Da Berlino a Barcellona: 25 anni dopo, una svolta perfino più storica

Di Carlo Lottieri.

Quello che è successo in Catalogna nel corso del 9 novembre ha dell’incredibile. Nonostante una costituzione liberticida (si leggano gli articoli 2 e 10) e a dispetto di un governo spagnolo irrispettoso dei fondamentali principi dei sistemi democratici, in Catalogna oltre due milioni di persone si sono recate ai seggi e – con grande compostezza – hanno deposto nelle urne le proprie schede elettorali. Esattamente venticinque anni dopo lo sfaldarsi della Ddr di Honecker, ora è la Spagna di Rajoy che viene messa nell’angolo da un processo di liberazione che potrebbe avere conseguenze perfino più significative.

La fine del comunismo è stata un passaggio cruciale: un momento davvero significativo nella storia europea. In fondo, però, tutto restava all’interno di una logica statuale. Lo Stato comunista era una delle forme più estreme di statualità, ma in qualche misura era fratello dello Stato fascista, di quello democratico-giacobino, di quello assolutista, di quello costituzionale, e via dicendo. Una forma specifica di Stato scompariva, ma niente lasciava immaginare che lo Stato in quanto tale fosse messo in discussione.

Ovviamente a Barcellona non sono del tutto consapevoli di quello che sta accadendo. I generosi 40 mila militanti che erano ai seggi autogestiti pensano di aver gestito un passaggio volto a far sorgere in Europa un altro stato: più piccolo e “regionale” rispetto alla Spagna, ma in fondo non molto dissimile. E però le cose potrebbero essere un po’ diverse.

Il principio affermato nelle scorse ore a Barcellona e nel resto della Catalogna dice che ogni popolazione ha il diritto di esprimersi e di farlo anche sui confini dei propri ordinamenti politici. Se la Catalogna – a ragione – rivendica il diritto di definire un proprio futuro indipendente rispetto alla Spagna, domani potrà farlo anche Barcellona di fronte alla Catalogna, e anche un quartiere di quella città dinanzi alla città nel suo insieme. Un’applicazione seria e non formalistica del principio democratico, insomma, sta erodendo la statualità e sta restituendo ai gruppi e ai singoli quella libertà che la costruzione dello Stato moderno aveva loro definitivamente sequestrato.

Quando questa libertà è affermata con tanto radicalismo, le istituzioni che possono gestire i rapporti interpersonali hanno ben poco a che fare con la violenza che è al cuore dello Stato moderno e dei suoi meccanismi coercitivi.

Senza dubbio hanno fatto bene Artur Mas e gli altri indipendentisti catalani a collocare il 9 novembre – nella ricorrenza del crollo del Muro berlinese – questa convocazione autogestita che ha affermato dinanzi al mondo che ora la Catalogna non può più essere spagnola. La spinta che viene da Barcellona è una spinta in direzione della libertà e la fine della divisione in due di Berlino è un momento importante della moderna mitologia libertaria. Non è però da escludere la possibilità che il muro crollato nelle scorse ore in Catalogna possa avere conseguenze perfino più rilevanti.

Non è solo il nazionalismo a entrare in crisi. Non è solo quanto resta del vecchio fascismo novecentesco a essere definitivamente archiviato. È la logica stessa dello Stato sovrano – che si colloca al di sopra della libertà dei singoli e delle comunità – a subire un colpo terribile.

Speriamo che gli europei se ne rendano conto e che dalla Catalogna si sviluppi una vera slavina. Molto dipenderà da noi.

Ndr: Hanno votato si all’indipendenza oltre due milioni di catalani, pari all’80,72% dei partecipanti.

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Redazione SANATZIONE.EU

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