Da Lodine a Santa Cristina: La retorica del dialogo, tra Soru e la Demuru

Cari Lettori,

Dopo altre discussioni tra cui quella dell’Iglesiente sulla Storia Sarda (de s’Andara de Sant’Antiogu), la Fondazione Sardinia ha avuto il merito di organizzare alcuni incontri nei quali si sono incrociati su un tavolo di discussione alcuni tra i più rappresentativi movimenti oggi attivi in Sardegna sotto il profilo identitario:
Il Partito Sardo d’Azione, IRS, i Rossomori, Sardigna Natzione e l’associazione Sardegna Democratica di Renato Soru. Peccato per l’assenza ufficiale di forze comunque vitali come Fortza Paris, UDS o i Riformatori Sardi che, pur essendo tutt’altro che indipendentiste, rappresentano un piano della proposta politica autonomista dell’isola ancora robusta. Forse più di altre.
E, sebbene da noi non condivisa, risultava assente anche A Manca pro s’Indipendentzia.

Il 9 gennaio a Lodine (NU) invece è successo qualcosa di leggermente diverso, su spinta del fondatore del PAR.I.S. Doddore Meloni e con la gentilezza del Sindaco Bussu, decine di indipendentisti provenienti da varie sigle si sono trovati uniti per discutere senza le rispettive dirigenze (benché invitate e consapevoli) di indipendentismo e di prospettive comuni.
Si tratta di un primo importante segnale di insofferenza verso inutili divisioni portate avanti da gruppi dirigenziali modesti al fine di frammentare ogni possibile energia in un momento storico in cui invece il bipolarismo di PD e PDL andrebbe controbilanciato con un capace progetto politico territoriale che siamo ancora ben lungi dal vedere. Ci aspettiamo altre iniziative in questa direzione.

Quasi 15 giorni dopo a Santa Cristina di Paulilatino (OR) invece il tema del dibattito era il seguente: “Sardegna – Statuto e Sovranità”.
Tutti gli avventori sono giunti alla conclusione che l’attuale carta autonoma del 1948 ha fallito, a partire da Pietro Soddu: 7 volte alla guida della Regione tra il 1972 ed il 1980, nonché per innumerevoli volte nel ruolo di consigliere ed assessore a vario titolo sotto legislature democristiane per poi essere eletto deputato dal 1983 al 1994. Pertanto, se c’è qualcuno che è stato testimone e corresponsabile di situazioni che hanno contribuito a consolidare l’isola come periferia di questa Repubblica, Soddu ne è tra i maggiori simboli per antonomasia.
Appare quindi alquanto singolare che solo oggi, dietro la carica di consigliere comunale di Benetutti (SS), Soddu prenda atto di quanto evidentemente giù sapeva nel corso dei suoi mandati in vece della collettività.
Di Renato Soru tutto si può dire, meno che non abbia rappresentato un punto dignitoso dell’esercizio autonomistico. Ma non sufficiente. E forse meno roseo di quanto si pensi, a giudicare dal mancato giudizio complessivo che aleggia sul suo operato e le ricadute sociali delle sue scelte (come giustamente ha fatto rilevare l’On. Maninchedda del PSD’AZ, a suo tempo partner in Progetto Sardegna).
D’altra parte, anche i punti di forza della sua Giunta, come la “salvacoste”, se osservati con la lente d’ingrandimento, appaiono del tutto inconsistenti rispetto a dei veri e propri scempi legalizzati come quello a pochi metri dal mare di Golfo Aranci (OT), nel quale si costruiva ieri e si costruisce oggi.
Da Renato Soru ci aspettiamo coerenza nei confronti della sua sensibilità verso la Sardegna, ma anche nei confronti di un PD che ha spregiudicatamente usato in vece di interessi esterni all’isola.
E per un momento anche Bustianu Cumpostu (SNI), nel rivolgere lo stesso appello di coerenza a Soru, si è scordato di essere stato strattonato via dalla Polizia al Porto Canale di Cagliari mentre nel 2008 tentava pacificamente di impedire l’approdo della nave carica di liquami napoletani con il benestare del fondatore di Tiscali e del “governo amico” di Prodi.
Sacrosanta la necessità di definire come “bene indisponibile” la Nazione Sarda da parte del leader di SNI: Un concetto che sancisce quanto nell’ottica di una ricontrattazione della carta regionale con lo Stato, lo status di Nazione non possa essere messo in discussione in alcun modo.
Anche i Rossomori (prodotto della scissione sardista pre-Cappellacci) possono essere una valida risorsa per l’isola. Ma è necessario eliminare gli attriti dovuti ad una libera scelta compiuta dal PSD’AZ nella quale non è più contemplata l’ipotesi di svolgere alleanze ideologiche ma programmatiche.
Il PSD’AZ dal canto suo, piuttosto, avrebbe dovuto rimandare la sua “mozione indipendentista” nel Consiglio Regionale a seguito dell’avvio di riforme propedeutiche (nel medio-lungo termine) a tale scopo, ma che ancora non si sono viste.
Soru si è così ritrovato ancora una volta a sedurre l’indipendentismo nella speranza di testare un potenziale appoggio per il suo impegno politico. Egli è conscio che la maggiorparte dei Sardi -nel presente- è tutto ma non indipendentista, così si finisce come al solito nell’esporre improbabili ricette dialettiche nelle quali si prospetterebbe “l’indipendenza della Sardegna all’interno delle istituzioni italiane”: Una maldestra formula nella quale si tenta di coniugare un’apertura all’indipendentismo “tout court” senza perdere di vista l’elettorato (non indipendentista) che comunque gli ha dato fiducia.
Peccato poi che da parte del centrosinistra Sardo si siano bollati gli elettori del centrodestra come “venduti” ed “irresponsabili”…Magari non si è avuta l’accortezza di capire che il prodotto della Giunta Soru non è stato unanimamente considerato valido dai Sardi.

Ma IRS?
Curiosa l’affermazione secondo la quale oggi non vi sarebbero le condizioni per un’alleanza tra partiti affini, soprattutto in ragione del fatto che proprio IRS con l’avvento del nuovo secolo ha inaugurato la trafila di divisioni nel tentativo NON di integrare altre proposte politiche similari, ma di sostituirle.
Eppure, a parte la denuncia del corrente Statuto Regionale, per il nuovo non si è capito molto, il discorso per questa sigla va esteso:
Se da un lato l’elezione di una donna come Ornella Demuru alla segreteria del movimento rappresenta una nuova conquista per tutto l’indipendentismo a cui guardiamo con favore, dall’altro, il leader Gavino Sale sarebbe orientato sulla volontà di aprire il movimento alle alleanze: Materia su cui invece buona parte della dirigenza (e la stessa neo-eletta alla segreteria) ha già espresso opinione negativa. In stretta continuità con il più classico ed obsoleto nazionalismo che non condividiamo: Si tratta di un nazionalismo elitario che, pur contemplando un passaggio graduale per il suo obiettivo, attacca le forze politiche che invece del vero gradualismo ne hanno fatto una strategia (certamente da potenziare).
Lo scontro diretto con l’avversario e le non-alleanze, unite all’antisardismo, rappresentano la peggior continuità con il vecchio indipendentismo ideologico sorto dagli anni ’60 ad oggi e che ancora non ha fatto i conti con l’autonomismo, ovvero senza ragionare sulla natura centralista della carta statutaria regionale del ’48.
Si tratta proprio dell’equivoco seguito in Sardegna alla drammatica divisione tra autonomismo ed indipendentismo. In 60 anni probabilmente abbiamo chiamato autonomismo qualcosa che non lo è perché di fatto è centralismo. In ragione di questo equivoco (a cui si è dato spago per diverse ragioni politiche), gli indipendentisti hanno finito per creare un feticcio da attaccare, ma attaccando così contemporaneamente anche un percorso progressivo di conquista della sovranità.
Il vecchio nazionalismo di IRS, dall’alto della sua presunta “purezza teorica”, si reputa “avanti” a tutti gli altri proprio in ragione di questo suo percorso all’insegna di una cieca rincorsa dei suoi obiettivi, ma nei fatti senza apportare alcuna modifica strutturale (quindi legislativa) alle istituzioni dell’isola; senza intervenire sulle riforme da fare nella scuola e nella Pubblica Amministrazione circa la nostra identità (tra cui storia e lingua); ed impedendo di fatto il decollo di un robusto progetto politico che solo con minor frammentazione di sigle territoriali (rispetto al triste panorama politico attuale) potrebbe risultare incisivo nei numeri di un eventuale Consiglio Regionale: Proprio per orientarne l’agenda delle riforme che l’isola attende.
Insomma, se non si governa, si diventa i più grandi alleati dello status quo. Si diventa non solo “amici” del centralismo, ma persino “guardiani” della rissa e della polemica costante su futili motivi. I fatti a sostegno della nostra tesi?
In 60 anni di “Autonomia”, anzi, di centralismo, nessuno ha mai applicato una vera Autonomia, né ha fatto le riforme idonee a tutelare l’identità, l’economia ed il territorio. Ancora meno inquadrando in tale prospettiva la necessità di vedere -ma poi sarà sempre e solo il Popolo a deciderlo- l’autonomia come un mezzo e non come un fine (per l’indipendentismo).

Nel corso delle Regionali 1999, complice la crisi della sinistra italiana, “Sa Mesa Sardos Liberos” Indipendentista raggiunse i 45.207 voti (al primo turno, su lista regionale), pari al 5,8% (con vecchia legge elettorale) – Fonte: Consiglio Regionale della Sardegna. Evidentemente l’unità ha avuto un senso, benché si trattasse di un progetto politico ancora da modificare e riformare su diversi elementi.
Alle Regionali 2004 debuttava invece “Progetto Sardegna” di Renato Soru, il cui iniziale ottimismo unito ad una buona dose di pragmatismo, aveva vanamente indotto parecchi vecchi elettori indipendentisti ad abbandonare la fortemente ideologizzata ed utopica “purezza indipendentista”. Altri ancora si rivolsero all’ampio panorama di sigle sardiste comunque presente.
Ricordiamo che pochi anni prima vi era stata la scissione all’interno di Sardigna Natzione che aveva generato una fotocopia chiamata IRS (e che poi si evolverà come ben conosciamo).
In sostanza, IRS su lista regionale e nella persona del suo candidato Gavino Sale prese l’1,9% di voti, pari a 18.638 unità.
“Sardigna Libera” (PSD’AZ e SNI) invece, benché forte di 36.720 voti (3,6%), non ottenne un seggio. Una coalizione all’epoca non riformata e scarsamente credibile sul piano della proposta politica.
Alle Regionali 2009 (dati di 1810 sezioni su 1812), con nuova legge elettorale, IRS come lista ha guadagnato il 2,07%, pari a 17.141 voti. Mentre la lista per il candidato Presidente (con un Sale che ha raccolto anche voti di anti-Soriani e socialisti delusi di Peppino Balia) ha guadagnato il 3,06%, pari a 29.640 voti.
Se consideriamo come politicamente utile il dato di Lista, come indicatore necessario per l’elezione di almeno un consigliere regionale (dando per scontata l’impossibilità di eleggere il candidato Presidente), scorgiamo tutta l’inconsistenza a cui è andata incontro la politica indipendentista nell’ultimo decennio: Il bacino di voti è più o meno il medesimo del passato, ad un ricambio generazionale di sostenitori non è seguito un recupero di vecchi elettori ed ancora
meno si è saputo intaccare l’elettorato dei grandi partiti.
La frammentazione politica è aumentata, mentre invece il bipolarismo italiano si è rafforzato (con la nascita di PD e PDL).
Nonostante tutto, la Pubblica Opinione (in quella parte attenta alle questioni identitarie e territoriali) continua a cercare un progetto politico unitario e graduale che ancora non si materializza. Non necessariamente indipendentista, ma potenzialmente tale nel lungo termine.
Altro aspetto grave è che persino le mutate condizioni sociali ed economiche del nuovo millennio (considerando anche l’avvento del web come strumento di propaganda politica) non hanno invertito in positivo il trend di una classe dirigente indipendentista che ripete (quasi come in una dinastia monarchica) gli errori del passato nel presente.
Il prezzo lo abbiamo tutti davanti agli occhi.
E quasi 10 anni sono un termine più che sufficiente per giudicare come tramontata anche l’ennesima proposta politica copiata da infelici esperienze precedenti.
Sollecitiamo gli amici di IRS ad un drastico cambio di rotta e speriamo in un avvicinamento con la Confederazione Sindacale Sarda. Un interlocutore con cui l’indipendentismo deve potenziare i rapporti.

Il dialogo è dunque la pista su cui insistere per ridurre la frammentazione politica; per abbattere la deleteria divisione ideologica (sia tra le destra che la sinistra), ma soprattutto tra l’indipendentismo e l’autonomismo (i quali dovrebbero avere il medesimo percorso e potrebbero aprire una prima fase per una stagione di riforme istituzionali condivise).
Il dialogo è sempre utile, purché in esso non si riversi la solita retorica immatura ed improduttiva di soggetti che non hanno mai voluto soppesare le proprie responsabilità per i fallimenti elettorali ed il senso della loro “strategia” nel nostro contesto.

Grazie per la cortese attenzione.

Nota 09-02-10 dell’On. Piergiorgio Massidda sull’incontro di Santa Cristina: Vedere PDF

Di Corda M. e B. Adriano.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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    6 Commenti

    • Je croyais que le peuple indépendantiste sarde utilisât la langue sarde pour communiquer!! (voir le peuple Basque ) y autres
      dommage!!!!

    • Salut Flaviu. Nous avons dècidè de utiliser la langue italienne, parce que c’est plus facile la comprension pour le peuple de la Sardaigne.

      C’est tres difficile communiquer avec la langue Sarde, parce que il y a des different variantes dans la même language.

      La langue Sarde c’est constitué de les suivants variants :
      Le logoudorien ou logoudorais (logudorese):
      * le logoudorien commun, reconnu souvent comme le sarde littéraire parlé dans la région de Logudoro
      * le logoudorien central ou Nuorais (Nugoresu), parlé dans la région de la Barbagia, dans la province de Nuoro

      Le campidanien ou campidanais (campidanese)parlé dans la partie sud de l’île, à la fois plus influencé par l’italien et typologiquement plus proche des parlers italiens méridionaux. Il comprend :
      # l’arborais, autour de la ville d’Oristano
      # le cagliaritain (casteddaiu), autour de la ville de Cagliari
      # l’ogliastrais dans la zone centre-orientale
      # l’ iglesientais dans la zone sud-occidentale .
      Dialectes:
      le gallurais en face des bouches de Bonifacio
      le sassarese (ou sassarais) dans les environs de Sassari.
      # au nord-ouest, dans la ville d’Alghero (Alguer en catalan), persiste le catalan, sous la forme archaïque dialectale de l’alguérois
      # au sud-ouest, dans les îles de San Pietro et de Sant’Antioco subsiste le dialecte ligure tabarquin, proche du génois, parlé dans les villes de Carloforte et Calasetta.

      Notres meilleurs salutations.

    • Dal sito della scrittrice Michela Murgia: http://michelamurgia.altervista.org/content/view/428/2/ Tra i commenti, Onnis di ìRS, in replica ad un interlocutore afferma: “Contrariamente a quanto si continua a ripetere, non abbiamo nessun bisogno di difendere o tutelare una nostra presunta identità codificata e stabilita una volta per tutte. Caso mai è l’insistenza stessa su questo tasto a fare velo su tutt’altre questioni ben più pressanti e decisive.

      Se bastasse la pillola rossa di Matrix io sarei anche contento, ma credo che le cose non stiano così.
      Che poi sia necessario conoscere la nostra storia e, ancor prima, maturare la coscienza che ne abbiamo una, sono il primo a sostenerlo.

      Ma non è la condizione necessaria e sufficiente. E lo è ancor meno se per storia intendiamo quello strano mix di mitologia spicciola e pseudo-ricerca che affolla le nostre librerie, per colmare la lacuna abissale lasciata dall’assenza di una storiografia nazionale rigorosa e scientificamente onesta.”

      Replica di Bomboi Adriano:

      “Secondo le scienze sociali, l’identità sarebbe il modo con cui un individuo proietta la coscienza di sè all’interno dei gruppi sociali (tra questi, vi è la Nazione). Nelle parole di Omar Onnis trovo che si lamenta con l’interlocutore del fatto che non ci sia una seria storia natzionale (attribuendo quindi l’etichettatura nazionale alla storia Sarda) e questo diventa dunque una forma di nazionalismo: Ritenere infatti la storia del proprio territorio come funzionale ad un iter storiografico politico-omogeneo e riversarne il tutto in una dimensione politica votata alla sovranità è nazionalismo. L’identità quindi non è solo un’archetipo di indefinita cultura e linguaggi, ma anche la storia stessa, nel momento in cui -appunto- la si inquadra come parte integrante del proprio percorso politico (vedere il caso dell’albero giudicale)….tutto ciò mi porta a chiedermi cosa diavolo sia questo sedicente ‘non-nazionalismo’ che nel forum di IRS (ad esempio) sarebbe in antitesi ad un presunto nazionalismo esclusivamente violento (di cui oggi non c’è più traccia nè in Europa, tantomeno in Sardegna). Ci vuole coraggio insomma…soprattutto nel presentare il nazionalismo ‘in arrejonada politica e culturale’ come solo negativo. Secondo me c’è molta confusione in giro….Magari volontaria….Ovviamente non condivido completamente questa variante del nazionalismo prodotta da IRS.”

    • [...] 2010 viviamo in un periodo storico nel quale la Fondazione Sardinia appare in competizione col vecchio Comitato per la nuova “Carta de Logu” nella riscrittura dello Statuto Sardo [...]

    • L’invito di Doddore Meloni, così come decine di altri articoli, sono magicamente scomparsi..

      http://www.sardegnaeliberta.it/?p=2301

    • W LA SARDEGNA GOVERNATA DAL POPOLO SARDO…
      PENSANDOCI BENE ITALIA SAREBBE POVERISSIMA, ARRIVANO FINANZIAMENTI EUROPEI
      LO STAO NON LI MANDA ALA SARDEGNA.. LI PRENDONO TUTTI I MILANESI.. DEL CARROCCIO BOSSI… CHE SPUTTANA ROMA GUIDICANDOLA LADRONA…
      MENTRE LUI SAREBBE LADROE MEZZO, .. TANTO DI PIU’ DI QUELLO DI ROMA.
      .
      DUNQUE LA SARDEGNA GOVERNATA DALLA REGIONE DI CAGLIARI STAREBBE MOLTO MEGLIO… ALMENO I FINANZIAMENTI ARRIVANO DIRETAMENTE IN SARDEGNA, .. NON COME FANNO ADESSO CHE SONO GESTITI D’ALLITALIA… CHE DURANTE IL VIAGGIO SI PEDONO, ANDANDO NELLE REGIONI DEL MILANESE… DOVE C’è BOSSI, … OSSERVA CHE GLI AGRICOLTORI LI NON SI SENTONO GRIDARE COME GRIDANO IN SARDEGNA…
      ECCO PERCHè SERVIREBBE L’INDIPENDENZA, PER AVERE CONTATI DIRETTI CON LORO ALMENO I FINANZIAMENTI ARRRIVERANNO PUNTUALI…
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      FIGURATEVI CHE IL BIOLOGICO GENERALMENTE VA LIQUIDATO OGNI HANNO DALLA COMUNITà EUROPEA, … MENTRE ADESSO SONO TRASCORSI GIà TRE ANNI, MA NON SONO ANCORA ARRIVATI I SOLDI AGLI AGRICOLTORI… (dove sono andati a finire ???)

      TUTTO PERCHè ABBIAMO UN CAPPELLACCI PRESIDENTE DELLA REGIONE SARDEGNA (CA) CHE NON SERVE UNU CA*ZU…
      IN QUANTO PORTATO DAL CAVALIERE BERLUSCONI…. CHE LUI NON CAPIVA UN CA**O DI AGRICOLTURA DELLA SARDEGNA….
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      Ciao buona serata Benito

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