Carogne e vitalizi. Ovvero l’Italia reale dietro ogni formalismo

Per capire la fragilità dello Stato Italiano bisogna osservare i momenti in cui le istituzioni diventano forti con i deboli e deboli con i forti. Appena un mese fa in Veneto si arrestavano sedicenti terroristi per le loro opinioni politiche, mentre solo ieri allo stadio olimpico di Roma si è consumata l’ennesima sceneggiata repubblichina, stavolta a base di pistolettate. Il denaro dei contribuenti viene impiegato per i rischi presunti ma non per quelli reali. La DIGOS ha di fatto delegato il mantenimento dell’ordine pubblico a “Genny ‘a carogna”, un capo ultrà figlio di camorristi, il quale ha potuto dare il via libera ad una seguitissima partita di calcio (e il calcio è il secondo collante “nazionale” dopo il pubblico impiego).
Sapete chi c’era sugli spalti? Renzi, la Pascale e Sorrentino, i tre esponenti per antonomasia della nuova italianità. Il non eletto, l’amichetta e il cantore della decadenza. Dopo questa pessima prova di civiltà è arrivata la ciliegina sulla torta: Alessandra Amoroso ha intonato l’inno d’Italia sommersa dai fischi, il giusto requiem della serata.
D’altronde tutto questo, è bene ricordarlo, è successo nella capitale.

Cos’altro si può aggiungere? In Italia il cosiddetto “Stato di Diritto” sembra un lontano ricordo, teoria da manuale per sciocchi nostalgici. Gli innocenti vanno in galera, e mentre dilaga il caos, i potenti se la spassano. Roba da basso impero, al Colosseo le bestie venivano controllate meglio.

In Sardegna rimaniamo spettatori passivi, la classe politica che governa questa “periferia” è arrivata al punto da opporre il diritto alla privacy sui vitalizi assegnati ad una certa risma di consiglieri regionali. Il popolino può anche scannarsi ma non ha il diritto di sapere come vengono spesi i suoi soldi, la trasparenza non esiste. E cosa potevamo pretendere da una classe politica che agisce come ufficio di collocamento per gli amici e con leggi in cui confonde persino la figura del consulente con quella del segretario particolare?

Se non vogliamo che il Popolo Sardo continui ad appassire nell’astensione di fronte a questi deficit culturali, dobbiamo far si che l’indipendentismo divenga il vero agente del cambiamento. Ecco perché legalità e trasparenza dovranno essere due imprescindibili temi della nostra agenda politica.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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