Harte lascia Budelli, adesso paradiso dell’incuria e degli imbecilli
Di Adriano Bomboi.
Il testo della missiva di Harte, filantropo neozelandese che voleva acquisire Budelli per finalità scientifiche e ambientalistiche aperte a tutti, è chiaro: troppi pregiudizi. Pregiudizi verso gli investitori privati.
Ciò che è normale in qualsiasi parte del mondo occidentale, e cioè che i privati compartecipino col settore pubblico alla valorizzazione di una perla naturalistica, non lo è in Sardegna. Dove tanti somari, con in testa numerosi demagoghi politici e amministratori, si sono scagliati contro il progetto di valorizzazione presentato da un miliardario già distintosi all’estero per il suo impegno scientifico.
Sfortunatamente, la Sardegna ha avuto la disgrazia di avere dei bulli al comando per i quali il “mecenatismo” è sinonimo di “palazzinaro”. Come se ogni investitore sia dedito a calare cemento ovunque per specularci sopra.
Il muro contro muro nelle trattative osservate sinora non hanno permesso al privato di modificare il proprio progetto, che già di per sé proponeva un’ottimale soluzione di realizzazione di una piccola piattaforma-base in loco per le comuni mansioni di studio e tutela (così come ne esistono in svariate parti del globo). Tutto ciò accadeva mentre i politici chiedevano di utilizzare soldi pubblici per acquistare Budelli in luogo di Harte, nonostante la tutela ambientale (elevata o parziale) non sarebbe stata comunque ridotta.
Gli amministratori sardi hanno inviato un messaggio forte e chiaro: “gli investitori stiano alla larga, solo il settore pubblico può tutelare i beni comuni!”
Almeno fino ai prossimi sacchetti di immondizia che ripopoleranno l’isolotto….
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