Quel Gramsci che evidenzia una finta cultura sarda
Spuntano come funghi in Sardegna dei murales su Gramsci, uno dei più grandi intellettuali sardi del secolo scorso.
Non di rado si tratta di murali realizzati sulle facciate delle scuole, a seguire condomini o altri spazi pubblici dismessi. Un modo elegante di abbellire e diffondere cultura, ma anche un modo, purtroppo, di mostrare tutta l’ignoranza di tanti docenti e intellettuali sardi contemporanei che ne spingono la realizzazione.
Si, perché l’alto numero di murales dedicato ad un solo personaggio è inversamente proporzionale alla conoscenza di tanti altri celebri personaggi sardi che hanno cercato di emancipare il popolo verso il progresso.
Potremo parlare realmente di “cultura” quando sulle mura delle nostre scuole appariranno uomini come Giuseppe Brotzu, microbiologo, tra i pionieri della scoperta delle cefalosporine.
O pensiamo all’economista Giuseppe Todde, saggista e rettore liberale dell’Università di Cagliari, precedette Gramsci nella comprensione dei danni causati dal governo centrale all’economia della Sardegna, a cui venne impedito l’export dei propri prodotti verso il mercato francese nel corso delle guerre doganali del Regno d’Italia.
Idee economiche come le sue, in Sardegna mai applicate, sono state invece adottate da realtà come Hong Kong e Singapore, trasformandole in potenze economiche di livello globale.
E che dire di Giovanni Maria Angioy? Simbolo principale dei moti rivoluzionari sardi di fine Settecento contro i soprusi del feudalesimo e della monarchia, fu anche tra i primi esempi di libera imprenditoria sarda.
Qualcuno ha poi mai sentito parlare dello scienziato Augusto Bissiri di Seui? Trasferitosi a Los Angeles, tra i vari brevetti e progetti realizzati, riuscì a trasmettere il primo fax fotografico della storia, ma creò anche il più efficiente congegno di scambio dei binari ferroviari, che adottò la Westinghouse Electric Company, e diede un contributo fondamentale all’invenzione dei tubi catodici utilizzati per un secolo da tutti gli apparecchi televisivi del mondo.
O quanti ricordano uomini come il filosofo e parlamentare Giovanni Battista Tuveri? Tra i primi a studiare l’esperienza svizzera e ad intuire le distorsioni del neonato Regno d’Italia. Come Cattaneo, comprese l’importanza del federalismo come modello istituzionale in grado di esprimere più efficacemente la rappresentanza e l’economia delle comunità locali.
Il nome Giovanni Antonio Porcheddu vi suggerisce qualcosa? Si tratta del signore che in Italia ha contribuito alla diffusione della tecnica costruttiva mediante il cemento armato, grazie alla quale, ancora oggi, ponti, strade, viadotti e quant’altro consentono a tutto il paese di spostarsi, di ripararsi e di investire.
E pochi conoscono lo scultore Albino Manca di Tertenia, l’uomo che, tra le varie opere, ha realizzato anche l’imponente statua dell’aquila di Manhattan, a New York, situata a Battery Park.
Infine, vi dice nulla il nome Antonio Simon Mossa? Possibile che in pochi conoscano uno dei più valenti architetti e intellettuali sardisti del Novecento?
Ma la lista potrebbe continuare a lungo. Tanti uomini e donne hanno impegnato la propria esistenza per resistere contro la conservazione e per offrire contributi preziosi alla crescita della collettività, non solo sarda.
In conclusione, studiamo di più e meglio la storia e la cultura dell’isola, magari organizzando pure eventi culturali al riguardo, e meno festival autoreferenziali su romanzetti locali di dubbia fattura.
C’è ancora tanto da conoscere e che gli studenti sardi meritano di sapere. Soprattutto, occupandoci di come riformare una scuola centralista italiana non idonea a diffondere un’autentica cultura dell’innovazione. Assieme ad un certo sottobosco di docenti, ideologicamente inquadrati e impreparati a formare i giovani verso questa sfida per lo sviluppo.
D’altronde, lo stesso Gramsci viene bistrattato da tanta ignoranza. Più citato che realmente letto o studiato, viene ricordato unicamente per qualche slogan contro l’autoritarismo e il suo contributo alla disastrosa esperienza storica del comunismo, ma non per le sue maggiori riflessioni filosofiche. E questo, a causa dei cattivi maestri, è un “Gramsci” irreale, più accline a spingere i giovani verso errati presupposti ideologici nell’affrontare le complesse sfide del presente.
Di Adriano Bomboi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE