Paté de Fois
Lo scrittore nuorese Marcello Fois accompagna il calo di qualità della carta stampata e pubblica un articolo in cui non ne azzecca una.
Dapprima confonde il liberale Puigdemont con il leghista Bossi, poi riesce a far di peggio: supporta l’idea, culturalmente dannosa, che la Lombardia debba sussidiare mezza Italia per un tempo indefinito, senza che nessuna delle parti in causa possa mutare in meglio la propria condizione.
A supporto di questa convinzione infatti invoca il rispetto della Costituzione, interpretata come feticcio ideologico a difesa di una visione ottocentesca della “nazione italiana”.
E non è tutto.
Di Adriano Bomboi.
L’opinione di Marcello Fois su Puigdemont apparsa ne “La Nuova Sardegna” rappresenta un sintomo del calo di qualità della nostra carta stampata.
Lo scrittore nuorese infatti ha paragonato il leader catalano liberale (eletto da milioni di catalani, sinistra inclusa) al leghista Umberto Bossi.
È mai possibile che una redazione con 130 anni di storia possa ospitare interventi di così bassa fattura senza un’adeguata verifica?
Tutti amiamo Fois come scrittore, ma dare carta bianca a chi non possiede una cultura politica negli argomenti trattati appare un oltraggio all’intelligenza dei lettori, soprattutto a quelli che che pagano per acquistare l’edizione cartacea, in tempi in cui l’informazione online ci suggerirebbe di farne a meno.
Il titolo insulta il voto di milioni di catalani, mentre i contenuti veicolano messaggi culturalmente dannosi: ad esempio l’idea che i lombardi debbano sussidiare mezza Italia vita natural durante, senza che nessuna delle parti in causa possa mutare in meglio la propria condizione.
E tutto in nome di una visione ingenua del costituzionalismo italiano, interpretato come immutabile feticcio destinato a presidiare una visione ottocentesca del concetto di “nazione”.
L’ingenuità diventa ancor più evidente nel passaggio in cui pone una critica al centrosinistra sardo, “reo” di aver lasciato campo libero a Christian Solinas.
Lo scrittore ignora che uno dei maggiori limiti della politica sarda non è l’alternanza (che anzi dovrebbe essere un vantaggio per i cittadini, perché permette ad un politico di non rimanere troppo ai vertici del potere), ma il consociativismo.
Fois infatti chiude un occhio, o forse entrambi, all’idea che il suo amato centrosinistra sia in realtà parte attiva nell’ottenimento di poltrone in enti, banche e ruoli di sottogoverno vari.
Ragion per cui in una realtà assistita e clientelare come la nostra non esistono autentici spazi politici destinati a far crescere delle forze riformistiche.
In definitiva, consapevole o meno del proprio ruolo, la cifra intellettuale di Fois si riduce alla conservazione di un contesto sociale ed economico in declino, da cui le nuove generazioni, non a torto, continuano ad emigrare via.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE
Vorrei sapere per quale motivo il governatore della Sardegna debba solo rappresentare i Sardi che vanno bene al signor Fois. Dato che il signor Solinas è stato eletto dalla maggioranza dei Sardi che la pensano come lui, credo che abbia il diritto – dovere di esprimere anche la loro posizione (che non è la mia) e non solo quella di chi ha perso le elezioni. Questa storia del “politicamente corretto” deve finire dato che ci ha portato in una situazione immonda di servilismo e sottomissione. Servilismo e sottomissione e collaborazionismo nel quale i giornalisti, di laurea ma non di fatto, si trovano molto bene.