Si torna all’Ottocento: il prefetto di Cagliari promuove la ‘cultura nazionale’
Di Adriano Bomboi.
Il nuovo prefetto di Cagliari, Giuliana Perrotta, ha affermato di aver costituito il “Comitato di valorizzazione della cultura nazionale” (italiana ovviamente, non sarda).
L’iniziativa, che ricorda vagamente l’opera di indottrinamento ideologico propugnata in epoca risorgimentale e poi fascista, si pone in netto contrasto con un’epoca in cui la democrazia dovrebbe avere lo scopo di rappresentare il pluralismo linguistico e nazionale di un territorio, evitando di strumentalizzare drammatici fatti storici, come la Grande Guerra, come veicolo per diffondere insulse ideologie unitariste d’altri tempi, basate su feticci ideologici, ed irrispettose nei riguardi dell’autonomia del popolo sardo.
La costituzione del suddetto comitato assume inoltre i contorni della beffa se consideriamo le modalità con cui lo Stato sfrutta l’isola mediante un eccesso di servitù militari che andrebbero invece ripartite in tutto il territorio della Repubblica.
Ai contribuenti sardi non dispiacerebbe sapere il costo in termini di soldi pubblici di tale comitato, e se sia il caso di evitare tali superflue “funzioni pedagogiche” intraprese dalla funzionaria Perrotta (come se non bastassero quelle scolastiche italiane), in vista dell’abolizione dell’istituzione prefettizia.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE
Il giornalino di Cagliari titola: FESTA DELLE FORZE ARMATE!
Quali forze armate? Ci si chiede. Quelle che stanno bombardando la Sardegna con armi distruttive, con l’aiuto dei militari di mezzo mondo? Ma forse, è davvero giusto chiamare, l’avvenimento in cui son coinvolte, UNA FESTA! Perché rischia di essere l’addio definitivo, alla salute fisica dei Sardi ed alla salute biologica della loro Terra! E si! Alla signora prefetta tutto ciò interessa poco! Anzi un bel nulla! Altrimenti avrebbe avuto la delicatezza, PROPRIO IN QUESTA OCCASIONE DI MORTE INCIPIENTE, di tenere un basso profilo! Ma, la signora risponde agli ordini dei suoi interessi i cui capi non sono in Sardegna, ma nella capitale dell’italietta! Fa ridere di poi, l’accenno all’unità nazionale! E, ci si chiede con ragione, DI QUALE UNITA’ SI TRATTA? Quella che respinge sempre la Sardegna nella più lontana periferia? Oppure quella che sempre la degrada a pattumiera di questo stato? Al quale stato i Sardi non si sentono d’appartenere! Al quale nulla li lega! Né lingua, né storia! Fa ridere ancor più il programmatico, pesante, ancorché vile riferimento alla «grande guerra»! Ah, davvero? Ed allora, ci illumini gentile signora, considerato l’immane contributo di proprio sangue sacrificato dai Sardi in quell’occasione, come recita (a suo ricordo ed ai dimentichi taluni) la motivazione della seconda medaglia d’oro concessa motu proprio alle bandiere dei due reggimenti della Brigata Sassari con decreto 5 giugno 1920: “ […] la gente di Sardegna dette il più largo tributo (più grande, cioè, di qualsiasi altra regione, cara signora, ndr) di eroismo ovunque vi furono sacrifici da compiere e sangue da versare; nei giorni in cui la patria stava per soccombere, riconquistarono con meraviglioso slancio le munitissime posizioni nemiche di Col del Rosso e di Col d’Echerle. Ed ancora: all’imbaldanzito invasore opposero sul Piave l’audacia della loro indomabile volontà di vittoria, fierezza sublime e granitica tenacia”, ebbene, ci illumini or dunque, signora: i bombardamenti di cui sopra, sono il giusto premio per aver salvato la patria un secolo addietro? GRAZIE INFINITE!
mikkelj
“Al quale stato i Sardi non si sentono d’appartenere! Al quale nulla li lega! Né lingua, né storia”
ma perchè ognuno si sente in dovere di parlare per tutti? il signor Zoroddu parli per se e non per tutti i sardi che abitano nell’isola e fuori (solo a genova siamo 17.000 di prima generazione)
Se poi la storia la si legge a modo proprio ognuno è legittimamente libero di pensarla come crede, ma dire che la Sardegna poco c’entri con il resto d’Italia è come dire che il logudoro poco c’entri con il resto della sardegna ecc…