Latte: Parla Pinna. Nel frattempo Antitrust e politica vanno avanti

Latte – Parla Pinna, industriale caseario:

«Noi lavoriamo solo il 12% del latte destinato a romano, un altro 60% dalle cooperative, perché neppure loro pagano 1 euro al litro?
Di cosa stiamo parlando?
E da noi non entra neppure un litro di latte rumeno, azioni legali contro chi diffonde falsità e sui social.
Il nostro investimento in Romania non ha niente a che vedere con la filiera sarda».

Nei fatti i pastori rimangono la parte debole della filiera e l’Antitrust attiva un’istruttoria sul problema. Mario Seminerio è stato il primo ad auspicare l’intervento dell’authority, che cosa comporta sul piano giuridico e cosa risolverà la politica con la solita immissione di denaro pubblico in campagna elettorale?

Di Adriano Bomboi.

Parla Paolo Pinna, industriale caseario thiesino, finito al centro delle proteste della “guerra del latte”:

«Noi lavoriamo solo il 12% del latte destinato a romano, un altro 60% circa dalle cooperative, perché neppure loro pagano 1 euro al litro?
Di cosa stiamo parlando?
E da noi non entra neppure un litro di latte rumeno, attiveremo azioni legali contro chi diffonde falsità e sui social. Girano foto e video di cui non sappiamo nulla.
Il nostro investimento in Romania non ha niente a che vedere con la filiera sarda.
Noi esistiamo grazie ai pastori e loro esistono grazie a noi. Ma siamo molto preoccupati e stiamo subendo un incalcolabile danno di immagine. Soprattutto, abbiamo dovuto mandare a casa 230 operai a causa dei blocchi; non riusciamo a rispettare i contratti già siglati.
La sovrapproduzione? Uno sbaglio di tutti».

È il succo dell’intervista tenuta a Sardegna Live, la nota azienda thiesina non intende fare la parte del capro espiatorio di una situazione che ha chiare (e anche opache) responsabilità diffuse in tutta la filiera.
Per quale ragione?
Perché l’intero Consorzio del Pecorino Romano ha avvallato la sovrapproduzione del prodotto, con il benestare di tutti gli affiliati, cooperative di pastori inclusi, pastori che si videro pagare bene il prezzo del latte (oggi crollato sino a 60 cents). E nessuno ebbe di che lamentarsi.
Ma com’era prevedibile, l’eccesso di offerta ha finito per gravare sulla parte più debole della filiera, e questo ha spinto l’AGCM, l’autorità Antitrust, ad avviare un’istruttoria sul Consorzio e sui 32 affiliati. L’esperto di economia Mario Seminerio è stato il primo ad auspicare un intervento dell’authority per accendere un faro su eventuali comportamenti illeciti tra i protagonisti di questa vicenda.
Di cosa si tratta precisamente?
L’AGCM interviene sulla base del decreto legge n. 1/2012. In particolare, l’art. 62 consente alle autorità di verificare l’esistenza o meno di un cartello che avrebbe abusato della condizione di subalternità dei pastori, determinata, nel caso di specie, da due fattori: 1) la deperibilità del prodotto; 2) la sottocapitalizzazione dei conferitori. In altri termini, l’istruttoria cercherà di capire se i dirigenti di cooperative e industria di trasformazione abbiano sfruttato la condizione di pastori che trattano una merce che si guasta rapidamente, e che non dispongono di sufficiente solidità finanziaria (a causa della piccola dimensione di queste imprese) per reggere ai problemi. Questi due fattori infatti spingono i pastori a conferire, praticamente a senso unico, una materia prima che altrimenti non ha altri validi sbocchi di mercato. Quantomeno non nel contesto dell’industria di trasformazione attuale. L’art. 62 prevede infine l’irrogazione di sanzioni, in rapporto al fatturato delle aziende eventualmente ritenute responsabili di questa situazione.

Com’è facile immaginare, tra 4 mesi, lontani dalle elezioni regionali, determinate cooperative potrebbero essere indotte a rivalersi nei confronti dei propri associati: i pastori stessi.

Ed è a questo punto che sorgono ulteriori domande, che per molti conoscitori di questo ambiente sono puramente retoriche: 1) i pastori sono realmente rappresentati da alcune cooperative o esistono anche pesanti influenze politico-clientelari che, contro ogni logica di mercato, influenzano le scelte aziendali? 2) queste scelte aziendali hanno l’obiettivo di ridurre e diversificare un prodotto altrimenti eccedente sul mercato o mirano a risolvere i problemi tramite il consueto intervento pubblico?

Qualsiasi risposta si intenda offrire a queste due domande, sappiamo per certo che la politica ha messo sul piatto circa 50 milioni di euro dei contribuenti (tra fondi statali e regionali), al fine di tenere in vita questa piccola Alitalia del latte, incurante del mondo reale. Quello di tanti consumatori che di pecorino romano dop, buono o cattivo che sia, non vogliono ancora sentirne parlare.

E i pastori? Probabilmente dovrebbero chiedersi se ottenere qualche centesimo in più al litro per qualche periodo sia la soluzione reale ai loro problemi, o se la loro protesta sia solo servita ai trasformatori per liberarsi di eccedenze di formaggio che non vuole nessuno.

Tutto ciò accade mentre la Repubblica Bolivariana d’Italia permette a dei camion – che nulla hanno a che vedere con la legittima protesta degli allevatori – di essere saccheggiati nelle nostre strade, senza un’adeguata azione di contrastro delle forze di pubblica sicurezza. Si tratta dell’aspetto più grave di tutta questa vicenda, perché dimostra che in periodo di campagna elettorale anche il Diritto può essere sospeso.

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Per chi volesse approfondire questi e altri temi, si consiglia il libro Problemi economico-finanziari della Sardegna (A. Bomboi, Condaghes, Cagliari 2019).

U.R.N. Sardinnya ONLINE

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