Fisco o Lingua? Un’osservazione a Maninchedda sulla natura della mediazione con lo Stato

Articolo rilanciato dallo sportello linguistico dell’Università di Cagliari Forma Paris.

Nell’intervento dello scorso 5 marzo, il sardista Paolo Maninchedda ha ritenuto la mediazione sulla fiscalità con lo Stato la materia principale con cui alimentare i termini della rivendicazione politica. Ma sarà sufficiente?
Un’osservazione al riguardo, per alcuni nota da sempre, per altri meno:

Esiste anche un altro tema che nelle minoranze territoriali funge da traino alla questione fiscale e non viceversa: la specificità linguistica. Che diviene così politicamente più potente rispetto ad una mera questione economicistica, la quale, come abbiamo visto anche nella recente visita di Napolitano, sul contingente viene solo derubricata nel più ampio e articolato panorama della “questione meridionale”. In questi termini dunque il solo piano fiscale rischia di ottenere meno di quanto si pensi. Dopotutto, anche altre parti della Repubblica potrebbero reclamare una fiscalità più consona alle loro esigenze (e ne avrebbero il diritto).
Bisogna però domandarsi su quali basi oggi si parla di Popolo Sardo e su quale perimetro si vuole agitare (attraverso la mediazione e non la ribellione) lo scontro con lo Stato. La fiscalità è certamente un tema che potrebbe coinvolgere anche le componenti politiche regionali riottose ad una visione nazionalista della Sardegna, ma sul piano linguistico permangono forti ritardi politici e culturali (che ormai hanno ampia diffusione nel Popolo Sardo e che rendono non semplice l’utilizzo dell’arma linguistica sul piano politico).
A Bolzano infatti poche migliaia di persone riescono a mediare più di quanto non faccia la politica di un milione e seicentomila Sardi.
Credo a tale proposito che non bisogni abbandonare al suo destino il tema della rivendicazione linguistica (per quanto meno sentita rispetto ad altre minoranze linguistiche) e che possa muoversi parallelamente alla questione fiscale. Rinunciarvici significherebbe abdicare ad una parte dei nostri diritti territoriali riconoscendo allo Stato l’opera di omologazione culturale degli ultimi 60 anni, e verrebbero meno anche le ragioni fondanti della nostra Autonomia (che non erano solo economiche).

Bomboi Adriano, Ass.ne U.R.N. Sardinnya.

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