Sarroch: quale rapporto con l’area industriale?

Di Luca Tolu.

Essere ideologicamente contro l’industria a Sarroch è follia. La raffineria ha trasformato il paese non solo da un punto di vista paesaggistico, ma soprattutto economico e sociale rendendolo un polo d’immigrazione interna con una conseguente importante crescita demografica che soltanto negli ultimi anni ha avuto una preoccupante retromarcia. Il sistema economico locale, al netto della presenza del polo petrolchimico, non riuscirebbe mai a sostituire tutte le buste paga garantite dal Polo Industriale con altrettante provenienti da settori economici “alternativi”.

Prima della raffineria Sarroch aveva 2700 abitanti. Oggi, dopo più di cinquant’anni d’industria, sono 5200 i residenti. Senza l’industria Sarroch diventerebbe nel breve periodo un paese fantasma condannato alla decrescita. Soltanto nel medio e lungo periodo, dopo un parziale spopolamento, potrebbe a fatica costruirsi un nuovo equilibrio.
Per evitare simili scenari, la prima cosa che la politica del territorio deve chiedere all’industria è proprio quella di restare. Restare per continuare ad investire e assumere operatori e professionalità locali. E questa è solo la prima di tante possibili “legittime” richieste.

Prima di continuare è necessario comprendere le ragioni di tale “legittimità”.

Perché possiamo e dobbiamo chiedere alla Saras e in secondo luogo alle poche altre aziende rimaste sul territorio?

La risposta è molto semplice e sta alla base del patto costitutivo tra un agglomerato industriale (installato anche con aiuti pubblici) e il consenso di chi quel territorio l’ha sempre vissuto, lavorato e reso disponibile alla sua industrializzazione. Un Polo come quello di Sarroch non è una piccola azienda privata che fa parte di un sistema economico diversificato, ma un immenso moloc la cui esistenza stessa pregiudica realtà diverse spingendo il territorio verso lo status di monocoltura economica. L’ingombranza di questa presenza rende legittime le proposte mirate a ristabilire il giusto equilibrio.
Sono tanti i campi d’azione sui quali è doveroso chiedere e possibile ottenere:

Formazione. Dai corsi professionali ai master universitari, le aziende del polo devono essere chiare sulle professionalità per le quali esiste una domanda di lavoro e patrocinare i suddetti percorsi formativi in partnership con le istituzioni, l’Università e gli istituti pubblici e privati di formazione.
Aziende del territorio e occupati. Nelle fermate, le aziende del territorio, che assumono addetti del territorio, devono essere privilegiate negli appalti. Sarroch non può diventare un “paese ostello” che ospita per qualche mese all’anno operai di altre regioni d’Italia mentre i nostri lavoratori restano disoccupati e i nostri imprenditori falliscono.
Diversificazione economica. Per equilibrare il peso ambientale e paesaggistico del polo industriale nel sistema economico, la Saras potrebbe partecipare, insieme con altri soggetti pubblici e privati, ad investimenti per interventi strutturali nel territorio che vadano a incidere sulle potenzialità di diversificazione economica (cantieri montani, cantieri archeologici, strutture portuali, cantieri di forestazione, ecc). Ciò si tradurrebbe per il gruppo dei Moratti in una pubblicità ben più efficace rispetto alle contestatissime campagne pubblicitarie pubblicate nell’Unione Sarda.
Ambiente. Più risposte e più chiarezza nei confronti dei cittadini. Bisogna risolvere il problema dei versamenti a mare, garantire più trasparenza in caso di emergenze, insieme al Comune investire sui tabelloni elettronici che in tempo reale forniscano i dati sulla salubrità dell’aria e dare più risalto e trasparenza al piano di emergenza (Esiste? Dov’è? Perché non è adeguatamente pubblicizzato e disponibile a tutti?).

Per molti lettori questo insieme di richieste potrebbe sembrare così logico e scontato da chiedersi “perché nulla è stato mai chiesto e ottenuto finora?”. La responsabilità, anche in questo caso, è imputabile alla classe politica che ha gestito i rapporti con l’industria negli ultimi decenni.

Una politica che ha preferito alimentare clientele piuttosto che costruire le basi per una buona convivenza tra residenti e polo petrolchimico. Del resto, i manager giustamente devono pensare a rendere più efficiente e competitiva la propria impresa, mentre il compito di pensare ai cittadini dovrebbe spettare ai politici da questi eletti.

Da questo punto di vista, la cartina di tornasole dell’inadeguatezza della politica si è vista ancora di più negli ultimi anni in cui la fuga dell’ENI e i fallimenti delle aziende del territorio si sono verificati in una cornice di complice silenzio e assenza di iniziative da parte delle istituzioni.
In conclusione, anche nel settore dei rapporti con le imprese del polo industriale occorre voltare pagina e aprire una nuova fase in cui sarà necessario chiedere, chiedere pubblicamente e chiedere per l’interesse del territorio.

Azione Sarroch.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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