Trasporti: Deiana e Maninchedda si accorgono che la convenzione Tirrenia lede il mercato
Incredibile! A 12 mesi dall’insediamento della Giunta Pigliaru l’assessore ai lavori pubblici Maninchedda ha dichiarato di aver parlato con l’assessore ai trasporti Deiana sul problema causato dalla convenzione Tirrenia, quella che assegna più di 70 milioni di euro l’anno alla compagnia di navigazione per assicurare i collegamenti fra l’isola e la penisola. Il mare di soldi pubblici riversati su Tirrenia impedirebbe ad altri imprenditori di entrare nel nostro mercato, costituendo un indubbio vantaggio alla posizione di Onorato, l’armatore del gruppo Moby Lines in procinto di sigillare la sua presenza con la piena acquisizione del sedicente vettore “privatizzato” (di fatto para-pubblico).
Da anni non manco di ripetere che la pesante iniezione di liquidità nella compagnia rappresenta il primo limite affinché altri imprenditori cerchino di investire sulle nostre rotte. Impedendo così una sana concorrenza capace di influire nel tariffario complessivo dei trasporti regionali (avventure unicamente tentate dai privati di Go in Sardinia e dal carrozzone pubblico della Giunta Cappellacci chiamato “flotta sarda”).
Chiunque abbia minime competenze di economia, di diritto amministrativo e di legislazione antitrust saprà benissimo che quest’ultima risulta inefficace laddove la regia imprenditoriale vada a spacchettare la proprietà dei vettori diluendola in diverse società. La concentrazione e la posizione dominante degli azionisti appare così “mitigata”, in realtà ponendosi come un invalicabile muro per terzi investimenti privati desiderosi di addentrarsi nel mercato, lasciando spazio a temporanee avventure imprenditoriali quali quelle sopra menzionate. La dinamica, sinora gravemente sottovalutata dai nostri professori prestati alla politica, conferma l’utilità di ragionare su soluzioni strutturali: sia revisionando l’attuale convenzione; sia recuperando lo spirito delle grandi riforme istituzionali che oggi a Roma hanno assunto preoccupanti derive centralistiche. Abbiamo bisogno di una Authority sarda capace di porsi come garante della libera concorrenza, riscrivendo l’attuale Statuto regionale, e riformando il Titolo V° della Costituzione, nella fattispecie l’art. 117, lett. (e). Solo questo, cari assessori, significherebbe “ragionare da Stato”, e non da questuanti antigovernativi dediti a consacrare l’oneroso assistenzialismo pubblico nel settore, e la paternalistica convenzione che liquida qualsiasi concreta apertura della concorrenza. Ma oggi chi le porta avanti riforme simili?
All’opposizione consiliare in Regione, se non fosse composta da figuranti lautamente pagati dai contribuenti, spetterebbe il compito di formulare le seguenti interrogazioni:
A) Trasparenza: come vengono spesi i milionari contributi della convenzione Tirrenia? Inoltre, è vero che l’importo della convenzione vale il doppio dell’effettivo impiego d’esercizio?
B) Non sarebbe il caso di valutare se l’interventismo pubblico contestato abbia determinato, a prescindere dall’ultima istruttoria dell’Authority statale, un incremento dei flussi turistici verso terze Regioni tirreniche? Sarebbero attivabili opportune inchieste politiche e giudiziarie per appurare se siano state poste in essere manovre di crony capitalism lesive degli interessi sardi e della supposta eguaglianza costituzionale?
C) Possibile che solo nel 2015 degli assessorati dialoghino fra loro per avere una visione d’insieme dei problemi?
Appare infine preoccupante il silenzio dei numerosi movimenti indipendentisti sardi attorno a tematiche fondamentali per smantellare una politica assistenziale capace di strutturare costantemente il proprio voto sulla pelle dei nostri deboli ceti produttivi.
Alla Giunta Pigliaru, se non fosse così occupata nella scoperta dell’acqua calda, vorremmo gentilmente chiedere quali iniziative pensa di mettere in campo contro la doccia fredda che i sardi continuano a subire.
Di Adriano Bomboi, anche su Sardegna Soprattutto.
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