No alla nuova tassa di sbarco per i turisti in Sardegna

4 euro, è l’importo che ogni turista dovrebbe versare nelle tasche della Regione per ogni biglietto aereo e navale venduto per arrivare in Sardegna. La proposta è di Luigi Crisponi dei Riformatori Sardi, cioè un partito che si definisce liberale e che teoricamente dovrebbe essere contrario all’incremento della tassazione a carico dei consumatori. Si tratta di una sciagurata proposta alla quale bisognerà opporsi per quattro fondamentali motivi: il primo è che le disastrose stagioni turistiche degli ultimi anni consigliano a qualsiasi amministrazione di buon senso di ridurre le tasse piuttosto che aumentarle. Il secondo è che l’eventuale introito potenzialmente ottenibile dalla Regione, basato su una stima media di 5 milioni di presenze annue, non è tale da giustificare una valida redistribuzione del gettito fiscale (pari a circa 20 milioni di euro) per migliorare le infrastrutture ricettive. Il terzo è che la notizia di una nuova tassa costerebbe all’immagine del sistema-Sardegna un danno incalcolabile a favore della concorrenza di altre mete turistiche. Il quarto è che gli albergatori, unica categoria favorevole all’introduzione della nuova tassa omogenea per tutti, non risolverebbero la concorrenza interna che ritengono di subire dall’opaco mercato delle seconde case in affitto, dai campeggi e dai bed & breakfast. Più sensato invece avviare una battaglia politica per una riduzione generale del fisco che grava sul settore ricettivo, albergatori inclusi.

Qualcuno potrebbe replicarmi che altrove esistono da tempo forme di tassazione del soggiorno e dello sbarco turistico, ma ogni offerta di servizi al consumatore non può non tenere conto del contesto in cui opera. E nel nostro caso, il fisco e la complessa situazione dei trasporti suggeriscono di evitare confronti impropri con altre realtà.
Bisogna inoltre aggiungere che solo pochi operatori del nostro mercato hanno spontaneamente scelto di applicare nuovi balzelli a carico dei consumatori, obbligarli a subire un aggravio degli oneri per legge costituirebbe l’ennesima coercizione del settore pubblico a danno dell’economia reale.

Naturalmente, se la nostra dozzina di “pluralistici” movimenti e partiti sardi ha una posizione in merito ad un tema che riguarda una fetta importante del nostro mercato, si prenda la briga di informare l’opinione pubblica.

Adriano Bomboi.

- Ndr. La prima parte dell’articolo è stata pubblicata anche dal quotidiano La Nuova Sardegna (11-11-2014).

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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