Sardegna e Promozione: Ne parliamo con l’esperto Mario Giua Marassi

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Chi è il regista Mario Giua Marassi e quando ha iniziato la sua avventura nel mondo della regia pubblicitaria?

Sono un giovane Cagliaritano 32enne.
Fondo nel 2001 la Go To Net Studios, Agenzia pubblicitaria, Casa di Produzione e Post Produzione di Audiovisivi.
Lavoro, dapprima, come web designer e grafico pubblicitario. Ma siccome “l’appetito vien mangiando”, continuo ad esplorare diversi campi di applicazione della creatività visiva. Mi appassiono al montaggio video e da qui il passo alla Regia è brevissimo: ho bisogno di scegliere cosa e come le immagini debbano raccontare i miei soggetti pubblicitari. Ne comprendo l’enorme potenziale. L’emozione al centro di tutto.
Dalla scrittura al montaggio sono autore di ogni mia creazione. Un bambino al parco giochi. Che fatica però!

- Dopo una carriera densa di eccellenti lavori e riconoscimenti, nel 2009 arriva la realizzazione dello spot sulla Sardegna per il mercato Giapponese.
Quanto ha influito nella sua regia la volontà di eliminare alcuni vecchi stereotipi sulla nostra isola?

Moltissimo. I cosiddetti stereotipi sono una parziale e “superficiale” rappresentanza dell’anima dell’Isola, seppur innegabilmente autentici; sono delle affascinanti ramificazioni che nascono, però, da un più grande fusto di un grandissimo albero.
Rappresentano il risultato più recente di un antichissimo passato ben più blasonato, custode di una storia millenaria e gloriosa che parrebbe però dimenticata o peggio taciuta non si sa per quale motivo.
Ci sono realtà culturali e territoriali come l’Egitto, per esempio, che hanno fatto della loro storia un motivo di vanto oltre che di promozione turistico-culturale. La loro storia è nota a tutti (egiziani compresi) fin dalle scuole elementari. Il Cinema e la Televisione ne hanno, poi, amplificato e sancito la definitiva popolarità.
Pensiamo agli innumerevoli documentari tematici. Affascinanti ed evocativi. La Sardegna, che gli Egizi conoscevano molto bene e rispettavano, tanto da definirla “L’isola Sacra …nel bel occidente..nel mezzo del Grande Verde (Mediterraneo)”, in epoca contemporanea ha perduto la popolarità dei tempi antichi; è poco conosciuta sul panorama internazionale, soprattutto nella sua affascinante storia millenaria (che neppure il Sardo conosce poi così bene) prevalentemente confinata nel settore più specifico dell’archeologia.
Nell’era dell’immagine, che può contare oggi anche su un potentissimo strumento di comunicazione come Internet, il mio desiderio è stato quello di provare a rendere fruibile al grande pubblico (quello della pubblicità) alcuni elementi e fondamenti di questa affascinante storia, seppur in minima parte e senza la pretesa di “documentare” sia ben chiaro, ma solo con l’intento di tracciare suggestioni che ne richiamino gli aspetti più mistici, mitici e antichi dell’isola, cullando, al tempo stesso, la teoria che vedrebbe nella Sardegna la mitica e “perduta” Atlantide.
Potrei riassumere così la logica del filmato:
Oltre le “colonne d’Eracle”…un’isola selvaggia e fantastica, una misteriosa figura femminile, un eroe al servizio della sua Terra. L’isola del “NU (acqua) RA (sole) GHE (terra verde)”.
Una narrazione sfumata tra mito e realtà ed un linguaggio evocativo, raccontano le fondamenta della storia millenaria dell’isola: il culto della Fertilità, cioè il rapporto di mistica reciprocità tra l’Uomo e la Madre Terra, eroicamente perpetrato fino ai giorni nostri (sartigliante).
Culto della vita, quindi, il più antico, trasversale nello spazio e nel tempo. Il “pavimento” sul quale cammina il Popolo Sardo tutto, compresi gli stereotipi succitati.
Sardegna l’isola della fertilità, come fu la mitica Atlantide, come suggeriscono le parole di Platone, in apertura del filmato.
Sardegna, l’Isola del Mito nel cuore del Mediterraneo.

- Il sociologo canadese Marshall McLuhan sosteneva che l’impatto dei nuovi media nella società contemporanea contribuisse ad uniformare i caratteri generali di una data collettività. Si è mai domandato perché altre Regioni ma anche altri Stati diffondano abitualmente messaggi pubblicitari del loro territorio e la Sardegna sia in ritardo su questo versante? Scarso livello culturale in materia?

In materia? Poco male mi verrebbe da dire.
Ben più preoccupante è il fatto che sui banchi di scuola, a Cagliari, ho studiato gli Egizi, i Romani, i Fenici, i Cartaginesi, i Greci etc..etc..etc., ma non ricordo di aver mai sentito parlare di Shardana, dei popoli del mare, dei grandi forgiatori di metalli, degli abilissimi navigatori e temibili guerrieri, del loro predominio sul mondo allora conosciuto: il Mediterraneo. Ricordo a stento le gesta del grande Amsicora, il cui nome sospetto essermi familiare grazie al fatto che Gigi Riva giocava nell’omonimo stadio!!
Battute a parte, credo che di base sia un problema dei mercati circoscritti all’ambito regionale. L’imprenditoria sarda ha sempre considerato la pubblicità come un costo e non come un investimento, causa forse della lamentata “mancanza di mercato”: quello dei grandi numeri, che consentirebbe di ammortizzare l’investimento in tempi ragionevolmente brevi. Di conseguenza domanda e offerta sono state blande per anni, compromettendo lo standard qualitativo: pensiamo ai famigerati “spot” delle Tv locali dove qualche panoramica ed una schermata grafica promuovevano l’attività di una data impresa/negozio/attività. “L’idea pubblicitaria” era pressoché inesistente. I budget imbarazzanti.
Questo clima di pressapochismo ha condizionato anche le campagne istituzionali, salvo quelle affidate alle cosiddette “Agenzie nazionali” (scandali a parte).
Oggi nell’isola, oltre alla mia Go To Net, che è riuscita ad affermarsi in campo nazionale (italiano, Ndr.), ci sono diverse agenzie che operano con creatività, capacità e qualità. Molte sono giovanissime.
Credo che il web e il digitale abbiano avuto un ruolo molto importante in questa crescita: più “democrazia”, maggiore possibilità di misurare ed accrescere la creatività e professionalità. Conoscenza più accessibile.
Il mercato potenzialmente globale (web), ha indotto l’imprenditoria a riconsiderare l’investimento pubblicitario, peraltro meno costoso, almeno per quanto concerne la produzione video.

- Proseguendo sul tema: Recentemente, una nostra conversazione con alcuni imprenditori Sardi ha confermato l’esistenza di un pessimo costume nel quale sia il mondo politico e sia la società civile non sono in grado di fare sistema per tutelare il nostro tessuto economico. Lei ritiene che la comunicazione, o meglio, la promozione della Sardegna, potrebbe contribuire a colmare questo gap?

Sicuramente si, ma non senza una comunicazione integrata, coerentemente coordinata:
“Un mito nel Mediterraneo” è lo slogan pubblicitario che ad oggi rappresenta ufficialmente la Sardegna nel mondo.
Il sito web istituzionale Sardegna turismo, nel mentre, recita: Sardegna “Quasi un continente”.
Questo confonde e disperde gli intenti e nello specifico “non fa sistema” appunto.

- La Sardegna abbonda di talenti letterari ma di validi cineasti ne abbiamo davvero pochi: Se avesse l’opportunità di realizzare qualcosa per il grande schermo, che genere preferirebbe? Noir, drammatico, azione, storico, altro?

Beh, non avrà difficoltà ad immaginare quale, viste le premesse.

La ringrazio.

- Grazie a Lei.

A cura di Bomboi Adriano.

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