Elogio del contante: Intervista a Leonardo Facco
Sa Natzione incontra Leonardo Facco, editore, fondatore del Movimento Libertario, firma del Miglio Verde nonché autore di numerose pubblicazioni in tema di indipendenza e libertà, fra cui l’ultimo libro sull’Elogio del contante.
A cura di Adriano Bomboi.
Se c’è un problema da cui i libertari ci hanno sempre messo in guardia è che lo Stato avrà sempre e comunque la tendenza ad estendere il proprio dominio sugli uomini e sull’economia. Non a caso tutti gli ultimi governi italiani hanno cercato di incrementare i controlli sulle transazioni economiche, nel tentativo di limitare la libera circolazione del contante. A cosa si deve questo fenomeno e quali rischi abbiamo di fronte?
Si deve a due fatti. Il primo è filosofico-politico, vale a dire la ricerca del potere assoluto da parte del Leviatano (lo Stato), che – come ben dice – non ha certo voglia di ridimensionarsi e farsi ridimensionare. Il secondo motivo è squisitamente economico, addirittura di cassa direi. Molti Stati sono ufficiosamente falliti, non hanno più soldi per mantenere il carrozzone di clienti e di spese che si sono inventati. A questo si aggiunga che i loro principali partner, le banche, sono altrettanto messe male, sull’orlo del fallimento anch’esse o, addirittura, già fallite e salvate dalla BCE, usando denari dei contribuenti, in complicità con gli Stati. Se tutti andassero a ritirare i soldi che hanno sul conto corrente, gli istituti bancari fallirebbero di schianto, dato che non ne hanno per ripagare i correntisti. Ecco, allora, che limitare il contante significa limitare i loro rischi, oltre a tenere sotto controllo i legittimi proprietari del denaro.
Un tempo si usava tenere i soldi “sotto al materasso”, oggi in banca. Ma quanto possiamo fidarci dei moderni depositi bancari?
Non possiamo fidarci! Da quando la moneta non è più moneta sonante (ovvero corrispondente ad un sottostante reale), ma moneta fiduciaria, la legge, assurda, prevede che le banche possano tenere a deposito di garanzia solo il 10% di quanto loro depositato. Capite che questo significa che in realtà esse non hanno in loro possesso quanto dovrebbe essere di spettanza dei loro clienti, che in realtà non sono neppure proprietari di quei soldi. Sta scritto nel codice civile, all’articolo 1834: “Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l’osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi”. Il che significa una sola cosa, che il nostro denaro non è più nostro, ma abbiamo semplicemente ottenuto un titolo di credito che possiamo riscuotere in qualsiasi momento ad esempio con un pagamento con il bancomat. Sì, ma se le casse delle banche non sono vuote.
La nascita delle monete elettroniche ha sottratto all’Europa ed allo Stato il monopolio della gestione valutaria. Crede che in un futuro non troppo lontano possano rappresentare una solida alternativa all’euro?
Meglio chiamarle cripto-valute, non monete elettroniche, che si confondono troppo facilmente con carte di credito e di debito. Il bitcoin è forse l’esempio più conosciuto tra le cripto-valute in circolazione. Sicuramente costituiscono un interessante esperimento monetario, se saranno davvero l’alternativa futura non saprei dirlo con certezza, sono fiducioso però. C’è da attendere ancora un po’ di tempo prima di asserirlo. Di sicuro, all’atto pratico, lo sono già. Pensi alla recente crisi greca, allorquando limitarono i prelievi. Ebbene, in quel periodo decollarono gli scambi e le operazioni in bitcoin.
“Se tutti pagassero le tasse, ne pagheremmo meno”. Cosa rispondere ai sostenitori di questa religione?
Che è un falso assoluto, un mito inventato dai tassatori. Non solo è dimostrato dalla teoria che è una baggianata, ma è la pratica stessa che lo dimostra. Vadano a vedere i grafici che rapportano le entrate tributarie in Italia e la spesa pubblica. Beh, si accorgeranno che, negli ultimi 20 anni, all’aumentare delle gabelle pagate è puntualmente aumentata la spesa statale, anche quella corrente. Più soldi si danno agli aguzzini politici e più potere si consegna nelle loro mani.
Dalla libera circolazione del contante a quella per l’autodeterminazione dei popoli: come vede la situazione di Veneto e Lombardia rispetto al successo indipendentista della Catalogna?
Quel che sta accadendo in Catalogna è straordinario. I catalani stanno tracciando la strada, insieme agli scozzesi a dire il vero, per l’applicazione del diritto di autodeterminazione in questi tempi moderni e in questa Europa sempre meno liberale. I veneti, che hanno già approvato, lo scorso anno, una legge in Consiglio regionale sulla possibilità di realizzare un referendum per l’autodeterminazione, sono più avanti rispetto ai lombardi, che per ora guardano al referendum sull’autonomia diversificata (che a me suona tanto di presa in giro) approvato in Regione Lombardia e che dovrebbe tenersi nel 2016. Detto ciò, chi ha a cuore la libertà, deve tifare per la Catalogna, perché il suo successo sarà il successo di tutti gli indipendentisti genuini. L’indipendenza della Catalogna non potrà non avere ricadute pesanti sia nell’attuale paese chiamato Italia, sia in altri paesi del continente, in cui si respira voglia di secessione.
- Miglio Verde Editore, per ordini (15 euro): leonardofaccoeditore@gmail.com – Libreria del Ponte.
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