Il professionista e la burocrazia italiana
La testimonianza di Antonello Gregorini, geometra cagliaritano, alle prese con la burocrazia italiana nella gestione di un bando del valore di soli 2000 euro.
Giorni fa ho ricevuto un invito per partecipare a una gara, indetta da un ente regionale, del valore a base d’asta di 2000 euro.
La gara è scritta su diversi fogli in pdf e immagino abbia comportato il lavoro di almeno un uomo/giorno.
Io, teoricamente, dovrei andare in macchina ad effettuare il sopralluogo per verificare difficoltà e costi. Impiegherò qualche ora, più qualche ora d’ufficio per preparare l’offerta. Spenderò dei soldi.
Sull’offerta, pena la nullità, dovrò applicare il bollo, da 16 euro.
Dovrò infine portare la busta, doppiamente sigillata, alle poste e spedire la raccomandata, che costa soldi.
Nell’ipotesi di vittoria dovrò andare negli uffici del committente, prendere contatto e acquisire i dati di base.
Finito il lavoro, dovrò consegnare, aspettare il collaudo e il pagamento.
La fatturazione per la Pubblica Amministrazione dovrà essere digitale.
Sto ancora aspettando il pagamento (da un anno) di 162 euro da parte di un Comune con il quale non riesco a prendere contatto, e quando riesco si rimpallano la pratica in tre.
La cosa più sensata sarebbe mandare tutti a quel paese, anche il suddetto Comune, tuttavia “ho da campare” anche io, per cui dovrò sottopormi alla gogna.
L’emittente del bando invece ha fatto una richiesta per nuove assunzioni perché la pianta organica è sotto dimensionata… Ed ha un bilancio in passivo che viene periodicamente ripianato con i soldi che comprendono anche le mie tasse.
È come giocare con un banco che anziché tenere il diritto di un cheap minimo, tiene un cheap del 50%.
È vero che il 50% serve per fornire i servizi al cittadino, tuttavia è anche vero che se i servizi sono offerti come quelli qui presi d’esempio, è meglio non averne.
Ipotizziamo allora un ribasso del 20 per cento.
Milleduecento euro, se tutto fila liscio, per cui dovrei andare due volte in cantiere, redigere i disegni ed elaborare pratiche.
Quindi, alla fine, quando pagherò le tasse e avrò detratto i costi, vivi e generali di studio, bollette, assicurazioni professionali e per le apparecchiature, iscrizioni ai vari albi, nonché cassa di previdenza, avrò lavorato per un compenso analogo a quello di una collaboratrice domestica.
Infatti le pulizie in studio, da due anni, me le faccio io…
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