TAR conferma: ‘Moby boicottava Lucianu Trasporti’. E Sardiniapost?

TAR conferma: “Moby boicottava Lucianu Trasporti”. La colpa? Aver scelto i concorrenti Grimaldi.

Sardiniapost, giornale di proprietà dell’armatore Onorato e che ha ricevuto soldi pubblici, occulta la notizia.

Vediamo la sentenza del TAR e la vergognosa disinformazione del giornale online, che ha scritto tutt’altro. E di cui sia l’Ordine dei giornalisti che la Regione, erogatrice dei fondi alla stampa online, dovrebbero occuparsi.

Di Adriano Bomboi.

La sentenza del TAR riduce ma conferma la sanzione dell’Antitrust a carico delle compagnie di Vincenzo Onorato: Moby e Tirrenia. Negli anni scorsi avrebbero boicottato Trans Isole s.r.l. e Nuova logistica Lucianu s.r.l. in quanto i loro camion avevano scelto di viaggiare pure coi concorrenti di Grimaldi Lines.

Leggiamo direttamente il passaggio cruciale della sentenza e commentiamo i fatti:

«Il provvedimento va pure condiviso laddove ravvisa la portata anticoncorrenziale dei mancati imbarchi e degli improvvisi recessi da contratti che precedentemente vincolavano Moby alle imprese di logistica.
La delibera ha infatti motivatamente evidenziato che la particolare collocazione temporale di tali comportamenti, a ridosso dell’entrata di Grimaldi nel mercato sardo e nell’immediatezza del passaggio a tale operatore di alcune imprese di logistica, escludeva più che ragionevolmente l’attendibilità delle spiegazioni alternative fornite sul punto dalle parti».

Cosa significa? Che l’Antirust ha opportunamente constatato che Moby non fece salire dei camion di Lucianu Trasporti, come ritorsione al fatto che la compagnia di autotrasporti scelse di viaggiare anche con Grimaldi Lines, grazie a prezzi concorrenziali.

La condotta di Moby/CIN appare grave anche in ragione del servizio di continuità territoriale lautamente spesato dai contribuenti, con oltre 72 milioni di euro annui.

A tale riguardo, ecco gli effetti sul mercato derivanti dalla Convenzione Stato/Tirrenia:

«La valutazione dell’Autorità va pure condivisa laddove individua nell’esistenza della Convenzione per l’assolvimento degli obblighi di servizio pubblico, stipulata tra “Cin” e lo Stato italiano per garantire la continuità territoriale tra l’isola e la penisola, una barriera all’ingresso di nuovi operatori.
L’effetto preclusivo infatti è stato motivatamente collegato dall’Autorità, oltre che alla minor incertezza della posizione del mercato delle ricorrenti, dipendente dall’esistenza di una remunerazione certa, al fatto che, in virtù dell’esistenza della “Convenzione Cin”, veniva “percepita dalle imprese di logistica come un operatore che non può interrompere il servizio ad nutum”, ciò che determinava un’ulteriore ragione di preferenza da parte delle imprese di logistica e una corrispondente forma di rigidità della domanda».

Ciò premesso, il TAR ha dunque riconosciuto il “boicottaggio diretto” della Moby alle compagnie di autotrasporti, ma non il “boicottaggio indiretto”, in quanto l’Antitrust non avrebbe avviato alcuna indagine per valutare la politica di sconti attuata da Moby/CIN al fine di fidelizzare i proprio clienti rispetto alla concorrenza di Grimaldi. Una delle principali circostanze attenuanti che hanno indebolito il lavoro dell’AGCM.

La prevista sanzione di 29 milioni di euro dovrà così essere ridotta e ricalcolata, anche tenendo conto della durata dell’infrazione riconosciuta.

Una nota a margine su questa grave vicenda riguarda una parte dell’informazione sarda, e nella fattispecie la posizione di Sardiniapost, testata giornalistica online di proprietà dell’armatore Onorato, la quale ha deformato totalmente la realtà, parlando di annullamento della sentenza Antitrust. Una notizia con cui il lettore è portato a credere che l’Antitrust abbia sbagliato tutto, che Moby si sia comportata bene, e che non ci sarà alcuna sanzione a carico delle compagnie di Vincenzo Onorato.

Ecco infatti il titolo di Sardiniapost dello scorso 4 giugno: «Tar annulla la maxi multa a Moby e Cin. L’armatore Onorato: “Giustizia è fatta”». Invito alla lettura dell’articolo.

L’episodio è di una gravità inaudita per alcuni semplici motivi: se da un lato infatti la proprietà e la linea editoriale del giornale hanno tutto il diritto di selezionare le notizie che ritengono opportune; dall’altro, non hanno sicuramente il diritto di insultare l’intelligenza dei lettori e dei contribuenti, che offrono loro soldi pubblici per non essere affatto informati sulla situazione relativa alla propria continuità territoriale. Con le ovvie ricadute economiche sul territorio.

Anche perché i fondi ricevuti da Sardiniapost, stando alla documentazione consultabile della Regione Sardegna, non sono esattamente pochi: vedere PDF.

Se l’Ordine dei giornalisti avesse ancora un senso, o la politica regionale volesse trovarne uno nel taglio dei fondi pubblici ad un’informazione capace di scadere verso standard sudamericani, sarebbe il momento di farsi avanti.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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