Dalla Convergenza Nazionale alla Responsabilità Nazionale

“La moltitudine che non è spinta ad agire come un’unità non è altro che caos. Quell’unità che non ha origine dalla moltitudine non è altro che tirannia”.
Blaise Pascal, 1623 – 1662.

Cari Lettori,

Sono tempi di solidarietà nazionale, sia in Italia che in Sardegna naturalmente.
Ma diciamoci la verità, questo Governo Monti non ci convince. Non ci convince per una serie di ragioni: non è stato eletto da alcun consesso democratico; si appresta a varare misure potenzialmente inique nonostante la casta politica rimanga immune da provvedimenti di austerity; lo sbandierato “Governo Tecnico” in realtà non è altro che il frutto di un compromesso tra le maggiori forze politiche del bipolarismo italiano (con una pletora di sottopolitici che si spartiranno incarichi di secondo piano) ed infine, ciliegina sulla torta, questo Governo col redivivo “Ministero della Coesione” si appresta a rinfrescare la retorica centralista di uno Stato che invece avrebbe solo bisogno di convertire la sua struttura in un modello federale, riducendo così i costi e migliorando la propria efficienza e la rappresentatività delle diverse sensibilità territoriali che lo compongono (Sardegna inclusa).
D’altra parte persino un controverso Piero Calamandrei sostenne, non a torto, che lo Stato “siamo noi”. Il problema sorge nel momento in cui in questo Stato non si ha più voce. E forse non si è mai avuta.

Eppure nella nostra isola accade di peggio. E’ in atto la cosiddetta “convergenza nazionale” proposta mesi fa dal movimento A Manca pro s’Indipendentzia.
Di che si tratta? Si tratta di qualcosa che nel breve e nel medio termine non influirà affatto sulla politica, sulla società e sull’economia Sarda: vale a dire la collaborazione tra sigle indipendentiste numericamente inconsistenti che solo al tramonto del 2011 (dopo essersi fatte letteralmente la guerra) hanno compreso di doversi unire su specifiche battaglie politiche.
Apparentemente non c’è nulla di male, da anni auspichiamo questo tipo di convergenza. Ma, come detto in più occasioni, i problemi dei movimenti politici Sardi sono ben più profondi e articolati per poter essere ridotti ad un semplice superamento della litigiosità.
Permangono ritardi culturali ed organizzativi di varia natura, ideologici in primis, che continuano a rallentare lo sviluppo dell’autonomismo e dell’indipendentismo Sardo. Ad esempio continua a mancare una piattaforma comune per la riforma dell’attuale assetto istituzionale. Le poche proposte esistenti di riforma dello Statuto Autonomo Sardo non sono oggetto di dibattiti, né servono da stimolo per nuove proposte concretamente perseguibili in un contesto sociale e politico che vada oltre gli angusti confini di piccoli movimenti sfiancati da anni di lotte intestine. In questo quadro la scarsa credibilità del bipolarismo italiano, con i suoi partiti romani, continua ad amministrare non lo sviluppo ma il bisogno, alimentando una forma di recessione interna all’isola che sembra non avere fine.
Cosa fa dunque la presunta “convergenza” nazionale? Mentre il Popolo Sardo patisce sempre più il declino economico del territorio, i movimenti Sardi mercanteggiano sui punti che hanno in comune – spesso di natura statalista – quando in realtà hanno sempre avuto programmi pressoché identici (ma senza alcuna seria proposta di riforma istituzionale).
Non ci serve dunque una fantomatica “convergenza”, ci serve una Unione per la Responsabilità Nazionale (U.R.N.), bisogna avere il coraggio di dire che tutte le sigle con programmi similari devono fondersi in un solo soggetto politico (pensiamo a quelle indipendentiste) e collaborare con alcune altre (pensiamo a quelle autonomiste, che chiedono maggiore Sovranità Autonomistica ma non parlano nell’immediato di indipendentismo). Non si può confondere la frammentazione con il pluralismo (datosi che quest’ultimo non esiste). Solo dopo questo passaggio sarà possibile sviluppare credibili alleanze politiche con il bipolarismo italiano per finalità riformistiche.
Diversamente, piccoli movimenti che si presentano divisi alle elezioni e/o che si alleano con partiti italiani senza avere alcun peso contrattuale, finiranno nella stessa identica posizione del sardismo con la sua inefficienza riformistica.
Solo col dialogo reciproco e con un prospetto di riforme potremmo parlare di Primarie all’interno dei movimenti politici Sardi per l’elezione di candidati validi; potremmo sviluppare radicamento nel territorio e potremmo porre le basi di un solido Partito Nazionale Sardo.
La Sardegna ha il chiaro bisogno di rottamare la decina di partiti che non vogliono e non possono più curarsi con serietà dei suoi interessi. Costoro la rallentano.

Siamo grati per la passione con la quale negli anni l’attuale classe dirigente indipendentista ha portato avanti alcune battaglie, ma non è credibile che oggi la stessa leadership di soggetti che sono arrivati a dividersi persino sulle bandiere possa essere la stessa leadership che sproloquia sull’unità e tace sulle riforme.

La nostra associazione entra nel settimo anno di attività, il primo organismo critico indipendente della politica territoriale Sarda.

Vi auguriamo Buone Feste.

Di Bomboi Adriano.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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    2 Commenti

    • Dalla Nuova Sardegna

      Convergenza sarda, la verifica di Amadu
      13 settembre 2000 — pagina -1 sezione: Regione

      CAGLIARI. La riunione delgruppo di Convergenza sarda,di cui fanno parte i presidentiMario Floris e EfisioSerrenti, si svolgerà oggi.Inizia una fase importante -ha detto il capogruppo Tore Amadu – sia per quanto riguardale attese della societ?sarda per le soluzioni dei problemieconomici e sociali siaper quanto riguarda le riforme?.Oltre che di problemi organizzativi,sar? afrontato ancheil tema delle nomine Aslall’esame della giunta.

      Se lo trovo pubblicherò il documento politico..sarebbe interessante fare un confronto :-)

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