Cagliari Globalist intervista Adriano Bomboi, autore del libro sull’indipendentismo sardo

Veronica Matta per Cagliari Globalist, gruppo Il Sole 24 Ore.

L’indipendentismo sardo. Ma tu ci credi? Se mi dici di si, è finita l’intervista.

Vogliamo chiedere all’oste se il vino è buono? Ci credo per due ragioni: la prima, perché l’indipendenza sarebbe il traguardo finale di un processo di sviluppo economico e sociale dell’isola; la seconda, perché il percorso che dovrebbe condurci a quel traguardo, per quanto vicino o lontano possa essere, aiuterà i sardi a risolvere con maggior profitto alcune delle maggiori vertenze dell’isola. Non scordiamoci che se oggi esistono battaglie come quella per una fiscalità autonoma dallo Stato; contro l’eccesso di basi militari e soprattutto a favore di un modello economico a favore del settore turistico, manifatturiero e contro l’industria pesante (che ha prodotto solo assistenzialismo, inquinamento e disoccupazione), lo dobbiamo alle storiche battaglie dei vari movimenti indipendentisti. E che in parte hanno influenzato l’agenda politica dei partiti italiani che hanno governato la Regione.

Ma tu sei sicuro che i sardi vogliano essere indipendenti?

Assolutamente no, nonostante la crescita dei nostri partiti indipendentisti, se i sardi volessero l’indipendenza ci avrebbero già votati a larga maggioranza. Ciò non toglie che le tematiche proposte dai nostri movimenti abbiano costituito l’avanguardia politica che segnerà il futuro della Sardegna. Così come in passato il sardismo contribuì alla nascita dell’Autonomia speciale del 1948, l’indipendentismo contemporaneo ha il dovere di comprendere i propri sbagli. I sardi credono poco in noi perché dobbiamo ridurre le divisioni, perché dobbiamo promuovere una nuova leadership e soprattutto perché dobbiamo avvicinarci maggiormente ai problemi delle famiglie che non arrivano a fine mese, ai giovani disoccupati e agli imprenditori che non riescono a stare sul mercato. Saranno i sardi stessi a scegliere la proposta politica migliore per i loro interessi non appena avremo fatto sintesi su un nuovo progetto politico, che non equivale a fare un partito unico. Dal Partito Sardo d’Azione passando per Sardegna Possibile, Sardigna Natzione, Sardigna Libera, RossoMori, Unidos o Fortza Paris, abbiamo tutti gli ingredienti per riuscire nell’impresa.

Perché si diventa indipendentisti?

Perché se nel 2015 dei giovani continuano ad emigrare dobbiamo aver il coraggio di dire che i partiti italiani hanno usato l’Autonomia regionale per creare sottosviluppo da cui attingere voti. Un declino inversamente proporzionale ai loro stipendi, che hanno raggiunto cifre ingiustificabili, con numerosi casi di corruzione. E di fronte a degli imprenditori sardi che hanno scelto di togliersi la vita, come indipendentisti abbiamo il dovere di dire alle famiglie rimaste che noi saremo dalla loro parte, che non li lasceremo soli. E che faremo quanto in nostro potere per dare un futuro ai loro figli. Saremo efficienti e determinati.

La Sardegna ha un potere elettorale scarso, paradossalmente fa meno sistema delle altre regioni italiane, se io voglio promuovere lo sviluppo dell’Italia l’ultima cosa cui penso è promuovere lo sviluppo in Sardegna, che è un’isoletta a se stante. Realisticamente a quale sviluppo puntano le forze indipendentiste?

Vogliamo creare lavoro, non favole. E per farlo dobbiamo ridurre tasse e burocrazia, unico modo per attirare investimenti. Questo avverrà grazie alla riforma della nostra Autonomia regionale, ormai insufficiente a fornirci gli strumenti di cui abbiamo bisogno. Sinora i sardi hanno avuto poco peso politico a Roma perché l’Italia, a differenza di Svizzera e persino del Regno Unito, non è uno Stato federale. Negli Stati federali il numero degli abitanti di un territorio non è un problema ma un valore aggiunto: con maggiore sovranità potremmo ridurre realmente le tasse; potremmo aiutare le nostre imprese a reggersi sulle proprie gambe; potremmo valorizzare la lingua, la storia e la cultura sarda, facendone un polo di attrazione internazionale. Ma prima di tutto ciò, chiuderemo enti inutili, limiteremo gli sprechi della pubblica amministrazione, capiremo perché la sanità sarda costi più di quella lombarda, ridurremo gli stipendi politici e toglieremo alla Regione il costoso monopolio della gestione idrica, riaffidando alle comunità locali il servizio, tutelandone l’indotto occupazionale (solo per citare uno dei vari campi in cui interverremo). Ci libereremo così, per fare un esempio, di quella confusionaria e dannosa politica dei professori che oggi in Regione spesa i trasporti pubblici mentre al contempo cerca di introdurre una tassa di sbarco da 10 euro a turista.

Come dissero a Gary Webb, spesso la verità è troppo realistica per essere raccontata, i sardi indipendentisti hanno davvero le idee chiare sui problemi, o sono confusi sulle cause e poco realistici per le soluzioni?

Come in ogni democrazia, anche l’indipendentismo ha varie opinioni sulla diagnosi e sulla terapia per assicurare la salute della nazione sarda. Gary Webb pagò la sua audacia giornalistica contro i poteri forti americani, ma la sua opera divenne di dominio pubblico. L’indipendentismo sardo invece non intende limitarsi a regalare temi ai partiti italiani, che sinora ne hanno fatto un cattivo uso, ma assumersi in prima persona la responsabilità del buon governo. Alcuni punti sopra esposti fanno parte dell’agenda politica di vari partiti sardi, sono fiducioso del fatto che riusciremo a fare sintesi. I sardi prima di tutto.

“L’indipendentismo sardo, le ragioni, la storia, i protagonisti”, un testo importante. Perché i sardi dovrebbero leggere il tuo libro? Perché hai scelto di scriverlo?

Grazie alla Condaghes di Cagliari abbiamo colmato un vuoto della letteratura autonomista dell’isola. Per la prima volta i sardi hanno a disposizione un testo che racchiude tutti i movimenti politici della Sardegna ed i passaggi cruciali della loro storia, da Lussu al presente. Ma soprattutto, abbiamo un volume capace di fare il punto sui problemi, sulle proposte e sulle prospettive di un ambiente politico che ha cuore il futuro della nostra terra.

Attenti però: questo libro non vi dirà che l’indipendenza sarà una passeggiata, ma che richiederà una complessa battaglia politica per la riforma delle nostre istituzioni, per far comprendere ai sardi i limiti dell’attuale sistema politico, e per fugare quella serie di luoghi comuni che vedrebbero negli indipendentisti dei personaggi, magari eccentrici, dediti a propagandare fantasie isolazioniste. Questo lavoro di ricostruzione politica si è avvalso dei più aggiornati strumenti di analisi offerti dall’economia, dalla giurisprudenza e da varie altre discipline, e con gli interventi di vari ospiti che non mancheranno di suscitare importanti riflessioni nei lettori che avranno il piacere di leggerlo.

- Clicca qui per consultare la lista delle librerie sarde che vendono il testo od i siti da cui ordinarlo.

Cagliari Globalist, 19-03-15.

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Redazione SANATZIONE.EU

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