Dopo gli attentati di Tunisi: Intervista a Khalid Ait Khardi del Popolo Berbero

Di Roberto Melis.

Incontriamo Khalid Ait Khardi, alla scoperta di una delle culture più affascinanti della storia, quella berbera.
Ma chi sono i berberi oggi? Quali sfide hanno di fronte?

I berberi, o nella loro stessa lingua: “Imazighen”, che in origine significava “uomini liberi”, sono il popolo autoctono del nord Africa, chiamata da loro “Tamazgha”. Anche se la maggior parte dei nordafricani si considerano arabi perché negli ultimi secoli sono stati arabizzati, in realtà sono di etnia e cultura berbera. Oggi gli ultimi berberi che hanno conservato la loro lingua indigena si trovano maggiormente in Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Mauretania, Azawad (nord Mali), Niger, Burkina Faso e Ciad, dove vengono chiamati Kinnin. Molti berberi sono immigrati anche all’estero, buona parte vivono in Francia, poi in Spagna, Italia, Olanda, Belgio, Germania, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Canada e Australia.
Oggi i berberi si ritrovano quasi come stranieri nella loro terra. La situazione dei berberi cambia da un Paese all’altro. In Marocco, dopo tanti anni di lotta, nel 2011 per la prima volta è stata riconosciuta la lingua berbera come lingua ufficiale di Stato, insieme all’arabo. E nel 2001 è stato costruito l’Istituto Reale della Cultura Amazigh, che si occupa della salvaguardia e della promozione della lingua e della cultura amazigh (berbera) in Marocco. Nel 2003 si è iniziato ad insegnare la lingua berbera in alcune scuole marocchine, ma tutto questo, secondo il politico Ahmed Adghirni e altri politici e attivisti marocchini, è ancora poco. La cultura e lingua berbera ha bisogno di più spazi per essere diffusa in tutte le città e nei villaggi del Regno marocchino. I berberi chiedono di poterla parlare in tutti i luoghi pubblici dello Stato, scuole incluse, e di insegnare anche la loro storia. I berberi chiedono di migliorare la loro vita nei villaggi del deserto e delle montagne, dove molte persone soffrono il freddo durante l’inverno e per la mancanza di servizi sociali e medici, ma anche di aver più spazio tra i mass-media di Stato e avere più spazi in TV e radio che siano di lingua berbera.
In Algeria la nostra lingua è idioma nazionale ma non ufficiale. E’ insegnata in molte scuole della Cabilia e nella capitale Algeri. I berberi della Cabilia vogliono l’autonomia della loro regione. Nel 2001, dopo la primavera nera il cantante e politico Ferhat Mehnni ha avuto il coraggio di fondare il Movimento per l’Autonomia della Cabilia.
In Tunisia e Libia i berberi chiedono un riconoscimento costituzionale della lingua e cultura berbera, e sollecitano i loro governi per la creazione di istituti per salvaguardare questo patrimonio e insegnarlo nelle scuole. Oggi in molte zone berberofone della Libia i bambini ricevono istruzione nella nostra lingua.
I berberi dell’Azawad vogliono l’autonomia della loro regione per autogovernarsi e migliorare le condizioni dei cittadini. Hanno bisogno di costruire scuole e ospedali. La lingua ufficiale dell’Azawad è la lingua berbera da loro chiamata tamasheq.

Gli ultimi attacchi del terrorismo organizzato in Libia, e l’ultimo attentato dello scorso 18 marzo a Tunisi, sono un duro colpo alla società e all’economia del nord Africa. Considera compromessa la pace e la sicurezza in questi Paesi?

Noi berberi siamo per la democrazia, odiamo ogni forma di terrorismo. Sin dalla sua nascita negli anni sessanta il movimento berbero non ha mai effettuato nessun attacco terroristico contro le autorità governative dei Paesi nordafricani. Sono fermamente convinto del fatto che i popoli tunisino e libico riusciranno a migliorare la loro situazione interna e a battere il fanatismo islamista. I governi di questi Paesi devono però impegnarsi a garantire la sicurezza dei loro cittadini, comprese le minoranze di cui sono espressione.

Nonostante tutto, la cultura Berbera ha avuto grandissimi ambasciatori: Dal latino Apuleio passando per Tertulliano, sino a Sant’Agostino e tanti altri. Attualmente invece qual è lo stato di salute della vostra letteratura?

Anche oggi la lingua berbera ha grandi studiosi e ambasciatori. Uno dei più famosi è il libico Madghis u Madi (scritto anche Madghis M. Madi), antropologo e fondatore del famoso sito tawalt.com, che si occupa di diffondere la lingua e la cultura berbera in tutto il mondo. Madghis si è impegnato nella raccolta di numerosi documenti storici in Italia e Turchia, e ha scritto moltissimi libri sulla cultura libica. Un altro dei più noti berberi è il cantante, pittore e poeta Mohamed Mallal, eccelso nella raffigurazione dei villaggi berberi del Marocco e di grandi personaggi della cultura berbera per tramandarli di generazione in generazione. Mallal ha inoltre pubblicato due raccolte di poesie in berbero e francese. Mentre Ahmed Adghirni, oltre ad essere un grande politico, ha tradotto la tragedia teatrale di Romeo e Giulietta in berbero. Ahmed Aassid invece ha scritto molti libri sulle fiabe e favole berbere in Marocco, ed ha scritto raccolte di poesie e libri sulla politica e attualità di questo Paese.

Fra le altre cose, lei è il manager del famoso cantautore Amnay e di Mohamed Mallal, di cui ci ha appena parlato. Qual è il vostro rapporto con la cultura globalizzata?

Onestamente, al momento non sono ancora riuscito a portare questi artisti in Italia, anche se nel 2011 Mohamed Mallal ha participato al Festival Berbero di Milano. Amnay ha cantato in Svizzera, Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Mallal è stato spesso in Francia. Queste due voci, per quanto siano molto famose in tutto il Marocco, meriterebbero di essere conosciute meglio anche in Europa. E chiunque sia interessato a questo interscambio culturale potrà contattarci.

Quali sono i luoghi della cultura berbera che ci consiglia di visitare?

Consiglio calorosamente di visitare l’isola di Djerba e tutto il sud tunisino, dove ci sono bellissimi villaggi. Oppure le città marocchine di Agadir, Marrakech, Ouarzazate e le oasi di Zagora, Tinghir e Al-Rashidiyya. Imperdibili anche le oasi di Siwa in Egitto, le città di Zuara e Adrar n Infusen in Libia (Gebel Nefusa). O il grande Sahara, in particolare Tassili n’Ajjer e Tadrart Acacus, dove si trovano le arti rupestri del neolitico realizzate dai nostri antenati.

Grazie.

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