Polemiche: Lo sciacallaggio di un’opinione sui 700 immigrati morti

Di Adriano Bomboi.

Apro Sardegnablogger e scopro di essere stato chiamato in causa, equiparato a Salvini, per aver affermato che l’operazione Triton avrebbe contribuito alle tragiche morti sul mare. Operazione Triton che, nel quadro di Frontex (agenzia UE), segue e sostituisce i protocolli di Mare nostrum attivati dalla Repubblica Italiana nel quadro dell’emergenza immigrazione sulle coste italiane. In particolare nel canale di Sicilia, fra Malta e Libia.
Che dire? In Europa si discute sulle modalità con cui risolvere un problema, in Italia la faciloneria ideologica declina tutto in un problema di razzismo e di cinismo.

Le statistiche confermano che l’operazione Mare nostrum ha contribuito ad espandere il numero di scafisti e di migranti, indipendentemente dalle crisi geopolitiche in atto presso alcuni Paesi del nord Africa. Ciò avviene poiché scafisti e migranti sono consapevoli di trovare i mezzi della Marina Militare italiana entro le 30 miglia nautiche stabilite in base all’ultimo protocollo del programma Triton. Questi sono i fatti, e sui fatti, a differenza dei dilettanti, non si sbraita: si riflette.

Mi preme ricordare che diversi Paesi europei, fra cui Spagna e Inghilterra, nei cui governi non risulta esservi la Lega Nord, hanno rifiutato il programma italiano a suo tempo attivato tramite Mare nostrum, in quanto considerato – non oneroso – ma pericoloso, dove alla prevenzione contro tali viaggi si era sostituita l’idea di utilizzare dei mezzi militari come veri e propri bus con cui traghettare degli sciagurati migranti verso le nostre coste, incrementando il numero di soggetti disposti a lanciarsi per mare pur di salire su un’imbarcazione della Marina. Un pericoloso business, quello dell’accoglienza, che non ha risparmiato neppure alcuni alberghi sardi, spesati dallo Stato.

Attualmente la Tunisia ha ottenuto benefici maggiori nella prevenzione del rischio emigrazione via mare, approntando dei ceck points sulle coste. Una soluzione che ancora non ha riguardato la complessa situazione libica, dove speculatori d’ogni sorta si sono ritrovati a meno di 200 miglia dall’Italia, nelle migliori condizioni politiche possibili.
Il premier maltese non ha esitato a parlare di genocidio, poiché pur di sfruttare i nuovi lauti guadagni, interi gruppi di persone vengono addirittura obbligate, sotto la minaccia delle armi degli scafisti, ad intraprendere pericolosi viaggi della speranza. Mentre Roma si occupa di terminare la filiera.

In Sardegna tutto tace, la Giunta Pigliaru sembra governare un’isola situata in un altro emisfero terrestre piuttosto che sul Mediterraneo, come se la cosa non ci riguardasse. Poco seria quindi la posizione del sociologo sardo Marco Zurru, professionista del piagnisteo, che si è dilettato nel cercare facili consensi via internet, ignorando le cause delle migrazioni, dell’assistenzialismo da cui sono determinate, dai conflitti che le hanno irrobustite e delle operazioni militari, come quella italiana, che ne aumentano il volume e la percentuale di rischio. Tematiche già ampiamente trattate in questo spazio. Fra le ultime, ricordo l’intervista di un nostro militare sardo ad un esponente della minoranza berbera.

L’indipendentismo sardo non ha pulsioni razziste, non sfrutta la morte di alcuno, e soprattutto non ritiene che problemi tanto complessi possano essere risolti con qualche donazione online.

Appare inoltre arduo che un’Italia divisa da un diffuso populismo di destra e sinistra sia in grado di affrontare il problema con efficacia: da una parte abbiamo chi sogna di poter bombardare donne e bambini direttamente in mare; mentre dall’altra abbiamo chi pensa di poter svuotare il continente africano portando a casa nostra tutti coloro i quali abbiano dovuto abbandonare la loro amata terra per problemi difficilmente riassumibili in poche demagogiche righe.

Per chi non fosse informato, negli anni scorsi l’Australia ha varato il piano “Stop the boats”, per il medesimo problema immigrazione subito da parte della Papua Nuova Guinea, separata dall’analoga distanza marittima che intercorre fra Libia e Sicilia. Le polemiche non risparmiarono neppure il governo australiano, ma il programma ha indubbiamente consentito di ridurre al minimo gli sbarchi, evitando tragedie sul mare, spreco di denaro pubblico e speculazioni di moderni schiavisti a caccia di carne umana. Forse l’Alto Rappresentante UE per gli Affari Esteri dovrebbe studiare la soluzione di Canberra.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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