Referendum Giustizia del 12 giugno: perché votare SI

Il 12 giugno i cittadini saranno chiamati ad esprimersi su un argomento importantissimo, la Giustizia.

L’obiettivo del referendum è quello di promuovere il cambiamento, rendere più veloce, corretta e meno politicizzata l’azione della magistratura, per far si che anch’essa risponda dei propri errori.

Non sarà facile centrare questi obiettivi e chiaramente la battaglia per il cambiamento e le riforme dovrà proseguire anche dopo il referendum. Un appuntamento questo che si presenta tuttavia difficile, con un quorum da rispettare, e aspetti alquanto tecnici per i comuni cittadini, avversati dalle forze conservatrici del paese che non vogliono cambiare. Soprattutto da una larga parte della magistratura che strumentalizza la figura di un uomo come Giovanni Falcone, considerato simbolo di “indipendenza”, il quale invece auspicava proprio dei cambiamenti nell’interesse della stessa Giustizia e della collettività.

Ma di cosa trattano i quesiti referendari?

Riassumiamo in breve i singoli argomenti:

Il primo quesito riguarda le modalità di elezione dei magistrati al Consiglio Superiore della Magistratura: votando si, si premia solamente la competenza del singolo magistrato e non più l’appoggio delle correnti (veri e propri “partiti giudiziari”) che oggi influiscono nella scelta dei candidati al CSM. Se pensiamo al fenomeno clientelare emerso col caso Palamara, abbiamo un’idea dell’urgenza di limitare l’autoreferenzialità esistente nel mondo della Giustizia, per avvicinarci agli standard europei.

Il secondo quesito riguarda la professionalità dei magistrati: votando si, si consente che avvocati ed esperti di diritto, ossia personale esterno alla magistratura, possa valutare la qualità del lavoro del singolo magistrato. Evitando dunque che siano gli stessi giudici ad esprimere valutazioni sul proprio operato.

Il terzo quesito riguarda una necessità che si insegue da decenni, ossia l’importanza di separare le funzioni dei pubblici ministeri dai giudici, che in Italia finiscono per confondersi i ruoli e perdere imparzialità: votando si, si separano le carriere e si affronta finalmente questo problema accrescendo l’imparzialità del giudizio.

Il quarto quesito riguarda la limitazione delle misure cautelari. Ossia l’urgenza di impedire che degli innocenti finiscano preventivamente in carcere per far si, invece, come previsto dalla Costituzione, che vengano considerati innocenti sino all’ultimo grado di giudizio: votando si, si valuta caso per caso, a seconda della gravità dei fatti, e si limitano le misure cautelari di cui sino ad oggi la magistratura ha largamente abusato.

Il quinto quesito riguarda l’abolizione del decreto Severino: votando si, anche in questo caso si tutelerà la presunzione di innocenza e non ci sarà più un’automatica sospensione dalle funzioni per i politici condannati in primo grado. Una prassi che sinora ha rovinato anche la carriera e la vita di vari politici onesti. Viceversa invece si potrà valutare caso per caso la vicenda giudiziaria del singolo politico chiamato in causa.

Chi non vuole il cambiamento, perché preferisce cullarsi sugli allori del potere e dei privilegi, vi inviterà ad andare al mare, mandateci loro e votate SI ad ogni scheda.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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