Primarie: Crollo del PD in Sardegna, indipendentismo soddisfatto
Nonostante il buon trend della penisola alle primarie del PD, la Sardegna si è mossa in controtendenza, ed in massa ha disertato le urne. La battaglia per la guida del maggiore partito di centrosinistra fra Cuperlo, Civati e Renzi, vinta da quest’ultimo, non ha appassionato minimamente i Sardi, che solo in 57.418 si sono recati a votare.
I vertici locali del PD hanno quindi coperto l’ennesimo tracollo di consensi dichiarandosi entusiasti per la vittoria di Renzi e la discreta partecipazione democratica della penisola. Siamo di fronte ad una banda di correnti oligarchiche che nulla hanno proposto sui principali problemi dell’isola e ancor meno sono disposte ad effettuare una seria analisi sulla scarsa partecipazione popolare. Appare difficile anche un serio raffronto con le precedenti primarie regionali del partito: per la scelta fra Renzi e Bersani del 2012 i votanti furono circa 75.000, mentre a fine settembre le primarie per la scelta del candidato governatore del PD, in cui si affermò l’indagata Francesca Barracciu, vi furono 51.496 partecipanti. Ci sono tuttavia due dati certi su cui riflettere e che esprimono la mediocre statura intellettuale del partito: 1) Nei maggiori Comuni dell’isola una discreta percentuale di tesserati non vota, mentre emerge una piccola area di popolazione fidelizzata; 2) Le primarie per la scelta dei candidati “nazionali” del partito gode di una partecipazione superiore, seppur di poche migliaia, rispetto a quella per la scelta del candidato governatore della Regione.
Ad una attenta riflessione questi due aspetti rappresentano l’assoluta distanza fra il PD regionale e la Sardegna, con i suoi specifici interessi. Nel primo punto perché la stessa struttura che viene dispiegata nel territorio non partecipa all’unisono, e ciò può essere dovuto sia ad una endemica sfiducia dei rappresentanti locali verso i vertici romani del partito, sia alla proverbiale noncuranza con cui vari aderenti al partito lavorano per lo stesso e per la nostra comunità, e ciò denota un sottobosco clientelare che si attiva unicamente nei periodi elettorali in cui vi sono favori da redistribuire (le primarie evidentemente non rientravano in questa necessità). Nel secondo punto la situazione non migliora, ed esprime un partito che offre maggiore risonanza alle vicende del PD romano piuttosto che a quelle del PD locale, il quale dovrebbe essere il primo attore politico deputato alla soluzione delle principali vertenze dell’isola. E’ proprio in questo secondo aspetto notiamo il classico “self-colonized mind” di coloro che in buona fede hanno ritenuto opportuno spendere 2 euro per la scelta dei candidati romani. Questa fascia di popolazione sconta la chiara sudditanza mediatica al centralismo, convinta che fare gli interessi del partito e dell’Italia coincida con gli interessi dell’isola, di cui nulla sanno. E ciò finisce inevitabilmente per produrre – nei principali consessi elettivi – dei professionisti della politica assolutamente inadeguati alla soluzione dei problemi della Sardegna, problemi che vengono puntualmente ignorati dai programmi dei vari candidati alle primarie. Pensate, a Bolzano il PD si presenta con una struttura bilingue e attenta alla specificità culturale ed economica del territorio, ma non evidentemente al livello di un grande partito autonomista come l’SVP. In Sardegna non esiste neppure il concetto di “PD federato”, e tutti i maggiori esponenti locali del partito, dopo aver scelto la conservazione di Bersani alle primarie del 2012, si sono spesi per questo o quel candidato romano.
Fortunatamente non tutta la sinistra Sarda è costretta al tramonto o a rivolgersi ad un prete come Don Cannavera, magari per esorcizzare lo spettro della questione morale prima che quella elettorale. Da poco tempo è nata una associazione, Sardegna Sostenibile e Sovrana, che ha nei suoi principi di base la lingua e la specificità Sarda come elementi su cui sviluppare un vero programma del territorio, e da liberali non possiamo che augurare loro un proficuo lavoro, perché con la sinistra che abbiamo visto ci sarà parecchio da fare.
Per il resto, se vogliamo fare una scelta onesta, coerente e attenta al territorio, alle prossime elezioni regionali, possiamo e dobbiamo votare indipendentista.
Adriano Bomboi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos
Innanzitutto, buonasera. Non leggevo il vostro mensile da tempo, per un sacco di motivi legati agli impegni ed alla connessione ad internet.
Dunque, cominciamo. In questi mesi, avendo seguito le vicende politiche solo tramite alcuni giornali e telegiornali nazionali e regionali, ho sentito campane di segno contrario. Insomma, qui si dice che le primarie del PD hanno avuto un calo delle affluenze. Eppure, ieri, a sentire il telegiornale regionale della RAI, le primarie avrebbero addirittura fatto il pienone di elettori in Sardegna! Un successone!
Mentre il telegiornale nazionale marcava il calo di elettori PD a livello, appunto, nazionale.
Io, tra l’altro, non sono elettore del PD e non ho mai votato alle primarie. Infatti non voglio difendere il PD come un fanboy solo perché qui leggo cose diverse. Anzi, chiederei a Barracciu di ritirare la candidatura e autosospendersi dal partito, dopo le dichiarazioni rese, anche perché, al netto della presunzione di innocenza che si deve garantire ad un indagato/a, questi, proprio perché indagato, non ha i requisiti per candidarsi e, in caso di vittoria, governare una Regione. Nei Paesi normali, chi è indagato o deve affrontare un processo ha il buon senso di dimettersi, di lasciare la propria carica. Anche dovesse uscirne innocente. Ma, nel tanto che processo e/o indagine vanno avanti, l’interessato si è già dimesso al momento della “fuoriuscita del primo casino” sui giornali. Io capisco che un partito debba sostenere un proprio membro, specie se candidato. Ma “Barracciu non si tocca” per il fatto che ha un’indagine a carico non suona bene! Scusate, ma mi sembrano cose abbastanza “italiane”…
Per quanto riguarda l’accenno a “Sardegna Sostenibile e Sovrana”, ne ho sentito parlare, ma non ho avuto ancora l’occasione di leggerne il programma. Se mettono la Lingua tra i loro punti principali, è comunque un buon inizio.
Se ne occupasse anche il PD di Sardegna…
A Renzi, invece, non chiedo tutele sulle quattro lingue della Sardegna e sull’INTERA Questione Sarda: tanto non sa neanche dove l’Isola stia di casa.. Per lui, la Sardegna è solo Cagliari-Sassari e sono sicuro che le vede come Napoli-Bari-Palermo-Lecce, ecc.: periferie del mezzogiorno d’italia.
PS: Oh, se sono andato troppo fuori dalle righe, non fatevi problemi a censurare le parti non consone! Buona sera.
[...] e dell’indipendenza dei Sardi, ma soprattutto ha dimezzato la partecipazione alle primarie. Dalle oltre centomila presenze del 2009 in Sardegna è passato a soli 57.000 Sardi. E così Renzi [...]