La tabella: Differenze tra SNP scozzese e sinistra indipendentista sarda

Quali valori programmatici ispirano l’azione ed il successo dello Scottish National Party? E che differenze sussistono con l’eterogenea sinistra indipendentista sarda che ne vorrebbe emulare l’azione? Ecco una breve tabella comparativa con un quadro di sintesi:
Per quanto sia improprio categorizzare un partito con una serie di diversi movimenti dal differente percorso storico e politico, è possibile individuare vari settori di intervento in cui appare chiara tutta la grande tradizione illuministica, propria del liberalismo e dell’empirismo scozzese, che ha influenzato tanto l’esperienza della democrazia britannica, quanto la stessa formula socialdemocratica dello SNP. Improprio inoltre inserire in tabella settori come il Credito, la cui articolazione, nei rapporti con la politica, non consente di ridurne l’azione ad un semplice “si” piuttosto che ad un “no”. Sia in Scozia che in Sardegna.
Ma cerchiamo di capire anche alcuni dettagli di merito:

* Sul tema della tassazione è chiaro che l’indipendentismo sardo non sia a favore di un suo incremento, ma al di là della sue limitate capacità elettorali, rispetto allo SNP, i nostri mancano d’interesse verso le esigenze delle partite IVA, mentre in settori come i trasporti, a differenza degli scozzesi, non sembrano concepire le capacità di mercato delle compagnie private, orientandosi esclusivamente in una propaganda di tutela e valorizzazione di quelle pubbliche.
** In merito al comparto militare, benché gli scozzesi siano a favore di un ridimensionamento del budget e per lo smantellamento del programma di difesa nucleare, il piano SNP prevede persino un incremento dell’attuale cordone di protezione marittima della nazione ed il pieno mantenimento delle forze armate (anche civili). Sardi non pervenuti.
*** Né sardi e né scozzesi, salvo programmi di circostanza, paiono dare seguito alla tutela delle proprie minoranze linguistiche rispetto alla predominanza culturale instillata dalle istituzioni centrali. Eccetto la divulgazione storiografica infatti – che in Sardegna presenta forti ritardi – entrambe le realtà, a differenza della Catalogna, sottovalutano l’enorme impatto identitario rappresentato dallo strumento linguistico, anche in chiave politica.
**** Esclusi PSD’AZ, Partito dei Sardi e poche altre sigle, il panorama amministrativo sardo è caratterizzato, oltre che per la sua frantumazione, da una scarsa capacità di penetrazione degli enti locali. Sporadicamente governati nel territorio a macchia di leopardo, e, nel caso sardista, per quanto maggiore, con una forte matrice di natura clientelare e scarsamente dedita alla trasparenza.
***** La collocazione internazionale dei movimenti sardi risente delle modeste capacità elettorali di cui sopra, inficiata altresì da una mancata valorizzazione statutaria della propria minoranza linguistica (che a differenza del peso demografico scozzese avrebbe potuto aiutare i sardi); da una iniqua legislazione elettorale italiana e dalla frantumazione delle sigle locali. Per contro, si registra la simbolica presenza sardista nella famiglia europea dell’ALE/EFA, con un passato nella Conseu partecipato da Sardigna Natzione, e, ancor più addietro, da vari tentativi de Su Populu Sardu in analoghe direzioni. Ma non si riscontra nessun posizionamento formale in consessi elettivi di istituzioni sovranazionali.
****** Benché lo SNP non abbia mai categoricamente escluso alleanze programmatiche anche con i laburisti filo-britannici, avendo i numeri per governare, a differenza del sardismo/sovranismo ha scelto una coerente collocazione strategica di contrasto all’amministrazione dei partiti che guardano a Westminster. Appare improprio tuttavia effettuare paralleli sui risultati delle due realtà, sia per la diversità di fattori fondamentali del contesto politico in esame (la propaganda SNP trae grande forza dalla scoperta del petrolio scozzese, mentre Edimburgo ha già un proprio parlamento con una diffusa percezione sociale della nazionalità); e sia per la scarsa attenzione che distingue sardisti e indipendentisti nella riforma di leggi (elettorali e non solo), nonché istituzioni autonomistiche sotto a cui operano.

In conclusione, il range finale osservato dimostra che, pur con varie sfumature, i movimenti della sinistra indipendentista sarda divergono dallo Scottish National Party con 7 categorie su 13. I locali programmi di emulazione appaiono più simbolici e retorici che di sostanza, rasentando la cifra di numerosi ritardi ideologici e culturali ancora irrisolti su cui lavorare. Paradossalmente, più che ad un moderno indipendentismo di matrice liberal-laburista, la sinistra sarda ricorda vagamente l’assunto ideologico dell’ex Partito Comunista Italiano.

Di Adriano Bomboi.

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