Flotta Sarda? Go in Sardinia! Finalmente arrivano i privati, ma chi li supporta?
In un recente intervento, il sociologo Nicolò Migheli ha posto ai lettori alcune sacrosante domande: “Ciò che conviene agli italiani conviene ai Sardi? Quali sono i prezzi e quanto riceviamo nella partita del dare-avere?”
Domande a cui i fatti hanno già assegnato una risposta, e gli esempi sarebbero numerosi. Ultimamente, pensiamo alla sciagurata iniziativa romana di voler svuotare le dighe Sarde sulla base di un supposto rischio sismico (e senza la protesta dell’isola il Governo non si sarebbe accorto che la Sardegna non è terra di violenti terremoti, o nuraghi con migliaia di anni non sarebbero giunti intatti fino a noi). Oppure pensiamo alla crisi della maggiore azienda di trasformazione carni del nuorese, il Salumificio Murru di Irgoli, su cui la politica non sembra avere molto da dire contro la tirannia fiscale e burocratica che la strangola. Mentre sui trasporti la situazione non è migliore, e la Regione, con il suo stuolo di hidalgos, non riesce a far altro che a parlare di “flotte Sarde”: improbabili carrozzoni pubblici spesati dai contribuenti che finora non hanno sicuramente risolto il problema della continuità territoriale (sul tema, si veda anche la nostra proposta di Antitrust Sardo come riforma necessaria a separare il profitto dalla speculazione che si crea nell’abuso di posizione dominante del nostro mercato).
Fortunatamente questo giugno parte una grande novità, si chiama “Go in Sardinia”. Si tratta di una società costituita da un consorzio di imprenditori turistici del nord Sardegna. L’obbiettivo è quello di riportare i turisti nell’isola, ostacolando l’oligopolistica e legalizzata “concorrenza” protetta dal Governo Italiano a vantaggio del gruppo CIN (Moby Lines, ecc.), CIN che include l’ex compagnia pubblica Tirrenia, “privatizzata” e svenduta nonostante i soldi pubblici incamerati, e con gli esorbitanti prezzi dei biglietti che hanno decimato le ultime stagioni turistiche della Sardegna.
Nessuno si illude che “Go in Sardinia” con una sola nave a nolo possa migliorare la situazione, ma sarà certamente un ottimo punto di partenza, perché finalmente il privato si rende conto che non può aspettarsi niente di buono dalla “grassazione dello Stato” e deve muoversi in prima persona per tutelare i propri interessi, che coincidono con quelli reali del nostro territorio.
Gianpaolo Scano, uno dei fondatori di “Go in Sardinia”, ha descritto la nave Kriti, charter costruita in Giappone, in grado di trasportare 1200 auto e 1600 passeggeri al giorno, con la promessa di un risparmio dal 20 al 50% per chi sceglie di viaggiare con la flotta privata rispetto alle tariffe delle altre compagnie. Gli imbarchi saranno riservati per il 70% alle persone che abbineranno il viaggio all’acquisto di un pacchetto turistico nelle strutture ricettive scelte delle aziende alberghiere appartenenti al consorzio. Il restante 30% potrà viaggiare pagando solo il costo della tratta, mentre i bambini da 0 a 12 anni viaggeranno gratuitamente. Una idea da elogiare, priva di alcun sostegno dalla Regione Autonoma, ma che soprattutto mette in evidenza il distacco tra i cittadini e la politica Sarda, una politica attenta solamente a gestire interessi particolaristici e corporativi a scapito del territorio, e persino occupata ad annunciare improbabili “zone franche” senza un adeguato percorso politico e normativo.
L’investimento degli imprenditori galluresi e baroniesi rappresenta anche uno schiaffo ad un certo indipendentismo statalista che non ha mai ragionato sul ruolo dei privati, e che al massimo aveva pensato ad un fantomatico “azionariato popolare” con cui spesare una compagnia di navigazione. Non è il singolo cittadino che deve pagare il viaggio ai turisti, ma può essere l’imprenditore ad investirvi per attirare i turisti a prezzi competitivi.
Purtroppo anche il sardismo si è reso partecipe delle sciagurate iniziative stataliste della Giunta Cappellacci, con la finta indignazione dell’opposizione. Piuttosto, la politica Sarda dovrebbe stimolare il low cost, la concorrenza dovuta alla defiscalizzazione degli oneri, puntando a colpire pure le accise statali sul costo dei carburanti.
Urgente una riforma strutturale dello statuto speciale Sardo che garantisca il rafforzamento del comparto turistico, attirando la formazione di nuovi operatori. Abbiamo bisogno di deregulation burocratica e liberalizzazioni, perché, come sostiene anche Raimondo Cubeddu, bisogna “ridurre il tempo tra un’idea imprenditoriale e la sua realizzazione”.
Unica pecca evidente di “Go in Sardinia” è la sottovalutazione del brand identitario. Ad esempio, al contrario di ciò che hanno fatto gli azionisti irlandesi per la compagnia aerea Ryanair (che nella simbologia hanno adottato la loro arpa nazionale), gli imprenditori nostrani di Sardo ci hanno messo solo l’idea e la presenza, ma nessun messaggio destinato ad evidenziare l’identità del popolo Sardo. Infatti, almeno per adesso, oltre al “buon uso” dell’inglese* sulla Kriti si può notare però l’assoluta mancanza di denominazioni in Sardo o di bandiere raffiguranti i 4 Mori. Peccato anche per l’assenza di una struttura multilingue nel sito di prenotazione della compagnia e di quasi tutti gli affiliati, solo in lingua italiana (pensiamo invece all’organizzazione presente nel modello altoatesino). Ma questo è il prodotto dell’italianizzazione subita dal nostro mondo imprenditoriale e su cui in futuro dovrà adoperarsi una scuola veramente Sarda.
* In inglese si dovrebbe scrivere “Go to Sardinia”, mentre “Go in Sardinia” è una italianizzazione dell’inglese.
Di Roberto Melis & Adriano Bomboi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos
Come ogni anno ho raggiunto la mia amatissima Terra, con il traghetto Go In Sardinia partendo da Livorno per Olbia e ritorno. Nulla da dire sul viaggio, è stato buono, ho riposato anche bene. Purtroppo la cabina dove ho alloggiato aveva scritte di matita (all’occhio mi sembrava così) su alcune pareti della stessa, pavimento in mouquette macchiato, molta gente sui ponti che si appropriava di sdraio e sedie pur essendo in pochi in realtà serviva loro solo per posare i bagagli a mano, dico ciò perchè ho chiesto ad alcuni se potevo prendere una sedia o sdraio, mi è stato negato in quanto occupate, dopo aver atteso qualche minuto che arrivasse chi ci si doveva sedere o sdraiare non arrivava. Il Garage era un caos infernale non si riusciva a raggiungere le auto (la mia aveva il portapacchi quindi parcheggiata in fondo) lo spazio fra l’una e l’altra era di pochi centimetri, il personale disorganizzatissimo (non li perdona nemmeno il portare via dalle mani i bagagli a mano necessari per il viaggio) molti di loro non parlano Italiano, se ci si rivolge in Inglese peggio che andar di notte, i cartelli interni alla nave sono scritti solo in Inglese e Greco. Naturalmente ho esposto in quanto cliente questi aspetti alla Go In Sardinia per email. Un loro operatore mi ha risposto dicendo che offendo il personale in quanto si fanno in quattro per tenere le cabine ordinate e pulite, se così fosse, davvero non avrei trovato le pareti pasticciate di matita e non avrei visto la moquette macchiata in varie zone della nave. Bere un caffè in uno dei loro Bar… Lasciamo perdere. Non ci si riesce a sedere, molta gente si sdraia sui divani come se fosse a casa loro, i marinai quando ricevono le segnalazioni rispondono “tanto lo rifanno” bella consolazione!!! E’vero che l’educazione scarseggia, è vero anche che certe cose si vedono anche sulle altre navi, il prezzo di Go In Sardinia è vantaggioso ma almeno viaggiare bene e non solo per la velocità da crociera. Per quel che mi riguarda mai più Go In Sardinia se hanno pensato di “conquistarsi” i clienti sono già a metà dell’opera, tanti scrivono bei post su Facebook ne parliamo al ritorno, i feedback sul loro sito sono tutti positivi. Il fatto è che sono permalosi, che a loro importa solo il profitto poi delle critiche chissenefrega.
Raggiungerò la mia amatissima Sardegna con altri traghetti, miglioreranno i prezzi dele altre compagnie ne sono sicura.
Go In Sardinia decisamente Go Out!!!Never more!!!
Devono rinnovare le navi e il personale, in quanto non è attrezzato, dovrebbero assumere chi parla le lingue Inglese soprattutto!!! Ho pensato che in quanto Greci fossero un pò migliori rispetto a Tirrenia (Moby meglio) invece sono tali e quali.
Ho chiesto ad alcuni Italiani com’era il Self Service mi hanno risposto “Non ci siamo nemmeno entrati, chiude all’ora delle galline 22.30!!!” Caspita ho detto… questo all’andata al ritorno mi sono portata la borsa frigo per non rischiare di fare un “ramadam”. O si organizzano o falliranno presto, poi i pavimenti dei ponti e dei garage bagnati in certi punti, col rischio che uno scivola…
Sulla loro pagina Facebook ho visto la cabina con la TV… Che lusso!!! Peccato che non tutte hanno il comfort che ogni passeggero meriterebbe di avere che sia alto o medio il costo del biglietto. Forse l’anno prossimo prenderò Sardinia Ferries mi hanno detto che ci si trova benissimo. Insegnassero a Go In Sardinia le facessero un corso accelerato.
Go In Sardinia Never Never Never More!!!
[...] quando nessuno, neppure i sardisti, avrebbero scommesso un centesimo sulla riuscita dei privati (“Flotta Sarda? Go in Sardinia! Finalmente arrivano i privati, ma chi li supporta?”). Un ente per i rapporti economici internazionali potrebbe sviluppare un dialogo per invitare [...]