PSD’AZ propone ufficialità della Lingua Sarda nell’isola, ecco i pregi

Il Partito Sardo d’Azione ha presentato una proposta di legge che consentirebbe la parificazione della lingua Sarda a quella italiana in tutto il territorio dell’isola (aspetto peraltro già presente con la legge regionale n. 26/97). L’iniziativa sardista mira ad introdurre il Sardo nello Statuto Autonomo, rivoluzionando così la concezione generale e il potere politico dell’isola nei confronti dello Stato.
Infatti, a differenza della legislazione corrente, i Sardi otterrebbero diversi benefici: sociali, economici e democratici.
Sul primo aspetto vi sarebbe una indubbia martellata alla discriminazione subita oggi dai sardofoni rispetto alla predominanza della lingua italiana in ogni consesso pubblico e privato. Il Sardo non sarebbe più una semplice deformazione culturale del singolo cittadino in quanto parte del popolo italiano, ma verrebbe elevato allo status di minoranza linguistica vera e propria assegnata a tutto il Popolo Sardo. Questa esiste già, ma bisogna considerare che, politicamente, nel diritto italiano avere tale qualificazione formalmente riconosciuta in una legge di rango costituzionale separerebbe i Sardi dall’attuale status di discriminazione in cui versano, anche sotto il profilo economico e democratico.
Veniamo infatti al secondo aspetto di cui vi abbiamo parlato numerose volte. Sul piano economico il riconoscimento formale di una lingua produce indiscusse ricadute economiche, consiglio la lettura di due articoli in particolare che riguardano un esempio di successo all’interno della Repubblica Italiana:

1) Autonomie e D.P.R. n. 752-76: La potenza economica della ‘dogana linguistica ’ (Sa Natzione, 01-06-13).

2) Cultura ed economia: la rete delle strutture ricettive in Sudtirol. E in Sardegna? (Sa Natzione, 01-04-13).

Sul piano democratico invece il riconoscimento formale e statutario della Lingua Sarda produrrà un incremento della rappresentanza del Popolo Sardo nei centri di potere (interesse politico permettendo), in quanto lo status di minoranza linguistica consente l’emersione della rappresentatività degli specifici interessi territoriali rispetto alle ordinarie esigenze di altre porzioni dello Stato. Ciò si riverbera in particolare attraverso le leggi elettorali. Anche a questo proposito consiglio la lettura del seguente articolo:

- Legge elettorale e Lingua: Perché l’Alto Adige entra in Parlamento e ‘la Sardegna no’ (Sa Natzione, 23-01-13).

L’unica nota di perplessità riguarda lo scarso tempismo del Partito Sardo d’Azione (tema già proposto da Fortza Paris), che solo 90 anni dopo innumerevoli battaglie dello storico movimento linguistico, di intellettuali come Mario Carboni (e la pressione di U.R.N. Sardinnya), giunge a comprendere l’importanza di questa riforma. Abbiamo un PSD’AZ che purtroppo si ha ritagliato un ruolo esclusivamente propagandistico in campagna elettorale ma scarsamente riformistico in sede amministrativa (mediamente un risultato ogni 10 anni), un problema dovuto alla scarsa attenzione degli eletti rispetto ai propositi più volte annunciati da questo partito in congressi e manifesti vari. Altro dubbio riguarda le effettive capacità di portare a termine la riforma, come tante altre annunciate in precedenza negli anni, in considerazione della sciagurata frammentazione dell’indipendentismo e della proverbiale indisposizione dei partiti italiani.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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