Surigheddu algherese: ‘Pigliaru, ma quale agricoltura? Lasciamo fare anche degli hotel’

Di Adriano Bomboi.

Quando la politica intende occuparsi di rilanciare l’economia ed il territorio il risultato è sempre disastroso. L’ultima trovata riguarda dei terreni in cui i ruderi testimoniano il fallimento dell’agricoltura locale: Surigheddu e Mamuntanas, due proprietà regionali nella zona di Alghero che la Giunta Pigliaru intende mettere sul mercato (e sin qui tutto bene). Peccato che l’obiettivo sia quello di voler rilanciare la sola produzione agricola.

Ovviamente la nostra politica ed i nostri intellettuali (inclusi alcuni nostri indipendentisti) scordano che ad Alghero esiste un aeroporto in crisi. Un aeroporto che, tra le varie motivazioni che hanno spinto una nota compagnia aerea low cost ad abbandonare l’area, vi è pure quella dell’assenza di investimenti da parte del territorio con l’obiettivo di far si che il turismo possa consolidarsi. Infatti gli alti prezzi e l’assenza di competitività ricettiva stanno alla base del problema per cui la mole dei turisti Ryanair preferiva viaggiare una sola volta per poi non tornare, salvo aiuti pubblici per spesare nel breve e medio termine dei velivoli che a lungo andare viaggerebbero semivuoti (per approfondimenti rimando ad un articolo di Sa Natzione dello scorso dicembre).

E che dire dell’agricoltura? L’ingenuità di voler rilanciare la produzione agricola partendo da tali terreni (quando l’agricoltura è gravata dal fisco e dal dumping interno della PAC UE, cioè con concorrenza spesata dai contribuenti europei a nostro danno) dimostra che in Regione non esiste la più pallida cognizione di causa dei problemi che si intendono trattare: né sul comparto aereo, né in ambito turistico-ricettivo, men che meno in ambito agroalimentare. L’impressione è che la Giunta adotti determinati provvedimenti sulla base di intenti propagandistici, probabilmente cavalcando un certo ambientalismo radical chic, che se applicato alla lettera ci priverebbe di qualsiasi infrastruttura deputata alla crescita.

Se veramente si volesse fare qualcosa di utile si potrebbe lasciare liberi gli investitori di decidere se intendono puntare non solo sull’agricoltura ma anche su un’offerta combinata di ambito ricettivo, sia tramite il recupero delle volumetrie esistenti (i ruderi); sia attraverso la costruzione di nuove strutture. E perché no, anche tramite l’insediamento di nuove attività manifatturiere (ma che in assenza di una zona franca connessa allo scalo aeroportuale sarebbe destinata sempre e comunque al fallimento).

Nota finale: per capire il dilettantismo e la confusione dei nostri politicanti bisogna osservare che l’Italia, più che la sola Sardegna, ha un problema di produzione nel settore lattiero-caseario, e la Giunta Pigliaru si trova a governare con un esecutivo che a Roma, come suggerisce Luciano Capone, ha sempre delle fantastiche trovate per risolvere questo limite:

Martina (Ministro Agricoltura): “Incentivi UE per chi munge meno” – La Repubblica, 31-05-16.

C’è poco da ridere.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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