‘Sa Die’ verso le Europee 2024

28 aprile, “sa Die”, festa nazionale dei sardi.

230 anni fa partirono dei moti popolari per cacciare i funzionari sabaudi, abbattere il feudalesimo e modernizzare l’isola, sulla scia del vento illuminista che allora attraversava l’Europa. E non mancò chi parlò di indipendenza sotto la protezione della flotta francese.

Ma qualcosa è andato storto.

Nel 2024 l’Europa continua ad apparire un lontano miraggio. Non a caso, in vista delle imminenti elezioni per l’europarlamento, le mura dell’isola sono state tappezzate dai manifesti di un certo De Luca, un siciliano che pare essere sbucato da una televendita notturna di detersivi, con un simbolo carico di patacche e che ovviamente da queste parti non conosce nessuno.

Nelle sue dichiarazioni alla stampa sarda, oltre alle solite frasi di circostanza sugli indigeni bistrattati da questo o quel centro di potere, ha ricordato al popolo dei “balentes” che non mangerà mai “carne sintetica”, in linea con tutti gli sciovinisti italiani avversi agli investimenti in innovazione e al diritto di scelta del consumatore.
Stendiamoci sopra un velo pietoso, o magari una fettina di bovino, visti i tempi.

Ciliegina sulla torta, l’unico partito sardo “indipendentista” che esprime una candidatura alle europee, “Liberu”, si presenta tra le insegne del millenarista Michele Santoro, un uomo che sprizza ottimismo da tutti i pori. Per esempio un giorno sì e l’altro pure predica l’arrivo della terza guerra mondiale, preceduta dall’imminente disfatta dell’indipendenza ucraina.
I sardi possono dormire sonni tranquilli.

Angioy, eroe nazionale sardo, si starà rivoltando nella tomba, e tutto sommato si riterrà ben felice di esser morto in esilio a Parigi. Lontano da un popolo che non riesce a battersi seriamente neppure per separare un collegio elettorale insulare che da anni penalizza i voti (e gli interessi) della Sardegna, in ragione del differente peso demografico, a vantaggio di anonimi siciliani. Lasciando così spesso al caso, alla generosità di alcuni partiti italici, o al ritiro di qualche cordiale siciliano, la straordinaria concessione di una seggiola ai sardi.

Se non avessimo difetti, scrisse François de La Rochefoucauld, non proveremmo tanto piacere a notare quelli degli altri.

Di Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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