Senza vergogna: la Giunta Pigliaru su ambiente, trasporti e incremento dell’IRPEF

Di Adriano Bomboi.

Passi pure la presenza del governatore Pigliaru a Parigi in occasione del vertice sul clima, dove un manipolo di commedianti si appresta a spacciare un accordo alla stregua di un telecomando con cui modificare il termostato del pianeta. E dove alcuni fra i maggiori climatologi internazionali fingeranno di non sapere che la tecnologia capace di limitare le emissioni di CO2 da attività umane non rimarrà statica. Già oggi infatti, grazie al mercato, veicoli e fabbriche sono meno inquinanti di trent’anni fa, figurarsi nel prossimo mezzo secolo. E quando accadrà, i politici si prenderanno meriti che non hanno mai esercitato. Ciò che non passerà inosservato invece è il silenzio di Pigliaru sulle vere emergenze ambientali della Sardegna, come quelle dovute all’inquinamento causato da un eccesso di poligoni militari, sino alla mancata bonifica di vari siti industriali calati dall’alto a suon di fondi pubblici, problemi causati dalla pianificazione politica e non certo da un libero mercato.
Infatti nessun imprenditore degno di tale qualifica avrebbe mai osato investire il proprio denaro in un territorio che presenta limiti infrastrutturali e fiscali come quelli che gravano sull’isola.

Ovviamente la Giunta Pigliaru è riuscita a distinguersi anche in questi rami, ma in peggio.

La presentazione del cosiddetto “treno veloce”, il nuovo pendolino che connette Cagliari a Sassari, pone diversi dubbi sull’intelligenza della maggioranza che governa la Regione: perché non capire che l’evento si sarebbe trasformato in un boomerang di critiche? Perché presentare un treno che nel 2015 impiega oltre due ore per un tracciato che altrove, ammodernato, impiega un arco di tempo ben inferiore? Non sarebbe stato meglio farlo partire senza inaugurazione? I casi sono due: o la Giunta considera i sardi come dei fessi, e in questo caso ci sarebbe un problema di supponenza e di arroganza; oppure la Giunta stessa è composta da fessi, che vedono nella messa in opera di un treno lento bloccato da anni un traguardo di responsabilità (Mauro Pili a bordo di una Fiat 500 ha impiegato un tempo di percorrenza più basso). Eppure, se consideriamo il costo dell’operazione, ben 78 milioni di euro per un treno che risparmia appena 7 minuti rispetto al vecchio collegamento, i fessi paiono essere solo i sardi, che in qualità di contribuenti hanno stipendiato politici del genere.
E come se non bastasse, per l’evento, il Comune di Sassari (amministrato dal PD) ha speso altri 1.300 euro in pasticcini. Oltre al danno la beffa.

Ma non è tutto, perché in materia di continuità territoriale aerea e marittima la situazione è altrettanto disastrosa. Dopo il caso Ryanair, l’assessore regionale ai trasporti Deiana ha affermato che i voli previsti per le festività del periodo, sulle rotte Alitalia, avranno 3100 posti in più, nel maldestro tentativo di consentire a tanti sardi e pochi turisti di viaggiare secondo le loro esigenze (l’ennesima riprova che solo il mercato e non la politica è in grado di pianificare con efficienza il volume del traffico effettuabile). Tutto questo accadeva mentre in ambito marittimo l’armatore di Moby e Tirrenia annunciava, tra gli applausi, che venderà biglietti a soli 14 euro (peccato che nessuno gli abbia ricordato che le sue casse raccolgono già 72 milioni di euro pubblici all’anno per il servizio).

E siccome al peggio non c’è mai fine, la Giunta Pigliaru ha annunciato che ritoccherà al rialzo l’addizionale regionale IRPEF (a partire da redditi oltre i 15.000 euro) per compensare il buco di una sanità regionale che pro-capite ci costa più di quella lombarda. L’annuncio rappresenta l’esito finale di un processo parassitario e delinquenziale al limite della legalità, perché dopo anni di sperperi in cui i partiti di destra e sinistra hanno lottizzato i distretti regionali delle ASL (pilotando acquisti, appalti, stipendi ed assunzioni), la Giunta Pigliaru ha intrapreso una fasulla politica di tagli senza intervenire sui veri fattori della spesa, scaricandone un peso maggiore sui contribuenti. Anche secondo il commercialista sassarese Mario Pingerna, revisore dei conti ASL, l’idea di aumentare l’IRPEF senza intervenire sulla spesa costituirebbe un errore, in quanto si potrebbero decurtare le indennità dirigenziali e persino ridurre i collegi sindacali delle unità sanitarie, con un grosso risparmio di soldi pubblici. Sfortunatamente l’aristocrazia politica non sente ragioni e prosegue negli sperperi: pensiamo al caso di Lanusei, dove l’organigramma della struttura ha conferito un incarico di addetto stampa per 9.000 euro, e con una terza maggiorazione al 35%.

Condivisibili quindi le parole degli amici di Podimus, i sardi dovrebbero chiedere con forza le dimissioni di un’amministrazione regionale che verrà ricordata più per i debiti che per le soluzioni.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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