Abbanoa? Il problema è politico prima che giudiziario
Conguagli Abbanoa: bene l’azione di associazione dei consumatori e politici, ma la distribuzione dell’acqua non è gratuita. Sbagliato far passare il messaggio che la singola sentenza positiva su un privato contro l’ente idrico farà annullare tutte le bollette. In Italia la regola dello “stare decisis”, tipica del diritto anglosassone, non ha valore assoluto. Vediamo invece quali alternative legali e politiche potrebbero essere intraprese per risolvere il problema.
Di Adriano Bomboi.
Il caso dei conguagli retroattivi inviati da Abbanoa nelle ultime fatturazioni ricevute dai sardi ha provocato legittime proteste ma anche improprie aspettative. Tra queste è passato il messaggio che i tribunali annulleranno le bollette, magari senza distinzione alcuna, rendendo così gratuite vecchie e nuove forniture d’acqua: non è vero.
Le singole sentenze a vantaggio degli utenti riguardano solo il loro caso di specie e non costituiscono un precedente applicabile alla totalità del contesto, salvo pronuncia diversa in caso di esito positivo di una class action (causa collettiva da parte degli utenti).
Abbanoa è un ente (pubblico) di diritto privato. Nell’ordinamento italiano non può fornire risposte generali basate su anomalie relative a singole utenze, Abbanoa può però fornire una risposta generale sull’astrattezza della norma applicata (in questo caso l’esecuzione del conguaglio) qualora da una causa collettiva emerga un pronunciamento contrario alla legittimità del balzello (che però riguarda la normativa statale e non semplicemente quella regionale). In altri termini, in Italia la regola giuridica dello “stare decisis”, tipica del diritto anglosassone, non ha validità assoluta. E sbagliano dunque quei giornalisti che, sulla base di una singola sentenza sfavorevole ad Abbanoa, vedono gli estremi giuridici per un’estensione generale del principio di annullamento della fatturazione.
Per essere più chiari: un conto sono le singole bollette e gli eventuali e diversi errori con cui sono state compilate, altro conto è discutere sulla legittimità generale del conguaglio presente nelle stesse.
Il primo caso riguarda la forma e il merito della fatturazione, il secondo riguarda il principio di applicazione del balzello.
A questo punto vi starete chiedendo se valga la pena protestare o avviare denunce visto il rischio di perdere tempo e denaro dietro un procedimento legale che potrebbe non risolvere il problema.
La risposta più efficace riguarda la sfera politica e non quella giudiziaria: l’assessorato regionale ai lavori pubblici, azionista fattuale di Abbanoa, potrebbe avviare un percorso di rinuncia all’applicazione del conguaglio in opposizione alla linea del legislatore italiano. Purtroppo se consideriamo che il risanamento finanziario dell’ente ha avuto proprio nell’assessorato il suo sponsor principale è facile ritenere che una risposta in tal senso appare alquanto improbabile, perché pure il denaro dei conguagli concorre, assieme al denaro pubblico già immesso nell’ente, alla sua tenuta in vita. Attendiamo eventualmente delle pronunce sul principio di legittimità del conguaglio.
Non sbagliano comunque le associazioni dei consumatori e la politica nel denunciare un ente costantemente salvato dagli sprechi del parassitismo politico tramite soldi pubblici. Sbagliano però a solleticare l’idea che la distribuzione dell’acqua sia gratuita, ed indicando la via giudiziaria anche a tutti quegli amministratori (i cui Comuni peraltro figurano nell’azionariato Abbanoa) come se questa sia l’unica strada possibile per uscire dai problemi.
Esiste una soluzione definitiva? Si, ma è stata bocciata dal populismo dei referendari che qualche anno fa – confondendo la proprietà dell’acqua con la sua distribuzione – hanno scelto di non privatizzare il servizio. Spacchettare l’azienda e metterla sul mercato potrebbe rappresentare l’unica soluzione possibile per separare la politica dalla gestione clientelare dell’ente, concausa dei numerosi disservizi osservati nel corso degli anni.
Un ente privato potrebbe persino razionalizzare i costi di tenuta del servizio (ad esempio tramite lettura centralizzata dei contatori, come avviene per l’energia elettrica, senza il ricorso ai singoli operai che oggi si muovono utenza per utenza nella registrazione dei consumi). Sfortunatamente, anche in questo caso, la politica non ha la minima intenzione di tagliare uno dei suoi principali bacini di consenso elettorale; allo stesso modo in cui la pubblica opinione teme che la privatizzazione del servizio arrecherebbe numerosi danni sociali. Come se l’attuale servizio pubblico non avesse mai tagliato l’acqua a morosi, anziani, disabili e indigenti vari.
Nota: la class action potrebbe essere impedita a monte a causa del suo contrasto legale ad una delibera sui conguagli perfettamente regolare.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE
D’accordo, quasi, su tutto. Penso che la natura pubblica del gestore sia una garanzia per i cittadini.
L’efficienza, a mio parere, va ricercata nella selezione di una direzione aziendale basata sui curriculum e non su favori politici.
Ci sono manager (dal costo elevato) specializzati in risanamento e con capacità di comunicazione, fondamentali in questa fase.
Forse, anche i comuni dovrebbero acqisire un maggior peso rispetto alla regione.
In conclusione, l’acqua è un bene fondamentale