Il caso: Andrea Frailis (PD) è un sintomo dei problemi, non una soluzione

“Lo Stato ci deve aiutare, stanno aumentando persino gli indipendentisti”.

È la sintesi dell’imbarazzante peana di Andrea Frailis (PD), che in occasione di una seduta a Montecitorio ha collegato l’emersione dell’indipendentismo al disagio economico della Sardegna.

Un ritardo culturale che certifica tutta l’incompetenza della deputazione sarda in Parlamento, per tre ordini di ragioni, vediamo quali.

Di Adriano Bomboi.

(In calce, la precisazione di Frailis).

È un 8 maggio qualsiasi quello in cui in Parlamento si consuma l’ennesimo peana rivendicazionista di un deputato sardo a Roma. Come tanti prima di lui, Andrea Frailis (PD) ha riassunto in poche frasi tutta la cultura assistenziale che caratterizza la politica centralista che ha sinora guidato le sorti della Regione:

«La Sardegna ha delle province dove lo Stato è totalmente assente, ci sono delle province dove non arrivano neanche i treni dello Stato.
Quindi, io credo che questo sarebbe un ulteriore motivo per considerare lo Stato assente, distante dalle esigenze della Sardegna, in un momento politico e sociale in cui in Sardegna – questo è un rischio veramente grave – stanno aumentando i consensi, le posizioni indipendentiste, vale a dire di gente che si vuole staccare dallo Stato italiano».

L’imbarazzante pensiero di Frailis non presenta elementi di novità e si iscrive appieno nel classico rivendicazionismo di matrice meridionalista che caratterizza numerosi interventi parlamentari. Gli elementi classici di questo pensiero tendono a presentare un contesto di fantasia in cui: a) lo Stato non sarebbe abbastanza presente; b) se lo Stato facesse abbastanza, in termini economici, non ci sarebbero neppure indipendentisti.

Nella realtà, l’indipendentismo sardo, al pari di quello catalano e di altre realtà internazionali, si presenta sia in periodi di particolari crisi economiche che di ottima performance economica.

Secondariamente, Frailis non interpreta il centralismo statale come l’epicentro dei problemi sardi (da cui deriva un crollo verticale della produttività e della richiesta di maggiori prestazioni assistenziali), ma come “soluzione” con cui garantire la sopravvivenza dell’isola. In altri termini, promuove soluzioni estemporanee che aggravano i problemi strutturali, senza comprenderne la natura. Larga parte dei ritardi dell’isola deriva infatti da un’eccessiva presenza statale, caratterizzata da un’ampia presenza del settore pubblico e da numerosi sussidi destinati a diverse categorie professionali del settore privato.

In terzo luogo, l’intervento del deputato conferma una linea già nota a tanti osservatori, sia esperti di economia che di politologia: il PD è un partito centralista che non ha interesse a sviluppare alcuna riforma federale dello Stato. La visione istituzionale di questa cultura ideologica non intende affrontare riforme destinate a responsabilizzare le autonomie territoriali (ad esempio garantendo autonomia fiscale come strumento di crescita economica e di limitazione della spesa pubblica improduttiva).

In definitiva, la posizione di Frailis rappresenta un sintomo dei problemi di cui il deputato, senza rendersene conto, pensa di essere una soluzione.

Ospitiamo una precisazione di Frailis (10-05-19):

«Vi scrivo pubblicamente per precisare il senso delle mie parole, sia in aula che in commissione. Non è una “excusatio” a posteriori, ma semplicemente il tentativo di essere più chiaro. In aula ho fortemente contestato l’operato del governo nei confronti dell’Isola. E quando ho parlato del rischio di fenomeni antistatali per questo malcontento ho sbagliato (lo ammetto) nel collegarlo all’indipendentismo. Ma volevo solo sottolineare la gravità dell’atteggiamento di Roma. Non sono indipendentista, è vero e non l’ho mai nascosto, ma ho sempre rispettato chi lo è da sempre, e non la pensa come me. La mia storia personale (giornalistica e politica) è lì a dimostrarlo. Ho decine di amici indipendentisti con i quali mi sono sempre confrontato civilmente, nel rispetto delle diverse posizioni. Questo mi sembra inconfutabile. In commissione, poi, sono stato molto chiaro. Ho affermato che in Sardegna il peso delle servitù è eccessivo (lo si legge anche nel resoconto) e grava anche sulle condizioni economiche dell’Isola. Ho aggiunto (e anche questo non può essere interpretato diversamente) che in quelle zone dove la presenza militare è l’unica o una delle poche fonti di sostentamento delle famiglie, occorre agire con molta cautela. Ovviamente ho anche detto che la riconversione è assolutamente necessaria. Chi ha voluto vedere altre volontà nelle mie parole ha sbagliato. Ma forse ho sbagliato anche io nel non chiarire il mio reale pensiero. E di questo mi scuso. Sono in Parlamento per difendere e tutelare la mia terra e la mia gente. Non ci sono altre motivazioni e stimoli, nella mia attività, nel mio cuore e nella mia mente».

Scarica questo articolo in PDF

U.R.N. Sardinnya ONLINE

Be Sociable, Share!

    Commenta



    Per la pubblicazione i commenti dovranno essere approvati dalla Redazione.