Ci lascia Efisio Serrenti
Muore Efisio Serrenti, liberale che separò il sardismo dall’abbraccio del Partito Comunista Italiano. Promotore delle leggi sulla lingua, la cultura e la bandiera sarda, contribuì anche alla fondazione di Fortza Paris. Il ricordo di Mario Carboni.
All’età di 72 anni e dopo una lunga malattia ci lascia il sardista Efisio Serrenti.
Mio amico personale dai tempi della comune militanza sindacale negli anni ’70/80, apostolo del sardismo, quando tutto sembrava perduto, fu un interprete costruttivo del vento sardista assieme ad una intera generazione di giovani.
Il suo impegnò nelle elezioni ebbe sempre un grande consenso popolare, eletto nel Consiglio comunale di Teulada, nella Provincia di Cagliari e nel Consiglio Regionale per la prima volta nel 1989 (con 8.162 voti di preferenza). Fu eletto di nuovo nella successiva legislatura divenendo Presidente del Consiglio regionale.
Va ricordato soprattutto per i risultati che, pur in minoranza numerica sardista, riuscì a ottenere, sopratutto nel campo culturale, al quale si era particolarmente dedicato assieme ai suoi colleghi, sia come Assessore alla cultura prima nella Provincia di Cagliari e poi nella Giunta regionale.
Basti ricordare la legge 26 sulla lingua e cultura sarda, la legge sulla bandiera sarda, la solenne mozione sulla sovranità e sa die de sa Sardigna.
Fu certamente il migliore assessore alla cultura dell’intera stagione autonomista, ancora ricordato con rimpianto da tutti gli operatori culturali sardi e di qualsiasi tendenza politica appartengano.
Uomo del fare, d’azione, agiva però con sicuri punti fermi ideologici, culturali e programmatici sardisti, con i quali sempre si è orientato anche in fasi di cambiamenti importanti nei suoi rapporti con i partiti italiani, in particolare nel promuovere la politica delle mani libere che segnò, a partire dal Congresso di Alghero, la liberazione del PSd’Az dall’ipoteca pregiudiziale nei riguardi del Partito comunista e delle sue successive trasformazioni.
Caro amico di tante battaglie, ti ho incontrato pochi mesi or sono, quando venni a trovarti, già malato ma sempre arguto nelle tue osservazioni sulla crisi del sardismo, ma anche con lo sguardo rivolto al futuro.
Voglio ricordarti in mezzo alla folla, le oltre 50.000 persone che si radunarono nel Castello di Cagliari per sa Die de sa Sardigna che da festa ideologica riuscisti a trasformare in grande Festa del Popolo sardo e che purtroppo oggi sempre per mano dei soliti nemici della Natzione sarda è stata ridotta ad una insignificante sagra delle ovvietà e strumentalizzata al ricordo di tutto tranne che dello spirito di rivolta, d’azione, di consapevolezza della necessità di scrollarsi di dosso i padroni stranieri e i loro manutengoli, come fece allora il popolo sardo ad iniziare dai cagliaritani, imbarcando i piemontesi nel porto.
Riformista, sardista, laico e non violento, liberista e sempre attento alle necessità del popolo e dei meno favoriti, hai impersonato bene l’indipendentismo sardo che già nel 1981 al Congresso di Porto Torres contribuisti a far diventare la linea politica del Partito sardo d’azione.
Fu anche tra i fondatori di Fortza Paris.
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