Sorpresa commercio: Olbia cresce rispetto a tutta l’isola e Confesercenti non capisce i dati
Di Adriano Bomboi.
A volte basta leggere un semplice comunicato per comprendere come i rappresentanti di categoria, in questo caso del commercio, non abbiano una chiara visione globale dei problemi di cui vorrebbero farsi portavoce.
Commentando la notizia della chiusura di ben 144 attività nell’isola in meno di un anno, Marco Sulis, presidente regionale di Confesercenti Sardegna, ha addebitato le cause alla grande distribuzione, che sarebbero responsabili, assieme alla deregulation sugli orari, della chiusura di decine di PMI in tutte le province. Peccato che nello scorrere i dati si noti come invece la Provincia di Olbia-Tempio abbia ottenuto un risultato positivo di +8 attività aperte, rispetto al disastro di zone come il nuorese, scesa a -22 attività rispetto al 2014.
Come si spiega tale dislivello? In primo luogo perché tutti sanno che in Sardegna la deregulation dell’apertura continuata sulle 24h non è stata ancora accolta: a Nuoro (e in generale nell’isola) non c’è alcun centro commerciale aperto 24 ore su 24, di conseguenza la deregulation non ha nulla a che vedere con i fattori della crisi.
In Gallura invece, nonostante la presenza di uno dei maggiori centri commerciali dell’isola e di vari altri noti marchi della grande distribuzione, c’è stato un incremento di nuove aperture. Come si spiega? Con una banalissima legge di mercato: è aumentata la domanda, dovuta alla maggiore presenza turistica che anche quest’anno ha riguardato il territorio smeraldino rispetto a tutte le altre province.
Avere più persone significa ottenere più consumi, e quindi più opportunità per il commercio. Avete capito perché alle Baleari riescono ad aprire tutto il giorno per 7 giorni su 7?
Se Confesercenti intende rendersi propositiva, probabilmente dovrebbe orientare il suo interesse verso il problema dei trasporti, del fisco e della burocrazia, piuttosto che agitare qualche slogan di facile presa ma di scarsa aderenza con la realtà.
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