale di certificare che cosa riconosca come proprio debito e che cosa no).
Quindi è giusto che su questo accordo si vada con i piedi di piombo, perché o governiamo noi Sardi la nostra cassa (Agenzia delle Entrate) o ragionevolmente verremo fregati da una procedura di questo tipo. Il Governo ci dirà: “Ti do quel che ti serve man mano che ti serve. Se spendi, ti do i tuoi soldi, altrimenti me li trattengo”. Sembra anche un ragionamento virtuoso, ma in realtà è insidiosissimo e lo dimostro raccontando la storia dello scippo di 65 milioni di euro operato con destrezza sul Fondo di Sviluppo e Coesione.
Altri sessantacinque milioni in meno con regole cambiate in corso d’opera
Seguite con attenzione, per cortesia, la cronistoria che segue.
Il 17 dicembre 2013 il CIPE comunicava alle Regioni che per le opere comprese nelle delibera Cipe 62/2011 e 93/2012, tutte finanziate col Fondo di Sviluppo e Coesione, l’ultima data entro la quale occorreva formalizzare la cosiddetta Obbligazione Giuridicamente Vincolante (ossia l’impegno certo delle risorse) era il 30 giugno 2014.
La Giunta Cappellacci era ormai in campagna elettorale; aveva fatto la scelta nei cinque anni precedenti di privilegiare la Sassari-Olbia; consapevole, per le altre opere, di non poter fare in sei mesi ciò che non aveva fatto nei due anni precedenti, non fece nulla.
Il 14 gennaio 2014 il Ministero per la Coesione Territoriale inviava una circolare avente per oggetto “Proroga termine per l’assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti (OGV) riguardante le delibere n. 62/2011, 78/2011, 7/2012, 8/2012, 60/2012 e 87/2012, nella quale chiedeva alle Regioni di indicare le previsioni per l’assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti in relazione agli interventi per i quali era prevista una scadenza al 30 giugno 2014 ai sensi della proroga concessa dal CIPE in data 17 dicembre 2013. In tale circolare, veniva richiesto anche di “confermare la rilevanza strategica” degli interventi finanziati con le citate delibere del CIPE, inviando altresì il piano finanziario e il profilo di spesa per gli interventi per i quali non si prevedeva di poter rispettare la scadenza.
In tale circolare si indicava come data utile per adempiere il 18 marzo 2014.
Solo il 28 febbraio 2014 – 12 giorni dopo le elezioni, ma ancora con Cappellacci in carica – gli uffici della Presidenza hanno inoltrato via mail alle Direzioni Generali competenti la Circolare ministeriale.
Pigliaru si insedia il 12 e la Giunta giura in Consiglio il 20.
La Presidenza interloquisce col Cipe, il quale chiede che si risponda alla richiesta, più volte avanzata alla precedente amministrazione, di indicare le opere per le quali non veniva maturata la OGV entro giugno e dunque di procedere a una rimodulazione delle risorse tra le opere per le quali si riteneva possibile la OGV entro dicembre 2014.
La Regione più volte chiede se si trattasse di una ricognizione in vista di un definanziamento, il Governo confermava che si trattava di rimodulazioni a saldi invariati per le Regioni.
La Giunta assume la delibera 16/1 del 6 maggio 2014 nella quale conferma gli investimenti strategici e rimodula le risorse in funzione delle reali possibilità di impegno (è la famosa delibera letta come definanziamento della Burcei-Maracalagonis anziché come conferma della strategicità di quella strada e dell’inesistenza di attività precedenti per realizzarla davvero).
Insomma, la Regione fa la sua parte e si mette a correre per mandare a gara le opere previste, convinta solo di dover recuperare il tempo perduto, mantenendo invariate le risorse.
Il 27 giugno si riunisce la Conferenza delle Regioni la quale viene informata che nella riunione pre-Cipe è stata proposto un definanziamento delle opere senza OGV al 31 giugno 2014 per 1 miliardo 345 milioni: la regione Sarda concorre a questo definanziamento per 566 milioni. Si prevede di riassegnare alle regioni queste somme per la programmazione 2014-2020, ma decurtate del 15%, come penalità per non averle correttamente impegnate. Le relative OGV dovranno essere assunte entro il 31 dicembre 2015. Se non si rispetterà la scadenza, per i primi sei mesi di ritardo si pagherà una decurtazione dell’1,5%; decorso il semestre si perderanno le risorse.
Quindi il coetaneo Governo Renzi fa pagare le penali della Giunta Cappellacci alla Giunta Pigliaru. Mi chiedo che cosa avrebbe pensato il Governo Renzi se l’Europa avesse fatto con lui la stessa cosa.
Ora, la Giunta Pigliaru si è messa a correre e continuerà a correre perché, per esempio, per appaltare i lavori della 554 entro il 31 dicembre 2015 bisognerà che i comuni dicano di sì definitivamente e senza molte correzioni ai progetti e che le strutture regionali lavorino anche di notte, ma il dato sostanziale è che questa decurtazione costerà alla Regione Sardegna 84 milioni di euro di penalità, stabilita senza alcun riferimento normativo, senza alcun preavviso, senza alcuna concertazione con le Regioni.
Cosa impariamo sulla vertenza Entrate? Che lo Stato è pronto a cambiare di volta in volta le regole del gioco pur di trattenere la nostra ricchezza nelle sue tasche.
Totale
Dall’inizio della legislatura ad oggi il Governo italiano ha sottratto al bilancio regionale 149 milioni di euro e non ha erogato un solo euro delle Entrate dovute dal 2010. Di contro la Regione Sardegna continua a pagarsi, in regime di Patto dichiarato ingiusto dalla Corte Costituzionale perché non adeguato al nuovo regime delle Entrate, il Trasporto Pubblico Locale, la Continuità Territoriale, la Sanità e oltre 1 miliardo di trasferimenti agli enti locali.
Spero che questo post sia letto dai parlamentari sardi.
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Redazione SANATZIONE.EU