1000 bandiere per Sa Die: il 28 aprile aiutaci a scrivere una pagina di storia

1000 bandiere dei 4 Mori in piazza a Cagliari e a Sassari per “Sa Die de sa Sardigna” 2017, Alessandro Dessì lancia l’iniziativa.

Cosa ci può essere di più bello che manifestare insieme ad almeno altre mille persone l’affetto per la propria terra? E’ un sogno che vi proponiamo è di realizzare tutti insieme il prossimo 28 aprile, in occasione dell’edizione di quest’anno de sa Die de sa Sardigna.

E’ un’idea che abbiamo avuto qualche settimana fa, guardando con ammirazione e invidia le immagini e i filmati della marea umana di catalani che in occasione della loro festa nazionale, la Diada, si erano radunati lungo le ramblas di Barcellona sventolando con orgoglio i colori rosso e giallo del loro stendardo.
Ci siamo subito chiesti se noi fossimo da meno e la risposta che ci siamo dati è che non lo siamo affatto, anzi! E’ per questo che vorremmo condividere l’iniziativa de Sa Die con il maggior numero di persone possibile.

Sarebbe la infatti la prima volta, probabilmente dopo secoli, che almeno mille sardi manifestano tutti insieme, in modo gioioso, semplicemente il proprio orgoglio di appartenenza ad una piccola patria comune.
Lo vogliamo fare attraverso il nostro simbolo più amato, che è anche quello che ci identifica universalmente, anche più della stessa lingua, in qualsiasi parte del mondo ci rechiamo: la bandiera dei quattro mori. Vi invitiamo già adesso a procurarvela, invitando 10 dei vostri amici a fare altrettanto. Ci incontreremo tutti insieme per Sa Die a Cagliari (in un luogo ancora da definire) e a Sassari in piazza Italia per scrivere tutti insieme una piccola pagina di storia.

Tutti gli aggiornamenti dell’iniziativa alla pagina Facebook “1000 banderas pro sa Sardigna”.

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Redazione SANATZIONE.EU

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    2 Commenti

    • Riceviamo & Pubblichiamo:

      Ho avuto comunicazione dal parte del sig. Antonello Gregorini, su cui l’iniziativa de Sa Die 2017 si reggeva dal punto di vista logistico, che non è più intenzionato a portarla avanti. A questo punto l’evento salta automaticamente. Il progetto Sa Die 2017 si fondava infatti su due pilastri: da una parte le mie idee e dall’altra le reti di conoscenze e l’esperienza organizzativa del sig. Gregorini. Era del tutto evidente che qualora fosse venuto meno l’impegno di una delle due parti l’iniziativa non avrebbe avuto seguito. Io infatti alle spalle non ho praticamente nessuno se non me stesso e questa era la prima volta che mi esponevo pubblicamente in un’iniziativa di questa portata, mettendo in gioco il mio nome e la mia reputazione di fronte a migliaia di persone che mi hanno ascoltato e hanno letto i miei interventi su radio e giornali online. Ma io non mollo: di questa esperienza farò tesoro e state pur certi che non farò gli stessi errori una seconda volta. Avremo un anno di tempo per organizzare un raduno finalmente degno di questo nome. Nel frattempo, se vorrete, ci ritroveremo tra amici (pochi ma buoni), il 28 aprile di quest’anno per un’allegra sbandierata in piazza.

      Alessandro Dessì.

    • Solo da pochi giorni, per mia colpa (e per il vero dovetti cercare e consultare il testo del Mannu, ché fino ad ora ne conoscevo la versione datane dal Carta Raspi, che mi risultò non bastante), mi accorsi di questo spazio. Chiedo, a su Mere ‘e Domo, di ricevere questa mia.
      Ciò che mi atterrisce, caro lettore, è il sentire esservi, oggi nel 2017, l’esigenza di prendere gli accadimenti in Casteddu del 28-30 di Aprile del 1794, per celebrare, addirittura festeggiare! Qualcosa che dovrebbe essere non solo dimenticata, ma gettata A SU MUNTONARZU!
      Infatti, il magnificamente riuscito sollevamento dei popolani di Stampace, portò in definitiva, alla conquista del palazzo del vicerè, permettendo però allo stesso, di fuggire e ripararsi nel palazzo arcivescovile! Decidendosi, inopinatamente, di lasciarvelo in santa pace!
      Quando si fa una RIVOLUZIONE SACROSANTA, non si fanno sconti! Soprattutto al vicerè!
      Questo andamento «floscio» dei rivoluzionari, ebbe anche a manifestarsi durante tutta la nottata del 28 e la giornata del 29, ponendo in essere «i più ossequiosi, accorgimenti di delicatezza» nei confronti dei funzionari piemontesi “arrestati”!
      Ma, la lunga serie di cose vergognose, che rese quella rivoluzione UNA PAGLIACCIATA, presero forma il giorno della partenza, dei 514 piemontesi, il 30 di Aprile.
      L’algherese Giuseppe Manno, residente a Torino, segretario personale del re Carlo Felice, membro del Supremo Consiglio di Sardegna, fra il 1825 ed il 1827 scrisse la «Storia Moderna della Sardegna». Egli, è pertanto autore il cui scritto mi sento leggere come certamente veritiero.
      Ecco spunti di riflessione, per quanto si diceva supra, che si evincono (liberamente) dal Manno:
      - «apprestata quindi ogni cosa per l’imbarco, provvedeasi ancora perché a ciascuno dei pubblici officiali fosse corrisposto a saldo il proprio stipendio! Il vicerè solo, ricusava quel pagamento»!
      (ndr, questo gesto grottesco, lontano dalla realtà, di concedere “agli acerrimi nemici che volevansi cacciare” il grazioso regalo in danaro, fu la plateale manifestazione di “cronica sudditanza” da parte dei maggiorenti cagliaritani! Che si arrivasse poi a pagare “anche” il vicerè, più che ridicolo ritengo fosse atto semplicemente “farsesco”!)
      - «giunto l’istante della partenza, alla dignità del vicerè usavasi ogni riguardo, era con tutti i segnali esteriori di rispetto accompagnato infino al luogo dell’imbarco dalle prime voci degli stamenti, dalla nobiltà e da molti notabili del paese; ed era stata cura attenta di questi notabili che alcuna dimostrazione ingiuriosa non venisse a corrompere la serietà di tal atto».
      (ndr, ecco che, il maggior responsabile delle disgraziate angherie subite dai Sardi, anziché esser portato solennemente al patibolo, stesogli il tappeto rosso, viene accompagnato alla partenza con il garbo che merita solo un buon pontefice!)
      - «scendevano dal castello, nel quale aveano avuto stanza i maggiori ministri, le carra sulle quali conducevansi al porto le loro masserizie, con quelle del vicerè. La piazza che dalla porta di Villanova mette nel castello era ingombra di popolani. Fuvvi tra essi chi al vedere quell’abbondanza di carriaggi gridò con maligno animo: «Ecco le ricchezze sarde trasformate in ricchezza straniera: non giungeano qui con tanto peso di bagaglie o con questa dovizia di guernimenti; assottigliati ci veniano e scarsi, quelli che oggi si dipartono con fortuna così voluminosa. Buoni noi, e peggio che buoni, se lasciamo che abbiano il bando con questi stranieri anche le robe ch’eran nostre».
      (ndr, ora, essendo i Piemontesi mezzo migliaio, più il copioso seguito del vicerè, è probabile che i mezzi stracolmi d’ogni ben di Dio, sian venuti a formare una lunghissima fila d’UN CENTINAIO DI CARRI!)
      - «Parole maligne, ma erano parole penetrative perché era da lungo tempo propagata la credenza che la Sardegna fosse l’America dei Piemontesi. E molti di quella grossa gente corsero furibondi ad attraversarsi a quel passaggio delle carra, ed a levarne rumore. Il momento era terribile, e già gli animi si accaloravano, e già minacciavasi ruba e bottino».
      (ndr, il popolo di Casteddu e dintorni, come qualsiasi popolo che avesse vissuto quella vicenda, si stava per annientare l’ultima ruberia dei Piemontesi! Ma ne fu impedito, indovinate da chi?)
      - «Le carra erano ora colà immobili, e le grida “Abbasso le robe” innalzavansi sempre più violente.
      Giungeva la triste nuova ad alcuni notabili del paese, che affrettavansi a precipizio ad acchetare quei farnetici. I maggiorenti erano: il marchese di Neonelli, l’avv. Bernardo Pintor, ai quali si unì il capopopolo Vincenzo Sulis».
      (ndr, ne fu impedito dai soliti notabili di Casteddu! Accidenti! Lo sai, caro lettore, a chi li sto assomigliando per il loro paradossale comportamento che rifugge ogni logica? Proprio ai governatori, assessori e consiglieri regionali, dei nostri giorni! Sempre pronti a difendere l’italietta, sempre attenti a non recarle offesa, sempre a ricevere in magna pompa, senza pretendere il giusto, ogni pallone che arriva, anche a costo di far morire i Sardi, di malattie da uranio impoverito, di mancanza del lavoro, causa loro incancrenita incapacità a creare i presupposti concreti di meravigliosa vita futura! Tutto ciò trascurano, gli attuali maggiorenti, pur di far giungere le carra fino in continente! Dimenticavo: il capopopolo assomiglio all’omino dell’opposizione che, fatto entrare in giunta, dimentica felicemente le disgraziate condizioni di quello che fu il suo Popolo!)
      mikkelj

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