Corruzione: La battaglia di Ornella Piredda a teatro in Europa. E in Sardegna?

Di Adriano Bomboi.

Ornella Piredda, l’ex funzionaria del consiglio regionale sardo che ha permesso l’avvio dell’inchiesta sui rimborsi per corruzione e peculato a carico di tutto l’arco politico, da destra a sinistra, e in Italia, è oggetto di uno spettacolo teatrale ispirato alla sua vicenda.

Il progetto, che ha per tema i “whistleblowers”, cioè le “gole profonde” che hanno il coraggio di denunciare scandali e corruzione (basti pensare al celebre caso di Edward Snowden), coinvolge diversi paesi, con Italia, Romania e Inghilterra, ed è stato già portato in scena dal lavoro di Gianina Cărbunariu.

Piredda ha avuto lo spessore di sfondare il muro dell’omertà, esponendosi ad un clima ostile pur di portare avanti una battaglia per la legalità e la trasparenza.
A Sa Natzione ha espresso tutta la stima ricevuta da un pubblico e da un ambiente intellettuale che all’estero ha saputo riconoscere il valore morale del suo impegno civile, malgrado abbia aggiunto che “al contrario, in Italia la proposta di legge in materia di contrasto a questi reati è stata spogliata di significato”.  
D’altronde, se questo Paese appare in una posizione imbarazzante nell’indice di percezione della corruzione internazionale, un motivo ci dovrà pur essere. Secondo Piredda la nota dolente riguarderebbe l’assenza di tutele a favore del soggetto che effettua la denuncia, e che successivamente si troverebbe esposto ad un ambiente oppressivo dove l’esercizio del mobbing avrebbe l’obiettivo di allontanarlo, etichettandolo alla stregua di una “spia”, deriso nella sua dignità come “infame” da marginalizzare.

In Sardegna – terra nella quale Piredda ha iniziato a scardinare il feudalesimo politico degli “onorevoli” che si spartivano paghette a spese dei contribuenti – gli intellettuali, principi della banalità, e i giornalisti, non sembrano considerare “notizia” il fatto che all’estero si sia imbastito uno spettacolo che ha portato in scena la nostra vergogna.
Non c’è da stupirsi. L’isola è il luogo in cui, come ad Olbia, i cittadini che denunciano una buca stradale vengono a loro volta denunciati dagli amministratori stessi. Figuratevi quindi cosa è accaduto e cosa potrebbe accadere di fronte all’arroganza delle concrete concentrazioni di potere.

L’assenza di dibattiti dovrebbe indurci a riflettere sul modello di Sardegna che lasceremo ai nostri figli, perché l’analisi dell’informazione isolana suggerisce che i temi particolarmente scomodi vengono trattati solo in due casi: o quando vi è un interesse editoriale a monte che reputa opportuno parlare di un problema. Oppure quando la notizia inizia a circolare comunque, ed i media, pur di dare una parvenza di democrazia al loro operato, si trovano obbligati a parlarne, giustificando a posteriori il ritardo con l’idiozia della “prudenza”.

Siamo dunque ancora lontani dall’intelligenza civile di altri popoli, dove l’informazione appare maggiormente libera e autonoma rispetto al potere politico-economico. Va riconosciuto tuttavia che nell’isola non mancano importanti esperienze di corretta deontologia professionale, ma l’unico antidoto ad una società munita di scarsa trasparenza è certamente espresso dalle nuove tecnologie. Pensiamo ad internet, nei cui confronti i media tradizionali paiono mostrare segni di disorientamento, trovandosi spesso a rincorrere un’informazione alternativa rappresentata da associazioni, blog, social e siti vari, talvolta inaffidabile, che rendono i primi pur sempre utili ma non più indispensabili.
E’ un nuovo potere capace di incidere nella realtà e la cui dialettica con i media classici necessita di reciproca legittimazione.

Possiamo paragonare il ruolo della vecchia informazione & dei pidocchi politici che la sottendono a quello di pachidermi, magari troppo sicuri di sé stessi, che si inoltrano in territori inesplorati, abitati da piccoli quanto agili e potenti predatori.

Benvenuti nel XXI° secolo.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    1 Commento

    • brava Ornella Piredda

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